Massimo Fini: differenze tra le versioni

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*Lo scrittore [[Aldo Busi]], sicuramente uno dei romanzieri più talentosi di questo dopoguerra, è stato bocciato all'esame di giornalismo. Non credo che ci sia da scandalizzarsi né che Busi debba prendersela più di tanto. A prescindere infatti dalla validità di un esame come quello di giornalista, c'è il fatto che giornalismo e letteratura sono due attività solo apparentemente affini.<ref>Da ''[http://www.massimofini.it/1990/bocciare-busi-non-e-uno-scandalo Bocciare Busi non è uno scandalo]'', ''massimofini.it'', archivio 1990.</ref>
*Ma il problema non sono gli americani e chi li comanda. Siamo noi europei. È da quel dì, dal crollo dell'Unione Sovietica, che avremmo dovuto capire che gli Stati Uniti erano diventati, da alleati obbligati, degli avversari se non proprio dei nemici. Noi europei non abbiamo alcun interesse a seguire gli Stati Uniti nella loro politica soppressiva nei confronti del mondo arabo-musulmano, se non altro perché lo abbiamo sull'uscio di casa e non a diecimila chilometri di distanza. E in economia sono stati gli americani, inseguendo il demenziale sogno di ipotecare il futuro fino ad epoche siderali, a provocare una crisi devastante che hanno poi scaricato sull'Europa permettendosi anche di colpevolizzarla per una crisi che da loro è partita e di affossarla ulteriormente a colpi di previsioni negative delle loro agenzie di rating. Per gli americani noi siamo stati sempre degli "utili idioti" da usare a loro piacimento.<ref>Da ''Tra Obama e Romney preferivo Sandy'', ''Il Fatto Quotidiano'', 10 novembre 2012; consultabile su ''[http://www.massimofini.it/2012/tra-obama-e-romney-preferivo-sandy Massimofini.it]''.</ref>
*Massimo Fini rende onore al Mullah [[Mohammed Omar]], combattente, giovanissimo, contro gli invasori sovietici, perdendo un occhio in battaglia, combattente, vittorioso, contro i criminali signori della guerra che avevano fatto dell'[[Afghanistan]] terra di abusi, di soprusi, di assassinii, di stupri, di taglieggiamenti e di ogni sorta di violenze sulla povera gente, riportandovi l'ordine e la legge, sia pure una dura legge, la Sharia, peraltro non estranea, almeno nella vastissima area rurale, ai sentimenti e alle tradizioni della popolazione di quel paese, infine leader indiscusso per quattordici anni della resistenza contro gli ancor più arroganti e moralmente devastanti occupanti occidentali. Che Allah ti abbia sempre in gloria, Omar.<ref name=Mullah>Citato in ''Il necrologio sul Mullah censurato dal Corriere'', ''il Fatto Quotidiano'', 1°º agosto 2015; consultabile su ''[http://www.massimofini.it/articoli/il-necrologio-sul-mullah-censurato-dal-corriere Massimofini.it]''</ref>
*[[Milena Gabanelli]] sostiene che "la gente comune non ha necessità di più di una cinquantina di euro alla settimana". Ma dove vive, in un monastero? Una buona bottiglia di vino e un pacchetto di sigarette fan già 15 euro al giorno. Il moralismo della sinistra è insopportabile. E ora capisco perché tanti, senza per questo essere dei lestofanti, votavano Berlusconi. Perché Berlusconi difendendo la sua libertà criminaloide difendeva anche, per estensione, la libertà di tutti dallo strapotere dello Stato. Aridatece subito il Cainano.<ref>Da ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/26/la-tracciabilit-del-moralismo/173243/ La tracciabilità del moralismo]'', ''Il Fatto Quotidiano'', 26 novembre 2011.</ref>
*[[Aldo Moro|Moro]] non è il santino immaginario della interessata iconografia ufficiale. [...] Moro è quello che vien fuori dalle sue lettere, quelle lettere che scrisse quando era prigioniero delle Br e che sono quanto di più penoso ed umiliante sia mai uscito da una prigione. Lo «statista insigne» che, al momento del dunque, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato ed i suoi organismi come un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito ed i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto. L'uomo che chiede pietà per sé ma, in novanta lettere, non ha una parola per gli uomini della sua scorta, morti ammazzati per lui e, anzi, l'unico accenno che ne fa è gelidamente burocratico per definirli «amministrativamente non all'altezza». Il politico che conferma la tradizione della classe dirigente italiana pronta a chiedere tutto, anche la vita, agli umili, ma mai disposta, le poche volte che capita, a pagare di persona (si pensi a [[Benito Mussolini|Mussolini]] in fuga sotto un pastrano tedesco, al modo con cui il re e [[Pietro Badoglio|Badoglio]] abbandonano Roma). Dire queste cose d'un uomo che è morto come è morto Moro può apparire, anzi è, crudele. Ma è la verità. E poiché ho scritto queste cose quando Moro era ancora vivo («Statista insigne o pover'uomo?». Il Lavoro 4 aprile 1978) non ho alcuna remora a ripeterle ora che è morto e che altri tasselli vengono a completarne la figura.