Giorgos Seferis: differenze tra le versioni

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*''Io guardo il [[fiume]] | crespe leggere passano sotto il sole malato | nient'altro, il fiume aspetta; | abbi pietà di quanti aspettano.''<ref>Da ''Note per una settimana'', p. 19.</ref>
*''Meravigliosamente ti ridà forza | il parlare coi [[morti]] | quando incapaci d'infonderne | sono i rimasti in vita.''<ref>Da ''Su un verso straniero''; citato in Ceronetti, p. 33.</ref>
*''Ora che ozioso sto seduto e medito, | poche lune rimaste nella mente | mi sono: isole, tardi, alla calante, | del color di Madonna Addolorata, | od in città del nord chiari di luna | che su strade in tumulto, sopra fiumi | e membra umane effondono un torpore | greve. || Eppure qui, iersera, in questo nostro | ultimo approdo,''<ref>Seferis seguì il governo greco in esilio.</ref> ''dove noi si aspetta | che l'ora del ritorno nostro spunti, | – come un antico debito, moneta | che per anni è rimasta nello scrigno | d'un avaro, e il momento ora è venuto | del pagamento, e s'odono monete | cadere giù sul tavolo – || ecco in questo | villaggio del Tirreno, dietro al mare | di [[Salerno]], di là dai porti del | ritorno, sull'estremo lembo d'una | bora d'autunno, scavalcò la luna | le nuvole, e le case sulla costa | dirimpetto si son fatte di smalto. | Silenzii amati della Luna...'' ''| Cava dei Tirreni, ottobre 1944.''.<ref>Da ''Ultima sosta''; citato in Bruno Lavagnini, ''La letteratura neoellenica'', Sansoni/Accademia, Firenze/Milano, 1969, p. 218. La traduzione del passo citato è di Bruno Lavagnini. {{cfr}} ''La letteratura neoellenica'', p. 12.</ref>
*''Poco ne so, delle [[casa|case]]: di qualcosa | come loro allegria loro dolore, | talvolta, se mi fermo, mi ricordo.'' | [...] | ''Sai come sono, le case: se le denudi, | subito s'irrigidiscono.''<ref>Da ''La casa vicino al mare''; citato in Ceronetti, p. 9.</ref>