La dolce vita: differenze tra le versioni

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*Essere stati su ''La dolce vita'' è come aver fatto il militare insieme. ([[Marcello Mastroianni]])
*Fellini con ''La dolce vita'' che doveva intitolarsi ''La grande confusione'', guardò Roma dolcemente appoggiato a una balaustra e vide un'Italia che viveva sulla spinta del rilancio dopo la guerra. ([[Toni Servillo]])
*''Giugno 1958''<br />Sto lavorando, con Fellini e [[Tullio Pinelli]], a rispolverare una nostra vecchia idea per un film, quella del giovane provinciale che viene a Roma a fare il giornalista. Fellini vuole adeguarla ai tempi che corrono, dare un ritratto di questa "società del caffè" che folleggia tra l'erotismo, l'alienazione, la noia e l'improvviso benessere. È una società che, passato lo spavento della guerra fredda e proprio per reazione, prospera un po' dappertutto. Ma qui a Roma, per una mescolanza di sacro e di profano, di vecchio e di nuovo, per l'arrivo massiccio di stranieri, per il cinema, presenta caratteri più aggressivi, sub-tropicali. Il film avrà per titolo ''La dolce vita'' e non ne abbiamo scritto ancora una riga; vagamente prendiamo appunti e andiamo in giro per rinfrescarci i luoghi nella memoria. In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d'estate, la gente vive all'aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade, lascia le sue automobili in quelle stesse piazze che una volta ci incantavano per il loro nitore architettonico e che adesso sembrano garages. ([[Ennio Flaiano]])
*Ho visto ''La dolce vita'' a 14 anni, nel 1960, a New York City: un film epico, il miglior film con tematiche d'attualità che abbia mai visto. Mi ha colpito l'uso del bianco e del nero e che fosse girato nell'arco di sette giorni, durante i quali un giornalista vaga senza meta nell'Inferno di [[Dante Alighieri|Dante]]. L'ho trovato molto profondo e anche assai realistico: parlava di una persona che avevo l'impressione di poter incontrare dovunque, anche a New York. ([[Oliver Stone]])
*Il film ha probabilmente perso la sua capacità di scioccare, e le orge sono monotone per gli standard attuali. Ma non ha perso la capacità di affascinare, stimolare e provocare, e rimane un'opera di grande impatto morale e visivo. ([[Philip French]])
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*Uno dei più inquieti saggi sul moderno ulissismo. ([[Brunello Rondi]])
*Viaggio attraverso il disgusto, cinegiornale e affresco di una Roma raccontata come una Babilonia precristiana, affascinante e turpe. Una materia da giornale in rotocalco trasfigurata in epica. Uno spartiacque nel cinema italiano, un film-cerniera nell'itinerario felliniano con la sua costruzione ad affresco, a blocchi narrativi e retrospettivamente un film storico che interpreta con acutezza un momento nella storia d'Italia. Dopo lo scandalo ecclesiastico e politico, un successo mondiale. Lanciò, anche a livello internazionale, il termine "paparazzo". (''[[Il Morandini]]'')
*Voglio aggiungere che bisogna essergli {{NDR|a [[Federico Fellini]]}} grati di averci dato, con ''La dolce vita'', una lezione di fede e di coerenza artistica. La morale del film è in fondo questa. E potrebbe essere riassunta con due versi di [[Vincenzo Cardarelli|Cardarelli]]: «''La speranza è nell'opera | Io sono un cinico che ha fede in quel che fa''». ([[Ennio Flaiano]])
 
===[[Alberto Arbasino]]===
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*Non mi piacerebbe sentir dire che ho tentato di stupire, che voglio fare il moralista, che sono troppo autobiografico, che ho cercato nuove vie. Non mi piacerebbe sentir dire che il film è pessimista, disperato, satirico, grottesco. E nemmeno che è troppo lungo. ''La dolce vita'', per me, è un film che lascia in letizia, con una gran voglia di nuovi propositi. Un film che dà coraggio, nel senso di saper guardare con occhi nuovi la realtà e non lasciarsi ingannare da miti, superstizioni, ignoranza, bassa cultura, sentimento. Vorrei che dicessero: è un film leale. La base del discorso presuppone un certo tipo di angoscia che non arriva alla coscienza di tutti. L'episodica invece è molto spettacolare, attinta com'è da una cronaca che ha interessato, commosso, irritato, divertito il pubblico... penso che ''La dolce vita'' possa venir accettato come un giornale filmato, un rotocalco in pellicola. Sono anni che i settimanali vanno pubblicando queste vicende.
*{{NDR|Sulla realizzazione del film}} Poi dissi {{NDR|a Pinelli e Flaiano, gli sceneggiatori}}: inventiamo episodi, non preoccupiamoci per ora della logica e del racconto. Dobbiamo fare una statua, romperla e ricomporne i pezzi. Oppure tentare una scomposizione picassiana. Il cinema è narrativa nel senso ottocentesco: ora tentiamo di fare qualcosa di diverso.
 
===[[Ennio Flaiano]]===
*''Giugno 1958''<br />Sto lavorando, con Fellini e [[Tullio Pinelli]], a rispolverare una nostra vecchia idea per un film, quella del giovane provinciale che viene a Roma a fare il giornalista. Fellini vuole adeguarla ai tempi che corrono, dare un ritratto di questa "società del caffè" che folleggia tra l'erotismo, l'alienazione, la noia e l'improvviso benessere. È una società che, passato lo spavento della guerra fredda e proprio per reazione, prospera un po' dappertutto. Ma qui a Roma, per una mescolanza di sacro e di profano, di vecchio e di nuovo, per l'arrivo massiccio di stranieri, per il cinema, presenta caratteri più aggressivi, sub-tropicali. Il film avrà per titolo ''La dolce vita'' e non ne abbiamo scritto ancora una riga; vagamente prendiamo appunti e andiamo in giro per rinfrescarci i luoghi nella memoria. In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d'estate, la gente vive all'aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade, lascia le sue automobili in quelle stesse piazze che una volta ci incantavano per il loro nitore architettonico e che adesso sembrano garages. ([[Ennio Flaiano]])
*''Giugno 1958''<br />Una società sguaiata, che esprime la sua fredda voglia di vivere più esibendosi che godendo realmente la vita, merita fotografi petulanti {{NDR|i [[paparazzi|paparazzi]]}}. Via Veneto è invasa da questi fotografi. Nel nostro film ce ne sarà uno, compagno indivisibile del protagonista. Fellini ha ben chiaro in testa il personaggio, ne conosce il modello: un reporter d'agenzia.
*Voglio aggiungere che bisogna essergli {{NDR|a [[Federico Fellini]]}} grati di averci dato, con ''La dolce vita'', una lezione di fede e di coerenza artistica. La morale del film è in fondo questa. E potrebbe essere riassunta con due versi di [[Vincenzo Cardarelli|Cardarelli]]: «''La speranza è nell'opera | Io sono un cinico che ha fede in quel che fa''». ([[Ennio Flaiano]])
 
===[[Franco Fortini]]===