Leonard Woolley: differenze tra le versioni

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*Il presente di ogni paese ha in larga misura le radici nel passato e il modo migliore per capire il passato è apprezzare il presente. Sono più che sicuro che un archeologo che sia insensibile all'ambiente, allo spirito, cioè, della terra nella quale opera, non potrà mai arrivare ad un effettivo successo nel suo lavoro. La verità di questo risultava con evidenza immediata nelle cittadine e nei villaggi dell'Italia meridionale; passato e presente là erano strettamente congiunti. (da ''Italia meridionale'', pp. 51-52)
*{{NDR|Le genti dell'Italia meridionale}} La loro religione era solo un sottile strato di cattolicesimo romano sovrapposto a un fondo di antico paganesimo; i loro santi erano gli antichi dèi sotto nomi diversi, e alla festa della primavera, in chiesa, essi flagellavano con le ortiche l'immagine del santo esattamente come i loro antenati avevano flagellato la statua del dio degli orti, Priapo, per impetrare un buon raccolto. I loro costumi erano quelli di un mondo primitivo e senza leggi; i loro modi erano quelli incantevoli di una razza libera e fiduciosa di sé. In contrasto con i contadini egiziani, i cui pensieri non andavano mai più in là del denaro, questa gente generosa e schietta era di piacevolissima compagnia, e quanto più si conoscevano tanto meglio si riusciva a comprendere il lato umano del mondo antico, di cui l'archeologo deve interpretare i resti materiali. (da ''Italia meridionale'', p. 52)
*[...] l'[[archeologia]] è una scienza profondamente umana. Attraverso l'oggetto l'archeologo deve risalire all'uomo che l'ha creato e da questo alla società in cui viveva. Chiunque può scavare oggetti, ma solo attraverso l'osservazione e l'interpretazione si può disseppellire il passato. (da ''Nota dell'Autore'', p. 112110)
*La scienza misura il tempo a milioni di anni e prolunga lo spazio all'infinito; però questa più vasta visuale non diminuisce affatto il nostro interesse per le cose dell'oggi e del domani e sembra interferire assai poco nella nostra attività pratica; eppure questa nuova visuale esiste, elemento della nostra stessa coscienza; e quanto più ampia è l'esplorazione del reale tanto più profonda è la comprensione di noi stessi. L'[[archeologia]], se pure in un campo più limitato, sta facendo la stessa cosa: essa si occupa di un periodo di tempo che non va oltre alcune migliaia di anni e il suo oggetto non è l'universo e neppure la razza umana, ma l'uomo moderno. (da ''A guisa d'introduzione'', p. 112)
*Oggi noi siamo in grado di vedere che l'uomo moderno non ha cominciato la sua carriera nel 500 a. C., forse nemmeno nel 5000 a. C.; dall'età aurea della cultura attica noi possiamo risalire indietro e scoprirne le radici che arrivano molto lontano e producono germogli perenni, se pur diversi a seconda della natura del suolo e del modo in cui sono stati coltivati, ma tutti derivati da un solo ceppo; e alla luce di questa conoscenza noi possiamo giudicare e controllare meglio lo sviluppo presente e quello futuro. (da ''A guisa d'introduzione'', p. 113)