Renato Mucci: differenze tra le versioni

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*Il [[caso]], questo nemico dello scienziato e dell’uomo di azione, è anche il naturale nemico del poeta, che deve concepire il proprio oggetto lirico puro da qualsiasi scoria arbitraria, fortuita, impensata.<ref>Citato in Giuseppe Appella, [http://www.insulaeuropea.eu/letture/forma1_appella.html ''Forma 1 e i poeti''], ''Insulaeuropea.eu''.</ref>
*La nota che più facilmente può rilevare anche lo psicologo meno provveduto, è la serietà di [[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]]: una serietà senza mai broncio, anzi sempre disposta a un'accoglienza amabile, raramente interrotta tuttavia non diciamo dal riso, ma neppure da un sorriso il quale, se appare, subito tende a trasformarsi in una smorfia amara.<ref name=feb/>
*La [[traduzione]] è indubbiamente - direi addirittura: inevitabilmente - una manifestazione di gusto, come tutto ciò ch'è Spirito, a cominciare dal linguaggio. Non mi domandi: ''In qual misura'' perché, e Lei lo sa benissimo, nei fatti spirituali non è mai questione di quantità, ma di qualità.<ref>Dall'intervista di Luigi De Nardis, ''Renato Mucci: È un atto di modestia e d'altruismo'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 32, 12 agosto 1951, p. 3.</ref>
*Leggiamo nel «391», massimo organo del Movimento Dada, questi due innocenti avvisi. «Je cherche un ami serieux». Jean Cocteau parisien. «Je cherche un ami pas serieux». Francis Marseillais. Alla calata dei dadaisti che si annuncia prossima in Italia, vuol dire che cammineremo per istrada con le spalle al muro!<ref>Da ''Cronache letterarie'', ''Cronache d'attualità'', anno V, gennaio 1921, p. 47.</ref>
*Originalità delle idee, e fedeltà alle proprie idee, han fatto di [[Giovanni Gentile]] il più filosofo dei filosofi dell'età nostra, talché, per trovare altro nome che possa stargli a fianco, in quanto a purezza, convien ricorrere a quello di Spinoza.<ref>Da ''Giovanni Gentile: Opera Omnia'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 26, 01 luglio 1951, p. 3.</ref>
*[[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]] vuol solo smaltire tutto l'amaro ch'ha nel sangue [...] e lo smaltisce servendosi di quel mezzo assai consono alla sua natura ch'è [...] l'ironia. Non l'ironia platonica, né l'aristotelica, né quella dei manuali di retorica sorella del sarcasmo, ma, se mai dei romantici tedeschi, consistente in un distacco tra spirito e realtà, tra l'uomo e l'opera, tra l'atto e il fatto; l'ironia che dà luogo ad una tipica figura fenomenologica della cosienza umana: la anima bella. La quale, titubante nel momento in cui dal pensiero si dovrebbe passare all'azione, come se in tale passaggio il pensiero subisse uno scadimento e una contaminazione ad opera dell'azione, ha trovato poche incarnazioni: dallo shakespeariano ''Amleto'' all'ellenico Hölderlin.<ref name=feb>Da ''Il bestiario di Palazzeschi'', ''Il Popolo'', 13 febbraio 1952</ref>
*''Sodoma e Gomorra'' è destinato ad acuire l'interesse e la curiosità del lettore della ''Recherche'' qui giunto, giacché [...] è in questa parte del romanzo che [[Marcel Proust|Proust]], dopo aver narrato l'obbrobrioso incontro del gilettajo Iupien col barone Charlus - incontro che gli rivela anche troppo crudamente le ragioni delle anomalie dell'eccezionale personaggio - dipinge il vasto affresco dei viziosi contro natura. Ma, dalla orrenda rappresentazione di una corruzione generale, da cui non si salvano neppure le ''fanciulle in fiore'', neppure Albertine, la piccola amica del protagonista Marcel, sbocciano le umanissime pagine teorizzanti le ''Intermittenze di cuore'' che, associate alla teoria della ''memoria involontaria'', formano il caposaldo della dottrina psicologica proustiana.<ref>Da ''Storia di un'ardua traduzione: Proust in italiano'', ''La Fiera Letteraria'', anno V, n. 30, 22 luglio 1950, p. 4.</ref>
 
==''Poesie''==