Adrienne von Speyr: differenze tra le versioni

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*Nella chiesa, ogni credente sa di appartenere alla comunità dei santi, ma anche di essere un peccatore buono a nulla, pieno di errori, coscienti, presentiti, sconosciuti. D'altra parte egli sa che malgrado ciò può e persino, secondo la volontà di Dio, deve restare nella comunità dei santi. (p. 14)
*Una preghiera in cui l'uomo stesso gioca il ruolo principale, può solo essere opaca. (p. 22)
*Se due [[amore|amanti]] dialogano, colui che parla ha sempre la sensazione di dire troppo poco. La parola gli si nega. Ma chi lo sente è sotto l'impressione che la parola non solo dica tutto, ma apra delle prospettive, completamente nuove, a un felice di più. (p. 28)
*Quando Dio parla, nella preghiera, col credente, si fa a lui percepibile, ma la sua parola contiene di più di quello che è percepito, di modo che l'orante può attingere, dalla parola accolta, sempre qualcosa di nuovo. Lui stesso trova la sua parola insufficiente per dire a Dio quello che potrebbe dire, ma confida che Dio, dalla parola timida e goffa, capisca quello che vuole: tutto il contenuto della sua fede. E quando si ricorda che Cristo è la parola, allora questa parola diventa per lui mediazione: la parola di Dio si realizza per lui in Cristo: quel che il Padre ha da dirgli ha trovato piena espressione nel Figlio incarnato, ed egli ha bisogno soltanto di contemplare il Figlio pregando, per avere parte alla pienezza del suo essere-parola. (pp. 28-29)
*Ella {{NDR|[[Maria]]}} beve alla sorgente, e la sorgente è un mare inesauribile. [...] Ora all'improvviso è l'oceano con tutto il suo impeto e la sua tempesta e la sua immensità. Non è affidata più a un mare liscio e tranquillo, ma messa in balia, all'improvviso, al centro del pericoloso ondeggiamento di una grazia infinita. (p. 32)
*Quando uno sta seduto lungo il mare e contempla il movimento delle acque, pensa spesso che potrebbe inseguire un'[[onda]]. Ma allora essa si perde nel movimento e vive solo nel tutto. (p. 65)