Diogene Laerzio: differenze tra le versioni

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*Diceva {{NDR|[[Diogene di Sinope]]}} d'imitare gli istruttori dei cori: questi infatti danno il tono più alto, perché tutti gli altri diano il tono giusto. (VI, 35; 2009, p. 216)
*Diceva {{NDR|[[Diogene di Sinope]]}} che oggetti di gran valore si vendono a minimo prezzo, e viceversa: così una [[statua]] è venduta per tremila dracme, un quarto di [[farina]] per due centesimi. (VI, 35; 2009, p. 216)
*Una volta {{NDR|[[Diogene di Sinope]]}} vide un fanciullo che beveva nel cavo delle mani e gettò via dalla bisaccia la ciotola, dicendo: «Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità». Buttò via anche il catino, perché pure vide un fanciullo che, rotto il piatto, pose le lenticchie nella pateparte cava di un pezzo di pane. (VI, 37; 2009, p. 216)
*Mentre una volta prendeva il sole nel Craneo, [[Alessandro Magno|Alessandro]] sopraggiunto disse: «Chiedimi quel che vuoi». E [[Diogene di Sinope|Diogene]], di rimando: «Lasciami il mio sole». (VI, 38; 2009, p. 217)
*A [[Megara (Attica)|Megara]] {{NDR|[[Diogene di Sinope]]}} vide le pecore protette da pelli di cuoio e i figli dei Megaresi nudi, e soggiunse: «È meglio essere montone che figlio di un Megarese». (VI, 41; 2009, p. 218)