Marco Tardelli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sistemo
Riga 1:
[[File:Marco Tardelli 1975.jpg|thumb|Marco Tardelli, 1975]]
 
'''Marco Tardelli''' (1954 – vivente), ex calciatore e allenatore di calcio italiano.
 
== Citazioni di Marco Tardelli ==
{{cronologico}}
 
* E con la maglia bianconera realizzai finalmente i miei sogni, una soddisfazione che non è possibile esprimere a parole. D'altronde, degli scudetti vinti con la [[Juve]] e della mia stupenda esperienza in azzurro saprai già tutto, spero solo che tutto questo possa continuare a lungo. Perché Tardelli, che qualche anno fa giocava a fianco di Palla nel Pisa e non era nessuno, oggi gioca con [[Giancarlo Antognoni|Antognoni]] in Nazionale e, stando almeno a Bearzot, è uno dei migliori undici atleti d'[[Italia]]. Se torno indietro col pensiero, quasi non ci credo.<ref>Da un'intervista alla vigilia degli Europei, maggio 1980; citato in ''[http://www.storiedicalcio.altervista.org/tardelli.html Marco Tardelli: Schizzo-capolavoro]'', ''Storiedicalcio.altervista.org''.</ref>
 
* {{NDR|Su [[Gaetano Scirea]]}} Era uno dei giocatori più forti del mondo, ma era troppo umile per dirlo o anche solo per pensarlo. Il suo essere silenzioso e riservato forse gli toglieva qualcosa in termini di visibilità, ma certamente gli faceva guadagnare la stima, il rispetto e l'amicizia di tutti, juventini e non. Questo non significa che fosse un debole o che non avesse niente da dire: al contrario, era dotato di una grande forza interiore e sapeva parlare anche con i suoi silenzi. Io e lui avevamo caratteri completamente opposti, ma stavamo bene insieme. Una volta venne a trovarmi al mare e giocammo insieme a nascondino. Una cosa strana per dei professionisti di serie A, invece faceva parte del nostro modo di stare insieme e di divertirci in maniera semplice. Nel calcio d'oggi credo che si sarebbe trovato un po' spaesato, ma solo a livello personale. Calcisticamente era uno molto competente e avrebbe saputo rendersi anche autorevole. Diciamo che personaggi con il suo carattere, al giorno d'oggi, nel mondo del calcio non ce ne sono più.<ref>Citato in [https://archive.is/F39FJ ''Scirea, il ricordo dei suoi ex compagni''], ''Juventus.com'', 2 settembre 2009.</ref>
 
{{Int|''[http://www.ilgiornale.it/news/mi-vergogno-aver-giocato-all-heysel.html «Mi vergogno di aver giocato all’'Heysel»]''|Dalla trasmissione televisiva ''Heysel - La finale maledetta'', ''La storia siamo noi'', Rai 2; citato in ''IlgiornaleilGiornale.it'', 26 maggio 2005}}
* All'Heysel era impossibile rifiutarsi di giocare. Quando è stato deciso di scendere in campo non ci potevamo tirare indietro, e poi non conoscevamo bene quanto era avvenuto. Delle dimensioni della [[Strage dell'Heysel|tragedia]] sono stato avvertito il giorno dopo quando, partendo con la nazionale per andare in Messico, sull'’aereo ho potuto leggere i giornali.
* È vero che c'erano dei giocatori che avevano già fatto la doccia, come [[Michel Platini|Platini]] e qualcun altro. Nessuno aveva voglia di giocarla, quella partita: era abbastanza normale, però bisognava scendere in campo. Non si poteva non giocare quando qualcuno ha detto che la partita era valida, era anche irrispettoso verso i nostri tifosi.
* Noi ci siamo sempre pentiti. Non ho mai sentito la coppa dei campioni di Bruxelles come una vittoria, è stata la sconfitta per tutto il mondo del calcio e per tutto il mondo sportivo e non solo sportivo.
* Non dovevamo andare a festeggiare la vittoria sotto la curva, l'abbiamo fatto e sinceramente in questo momento chiedo scusa. l tifosi ci hanno chiamato e siamo andati. In quel momento sembrava giusto festeggiare ma, anche se noi allora non conoscevamo la portata della tragedia, in questo momento mi sento in dovere di chiedere scusa.
 
