Renato Mucci: differenze tra le versioni

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*La nota che più facilmente può rilevare anche lo psicologo meno provveduto, è la serietà di [[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]]: una serietà senza mai broncio, anzi sempre disposta a un'accoglienza amabile, raramente interrotta tuttavia non diciamo dal riso, ma neppure da un sorriso il quale, se appare, subito tende a trasformarsi in una smorfia amara.<ref name=feb/>
*La [[traduzione]] è indubbiamente - direi addirittura: inevitabilmente - una manifestazione di gusto, come tutto ciò ch'è Spirito, a cominciare dal linguaggio. Non mi domandi: ''In qual misura'' perché, e Lei lo sa benissimo, nei fatti spirituali non è mai questione di quantità, ma di qualità.<ref>Dall'intervista di Luigi De Nardis, ''Renato Mucci: È un atto di modestia e d'altruismo'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 32, 12 agosto 1951, p. 3.</ref>
*Leggiamo nel «391», massimo organo del Movimento Dada, questi due innocenti avvisi. «Je cherche un ami serieux». Jean Cocteau parisien. «Je cherche un ami pas serieux». Francis Marseilais. Alla calata dei dadaisti che si annuncia prossima in Italia, vuol dire che cammineremo per istrada con le spalle al muro!<ref>Da ''Cronache letterarie'', ''Cronache d'attualità'', anno V, gennaio 1921, p. 47.</ref>
*Originalità delle idee, e fedeltà alle proprie idee, han fatto di [[Giovanni Gentile]] il più filosofo dei filosofi dell'età nostra, talché, per trovare altro nome che possa stargli a fianco, in quanto a purezza, convien ricorrere a quello di Spinoza.<ref>Da ''Giovanni Gentile: Opera Omnia'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 26, 01 luglio 1951, p. 3.</ref>
*[[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]] vuol solo smaltire tutto l'amaro ch'ha nel sangue [...] e lo smaltisce servendosi di quel mezzo assai consono alla sua natura ch'è [...] l'ironia. Non l'ironia platonica, né l'aristotelica, né quella dei manuali di retorica sorella del sarcasmo, ma, se mai dei romantici tedeschi, consistente in un distacco tra spirito e realtà, tra l'uomo e l'opera, tra l'atto e il fatto; l'ironia che dà luogo ad una tipica figura fenomenologica della cosienza umana: la anima bella. La quale, titubante nel momento in cui dal pensiero si dovrebbe passare all'azione, come se in tale passaggio il pensiero subisse uno scadimento e una contaminazione ad opera dell'azione, ha trovato poche incarnazioni: dallo shakespeariano ''Amleto'' all'ellenico Hölderlin.<ref name=feb>Da ''Il bestiario di Palazzeschi'', ''Il Popolo'', 13 febbraio 1952</ref>