<ref>Da ''[http://www.massimofini.it/1986/blog/pagina-2 E questo era lo «statista insigne»?]'', ''Massimofini.it'', archivio 1986.</ref>
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*Quando nei talk show televisivi e radiofonici, finché ci sono andato, dicevo che nella prima guerra del Golfo le "bombe intelligenti" e i "missili chirurgici" avevano ucciso 32.195 bambini iracheni, che non sono meno bambini dei nostri, mi apettavo una reazione da parte dei miei interlocutori, che mi dicessero che era una provocazione, che mentivo, che non era vero, che non poteva essere vero. Ma questo non lo potevano fare perché sono dati del Pentagono e quindi al di sopra di ogni sospetto. Mi attendevo allora grida di sdegno, di raccapriccio, di orrore. E invece niente. Silenzio. Si glissava e si passava rapidamente a parlare di Berlusconi, di Rutelli, di Fini, di Follini, di Prodi o di altre nullita' della politica e della vita. Non credo si tratti sempre di indifferenza. È anche passività.<ref>Da ''Massimo Fini è Cyrano'', Marsilio, 2005.</ref>
*Quello che dico ai ragazzi quando, dopo una lezione sul giornalismo tenuta all'università, nei licei, nelle scuole specializzate, mi si affollano attorno e mi chiedono come si fa a entrare nel nostro mestiere: assassinate un commissario di polizia e diventerete "opinion maker" senza dovervi sobbarcare la fastidiosa fatica di trent'anni di tirocinio e di lavoro.<ref>Da ''La missione di Oriana: americanizzare tutti'', ''Il Gazzettino'', 9 aprile 2004.</ref>
*Recentemente sono stato insignito del Premio Montanelli alla carriera che dovrebbe essermi consegnato a ottobre a Fucecchio, a meno che nel frattempo non mi sia revocato per indegnità, sempre in nome della libertà di informazione. Sono certo che il vecchio [[Indro Montanelli|Indro]] non avrebbe condiviso nemmeno un fonema del mio necrologio sul Mullah {{NDR|Omar}}, ma sono altrettanto certo che non si sarebbe mai sognato di bloccarlo. Caso mai ci avrebbe riso su, considerandolo una provocazione, anche se provocazione non era. Perché Montanelli era un vero liberale. Quando i liberali esistevano ancora.<ref name="Mullah">Da ''Il Fatto Quotidiano'', 1º agosto 2015.</ref>
*Se c'è una generazione mediocre e fasulla, la peggiore sicuramente del dopoguerra, è quella del [[Sessantotto|'68]]... Erano partiti per combattere un conformismo ripugnante e ne crearono subito uno ancor più soffocante. Perfino nel vestire. Se prima in università era d'obbligo la giacca e la cravatta poi lo divenne l'eskimo. E per chi non ci stava c'era la spranga... Facevano la rivoluzione purché le conseguenze ricadessero solo sulla testa degli altri. Andrea Casalegno, altro Lc, si accorse che il terrorismo non era una cosa buona solo quando i brigatisti rossi uccisero suo padre Carlo, vicedirettore della Stampa. <ref>Citato in ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1996/luglio/29/Casalegno_Errori_niente_terrorismo_Maiolo_co_0_9607297408.shtml Casalegno: "Errori, ma niente terrorismo" . Maiolo: "Si', la lobby esiste"]'', ''Corriere della sera'', 29 luglio 1996.</ref>
*Se fosse nato in un altro Paese [[Giulio Andreotti]] sarebbe stato un grande statista. In Italia ha potuto esserlo solo a metà, dovendo impegnare l'altra metà negli intrighi, spesso loschi, che caratterizzano la vita politica italiana. Ma nell'ora della tua morte noi ti salutiamo 'divo Giulio' con rimpianto. Con te se ne va una lunga stagione della politica italiana e, visto quello che è venuto dopo, non certo la peggiore. Se esiste quel Dio in cui tu credevi, andando prestissimo ogni mattina alla Messa, ti sarà sicuramente benevolo.<ref>Citato in ''[http://www.massimofini.it/articoli/in-morte-di-andreotti In morte di Andreotti]'', massimofini.it, 7 maggio 2013.</ref>