Vintilă Horia: differenze tra le versioni

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==''Dio è nato in esilio''==
*Si vive seguendo una strada in salita, si arriva a un punto culminante e si comincia a discendere, traversando a ritroso tutti i misteri che si erano traversati nel salire. La morte, così, non è che un ritorno; o come dice [[Pitagora]], il cammino verso un'altra nascita. (da ''Anno primo'', p. 26)
*Ogni uomo che invecchia, deve avere di queste orribili visioni che lo staccano dalla illusione quotidiana e gli fanno vedere la inutilità di tutto quello che ha fatto, di tutto quello che egli è stato, ma l'immenso ingranaggio della menzogna quotidiana, la famiglia, la ricchezza, la casa, gli amici, il paesaggio nativo, sono là per riprenderlo, per riportarlo all'inizio di una nuova illusione. Siamo fatti così di piccole eternità che ci guidano alla morte, tra le orribili radure di quei momenti sinceri che finirebbero per ucciderci più presto se si avesse il coraggio di prolungarli. (da ''Anno secondo'', p. 35)
*[...] La parola di [[pace]]! La cercheremo ancora per molto tempo. Non la si inventa. Gli uomini la troveranno, un giorno, come uno strano fiore sul ciglio della strada. [Ma il tempo non è maturo, per questa gioia. Migliaia di poeti nasceranno e moriranno sulla terra, glorificati nelle loro lingue inintellegibili l'una per l'altra. E anche se si trovasse oggi, questa parola di pace, ci vorrebbero secoli perché divenisse un bene comune a tutti gli uomini, che fosse per tutti intellegibile.] Non è facile coglierne il senso, soprattutto quando le armi che portiamo fanno riecheggiare il loro acuto appello in fondo al nostro cuore. Spiegare il vero senso di questa parola non è il compito del poeta? (da ''Anno secondo'', p. 53)
*La terra e il mare e forse anche il cielo, nascondono molti [[segreto|segreti]]. Del resto anche l'uomo. Come quelle acque senza fondo, dove le nostre reti non arrivano, noi serbiamo in noi stessi segreti splendidi e terribili. (da ''Anno terzo'', p. 64)
*È possibile che un dio muoia? Un dio fra tanti altri, perché non si ritrarrebbe davanti alla stanca adorazione degli uomini? Gli dèi muoiono coi loro ultimi fedeli. Nuovi dèi nascono probabilmente fra noi, senza che noi ce ne accorgiamo. Essi non attendono che un nome per farsi adorare. (da ''Anno quarto'', p. 84)
*Faccio parte dei vincitori vinti. Augusto mi ha esiliato per farmi soffrire e ho sofferto. Ma adesso so che Roma, quella Roma che al principio della mia sofferenza era la meta di tutti i miei pensieri, non si trova al crocevia di tutte le vie terrene, ma in altra parte, a capo di un'altra via. E so che Dio è nato, anche Lui, in esilio. (da ''Anno sesto'', p. 162)