Adrienne von Speyr: differenze tra le versioni

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*Tutte le oscurità della [[morte]] si risolvono nella chiarezza suprema della vita eterna. (p. 46)
*La morte è accesso alla vita eterna. E nella vita eterna di Dio, tutto è riconciliato. (p. 69)
*Quando il Figlio muore [[crocifissione di Gesù|sulla croce]], muore della morte di tutti i peccatori e di tutti i santi. L'istante della sua morte significa per tutti i morti uno spostamento sul piano dell'eterno, che sarà provato da ciascuno di loro, dato che il Signore, mediante la sua morte, ha salvato ciascuno di loro. (p. 80)
 
===[[Explicit]]===
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===Citazioni===
*Ciascuna delle sue parole {{NDR|di [[Gesù]]}} è un invito a rendere cristiano il tempo che ci è dato a disposizione, a trattarlo come un materiale a cui dare una forma per Dio nella fede. (p. 13)
*Fa dunque parte del compito umano del Signore educare gli apostoli a porre le domande giuste, adeguate. (p. 16)
*La [[domanda e risposta|domanda]] è già un inizio di preghiera quando è disposta a far propria la [[domanda e risposta|risposta]] di Dio [...]. (p. 16)
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*La tenebra di Dio è quel lato della sua luce che noi non comprendiamo. (p. 45)
*L'amore ha da ultimo bisogno del [[mistero]] che lo circonda, perché ogni amore è vulnerabile e inerme. Per questo la notte diventa la zona del pericolo e della tentazione. Non appena si commette il peccato – che consiste nel non sopportare la notte dell'amore, nel voler rischiare la tenebra di Dio –, la notte diventa l'immagine del peccato. Il peccato è consistito nel non sopportare il mistero. (p. 45)
*Nella sua vita {{NDR|di [[Gesù]]}} esiste un'eccedenza di contemplazione: l'eternità prima della sua nascita, i trent'anni di vita nascosta, il deserto, le notti nel corso della sua vita attiva e prima della passione. Egli attinge sempre tutta la forza per agire, addirittura tutta la forza per donarsi al Padre. La contemplazione è una visione e una considerazione di verità, che non stanno in noi ma in Dio. (p. 150)
*I [[Santo|santi]] sono come piccole locande lungo il cammino; possono ristorare, ma non trattenere troppo a lungo l'ospite. (p. 192)
*[[Giovanni Battista]] sta qui come il modello e la figura dei santi in generale. Egli illustra in maniera rappresentativa il senso dei santi quali indici puntati verso il Signore [...]. (p. 300)