{{Int|==''Tutto o niente - La mia storia''|Marco Tardelli e Sara Tardelli, Milano, Mondadori, 2016}}==
* In Argentina, i [[Campionato mondiale di calcio|Mondiali]] {{NDR|del 1978}} dovevano immortalare l'immagine di un popolo felice e ordinato e di un'organizzazione efficiente. Insomma, erano uno spot per la dittatura militare di Jorge Rafael Videla. Da calciatore ho girato il mondo in lungo e in largo, ma avevo poco tempo per comprenderlo davvero. Noi vivevamo in una bolla, in una gabbia dorata ben separata dalla realtà. Io, in quel periodo, pensavo solo al calcio, al Mondiale. Poi, un giorno, mentre andavo all'allenamento, ho incrociato lo sguardo di un uomo con un bambino sulle spalle, forse erano padre e figlio: la folla intorno a loro si sbracciava per salutarci, per avere un autografo. Loro, invece, erano fermi, composti. Non ho mai dimenticato la tristezza di quegli occhi. È stata quella l'unica volta che in Argentina ho percepito il dolore della gente. (cap. ''Urlare'', p. 10)
* Durante le vacanze scolastiche avevo iniziato a lavorare con i miei fratelli come cameriere nei ristoranti degli alberghi. Ero un disastro, anche se m'impegnavo. [...] I miei primi Mondiali li ho visti a spizzichi e bocconi dal televisiore nel retro dell'hotel Duomo. Avevo 16 anni ed era il 1970. La partita [[Partita del secolo|Italia-Germania]] l'ho guardata lì. Tra un'ordinazione e l'altra correvo a vederla. Per essere onesto, quella notte del 17 giungo ho fatto di tutto per lavorare il meno possibile: ero ipnotizzato davanti allo schermo. [...] Che emozione i supplementari! [...] Più che una partita, sembrava di guardare un film. Un susseguirsi di emozioni ingestibile tra un'ordinazione e l'altra! [...] Dopo quell'Italia-Germania 4 a 3, ho avuto la certezza matematica che a me proprio non piaceva fare il cameriere. Volevo giocare a calcio, sentivo che la mia vita doveva essere altrove. (cap. ''Sognare'', pp. 31-32)
* Nell'estate del 1976 ci furono dei cambiamenti importanti {{NDR|alla Juventus}}. [...] Durante il ritiro a Villar Perosa dovevo discutere il mio contratto con il presidente [[Giampiero Boniperti|Boniperti]]. Non erano trattative, ma incontri di boxe senza esclusione di colpi. E capitava di litigare. Non facevo in tempo a sedermi sulla scrivania che lui mi porgeva il contratto in bianco, privo di cifre, dicendomi: «Firma il contratto, poi metto io la cifra. Non ti preoccupare». [...] Quell'estate, quando mi avvicinai alla scrivania del presidente, vidi una grande cornice ma, lì per lì, non feci caso alla fotografia che conteneva; solo una volta seduto notai che Boniperti non teneva in bella mostra una foto qualsiasi. Era raffigurata la squadra del [[Associazione Calcistica Perugia Calcio|Perugia]], che, battendoci {{NDR|nell'ultima partita del precedente campionato}}, aveva consegnato il titolo di campione d'Italia al [[Torino Football Club|Torino]]. Prima ancora che aprissi bocca, lui mi disse: «Cosa fai qua? Hai perso il campionato con questa squadra di sconosciuti. Non avrai mica il coraggio di chiedere un aumento?». Mi venne da ridere, il presidente le escogitava davvero tutte per risparmiare, e come sempre firmai in bianco. (cap. ''Imparare'', pp. 64-65)
 
== Note ==
<references />
 
==Bibliografia==
== Altri progetti ==
*Marco Tardelli e Sara Tardelli, ''Tutto o niente - La mia storia'', Milano, Mondadori, 2016
{{interprogetto|w|commons=Category:Marco Tardelli}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
[[Categoria{{DEFAULTSORT:Calciatori italiani|Tardelli, Marco]]}}
[[Categoria:Allenatori di calcio italiani|Tardelli, Marco]]
[[Categoria:Calciatori italiani]]