Roberto Calasso: differenze tra le versioni

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*L'[[uomo]] è l'unico essere del regno animale ad aver abbandonato la sua natura, se per natura si intende il repertorio di comportamenti del quale ogni specie appare provvista fin dalla nascita. (p. 351)
*Ogni pratica sacrificale, sotto ogni cielo, implica il rapporto con l'invisibile, però mai come nell'India dei ritualisti vedici quel rapporto è stato dichiarato, celebrato, studiato fin nei particolari minimi, fino a includere il movimento dei [[mignolo|mignoli]]. (p. 366)
*Erede di Rudra in un altro eone, Śiva mantiene un rapporto stretto con l'[[antilope]]. Usa sedersi su una pelle di antilope nera. A parte il [[serpente]], l'antilope è l'unico animale che Śiva tenga a contatto con il suo corpo. Nei bronzi la si incontra spesso fra le dita della mano del dio, pronta a lanciarsi nella corsa. Quando Śiva vaga nella foresta come mendico, spesso un'antilope gli si avvicina e alza la testa verso di lui, che le offre foglie con la mano sinistra, mentre la destra regge una ciotola che è il teschio di Brahmā. (p. 379)
*[[Dioniso]] travolgeva nell'ebbrezza e usava il sarcasmo verso chiunque gli si opponesse. Non proclamò mai di sostenere la parola vera. Era come se la parola si mescolasse al suo corteo fra Menadi e Satiri, ma senza troppo farsi notare. Dioniso era intensità allo stato puro, che attraversava e scardinava ogni ostacolo, senza soffermarsi sulla parola, vera o falsa che fosse. (p. 412)
*A fronte di questo, lo ''[[Śatapatha Brāhmaṇa]]'' offre l'immagine di un mondo costituito ''soltanto'' dal religioso e apparentemente privo di curiosità e di interesse per tutto ciò che tale non sia. Come lo intendono i Brāhmaṇa, il religioso pervade ogni minimo gesto – e invade anche tutto ciò che è involontario e accidentale. Per i ritualisti vedici, un mondo che non avesse tali caratteri sarebbe apparso insensato, esattamente come per i lettori di oggi sono così spesso apparsi i loro testi. L'incompatibilità fra le due visioni è totale. (p. 419)
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