Vittorio Imbriani: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Vittorio Imbriani==
*E se almeno sapessero il greco!... Ma per lo più conoscono il linguaggio di Platone e d'Epicuro come quel bergamasco impostore che spacciava d'averlo imparato ne' suoi viaggi, probabilmente immaginari. Ma fatecene sentire qualche frase, insisteva certa gente dabbene. Ed egli: Μύ μελαρρύδω δέ στυμιγχιών. E quei minchioni: Oh com'è dolce, com'è grazioso il greco! Che bella lingua davvero! (da ''Giovanni Berchet ed il romanticismo italiano'', in "Nuova Antologia", vol. VIII, 1868, p. 278)
*{{NDR|Il [[Barocco]]}} I difetti del secolo, ripeto, furono difetti [[Napoli|napoletaneschi]], difetti di un popolo che ha più immaginazione che fantasia, più acume ed arguzia che sentimento e passione, il quale rimane con la testa fredda in mezzo agli impeti più selvaggi ed arzigogola e sofistica anche quando sragiona. (da ''Il gran Basile'', Giorn. Napol. di Fil. e Lett., Sc. Mor. e Pol., Vol. I e II, Napoli, 1875-76; Vol. II, p. 448''; <ref>Citato in ''I classici italiani nella storia della critica'', opera diretta da [[Walter Binni]], vol. I, ''da [[Dante Alighieri|Dante]] a [[Giovan Battista Marino|Marino]]'', La Nuova Italia, Firenze, 1974, p. 679. </ref>)
*S'era nell'agosto; ed in Iscaricabarilopoli, città moscosissima, nessuno rimembrava di aver mai visto negli agosti precedenti tanta copia di [[Mosca (zoologia)|mosche]], tal quantità di mosconi, tanti stuoli di moscerini, tali turbe di mosconcini, tal novero di mosconacci, tal moltitudine di mosconcelli, tanta folla di moschette, tanta adunanza di moscini, tanto popolo di moschettone, tanta frequenza di moscherelli, tanto spesseggiar di moscherini, tanto concorso di moschini, tanto esercito di mosciolini e tanta folta di moscioni. Scaricabarilopoli era tutta un moscaio. I signori salariavano persone apposta per moscare con gli scacciamosche, le ventole, le roste, i ventagli, i paramosche: per ogni stanza si tenevan tre o quattro piattelli con carta moschicida, cinque o sei acchiappamosche prussiani; ed il suolo era bruno per gl'innumerevoli cadaveri moscherecci. Ma non pareva, che quello sterminio le diminuisse: e le moscaiuole e i guardavivande non bastavano a riparare i cibi e le provviste. La povera gente pappava mosche in ogni pietanza. Anzi, il dottissimo Dummkopf, professore a Gottinga, nella ''Filosofia e Storia comparata della culinaria e della gastronomia'', volume quarto, capitolo sessagesimoquinto, pagina seicentonovantotto della settima edizione, annotata dall'egregio Zeitverlust, racconta, che, abituandovisi, le trovarono finalmente gustose; e che gli Scaricabarilesi son tuttora moschivori ed educano ed ingrassano apposta in certi loro moschili sciami, o gregge di insetti. Cosa, della quale non può dubitarsi, vedendola affermata da due tali rappresentanti della scienza tedesca! (da ''Mastr'Impicca'')
*{{NDR|su [[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]}} Uomo scandalosissimo [...] Scrive, come un cane, in francese ed in italiano, articolesse, libelli, romanzacci, indecenti sotto ogni aspetto, e storie, anche più indecenti. (citato in Alessandro Poerio, Vittorio Imbriani, ''Alessandro Poerio a Venezia: lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani'', Morano, 1884 p. 430)