Renato Mucci: differenze tra le versioni

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*''Sodoma e Gomorra'' è destinato ad acuire l'interesse e la curiosità del lettore della ''Recherche'' qui giunto, giacché [...] è in questa parte del romanzo che [[Marcel Proust|Proust]], dopo aver narrato l'obbrobrioso incontro del gilettajo Iupien col barone Charlus - incontro che gli rivela anche troppo crudamente le ragioni delle anomalie dell'eccezionale personaggio - dipinge il vasto affresco dei viziosi contro natura. Ma, dalla orrenda rappresentazione di una corruzione generale, da cui non si salvano neppure le ''fanciulle in fiore'', neppure Albertine, la piccola amica del protagonista Marcel, sbocciano le umanissime pagine teorizzanti le ''Intermittenze di cuore'' che, associate alla teoria della ''memoria involontaria'', formano il caposaldo della dottrina psicologica proustiana.<ref>Da ''Storia di un'ardua traduzione: Proust in italiano'', ''La Fiera Letteraria'', anno V, n. 30, 22 luglio 1950, p. 4.</ref>
 
==''Poesie''==
*''Il Tempo non abitua | A questa dura prigionia del corpo! | Solo nel sonno liberat me Dominus | È allora che dal fianco mi spicco | E sul madido sudario, | Sorridendo abbandono | La tramortita spoglia. | Nei prati dell'asfòdelo | Mansueti brucavano liocorni. | Ma quando fra le tempia ricongiunte | Folgora crudo il risveglio, | Dentro la cella di calce e sangue | Torno a ridurmi cattivo. | Servo, diffido, osservo. | E guardo al fianco, in attesa | Dell'ultimo volo''. (da ''Canto Spirituale''<ref>Citato in Umberto A. Padovani, ''Recensioni'', ''Aevum'', anno 13, fasc. 4, ottobre-dicembre 1939, pp. 645-46.</ref>)
*''[[Morte]], sorella mia | nata il giorno ch'io nacqui, | remota e accanto mi sei | come un miraggio. | Lampada fu il tuo volto alla mia culla. | Sulla tua veste d'ombra | quante notti dormii. | Lieve mi condurrai | tenendomi per mano | lungo l'aria serena di luna | fino al grande diorama''. (da ''Alla Morte''<ref>Citato in ''Poesie di Renato Mucci'', ''Corriere della Sera'', 12 marzo 1939, p. 3.</ref>)
*{{NDR|[[Tempo]]}}'' [...] ''uno stillicidio di minuti | Eguali scialbi muti | Raccolti da una fredda estatica urna | Nell'aula taciturna''. (da ''Tempo''<ref>Citato in Umberto A. Padovani, ''Recensioni'', ''Aevum'', anno 13, fasc. 4, ottobre-dicembre 1939, p. 646.</ref>)
 
==''Prose''==
*Languidi giorni d'[[autunno]]. Perché nelle lamine d'oro che svolgete all'occaso ci par di rivedere l'immagine delle persone care che ci hanno lasciato, e non torneranno mai più? [...] Terzo tempo nella sinfonia delle stagioni, Autunno. Noi vorremmo che tu non passassi, che non cedessi il passo a quella che verrà dopo di te. [...] Ma presto volgerai. Le due vecchine, che nel cupo silenzio della sera all'ombra del viale quasi deserto tesson parole al telaio della saggezza, sono l'annuncio del nero inverno. (da ''L'Autunno''<ref>Citato in Umberto A. Padovani, ''Recensioni'', ''Aevum'', anno 16, fasc. 2/4, aprile-dicembre 1942, p. 169.</ref>)
*Le nebbie vaganti al mattino sullo specchio dell'acqua, l'acqua limpida occhieggiata dal sole al meriggio, la luce dei fanali riverberata a vortice sull'acqua, mi danno la fonda tristezza degli anni di [[scuola]], il giubilo d'un giorno di festa, il sapor delle lacrime provocate da chissà qual dolore vesperale. (da ''Il Fiume''<ref name=Pad42>Citato in Umberto A. Padovani, ''Recensioni'', ''Aevum'', anno 16, fasc. 2/4, aprile-dicembre 1942, p. 170.</ref>)