Adrienne von Speyr: differenze tra le versioni

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*[...] andai una volta a una conferenza sulla filosofia di [[Platone]], che mi fece una profonda impressione. Il conferenziere non facilitò granché ai suoi uditori la comprensione; le sue complicate proposizioni erano indecifrabili, ma sembravano a tal punto emergere dalla sua anima interiore, in modo così simultaneo con i pensieri espressi, che non potei liberarmi dall'impressione di aver assistito a un atto vivente, a una vera nascita filosofica. [...]<br />Ma quale non fu il mio stupore quando [[Heinrich Barth]], il conferenziere, il giorno successivo mi chiamò per telefono per dirmi che avrebbe parlato volentieri con me [...]. Da allora ebbi un nuovo amico, a cui devo alcuni bei momenti. [...] Anche se i nostri discorsi erano un po' maldestri, egli riusciva tuttavia a conferire ad essi un contenuto che rispondesse alla mia sete di sapere. (pp. 194-195)
*Il nostro insegnante di matematica soleva dirci: «Non crediate che un bel giorno vi sveglierete con la [[esame di maturità|maturità]] in mano!». A dispetto dell'avvertimento, ci svegliammo di fatto un giorno avendo superato tutti insieme gli esami di maturità. (p. 203)
*Pensai a [[Dio]] con fermezza e intensità; d'un tratto seppi che le mie difficoltà erano realmente piccole a confronto delle sue. (p. 206)
*Il dott. Wolf ora parlava della [[musica]], la quale sola ha il potere di dare alla vita il suo intimo senso; senza musica nessuna qualità, nessuna vita individuale; e solo la vita individuale, come lui la comprendeva, era degna di essere vissuta. Tutto il resto era subordinazione e non aveva diritto di sussistere. Io non capivo tutto; ma era bello e insieme tragico. (pp. 206-207)
*La lezione giornaliera di zoologia era molto strana. Il vecchio [[Friedrich Zschokke|Zschokke]] la teneva ogni volta per tutta la mattina parlando forte, a memoria; lo si sentiva nei corridoi. Quando entravamo nell'uditorio, lui stava sulla porta, dava a ciascuno la mano e a coloro a cui voleva bene – era di gran lunga la maggioranza – diceva qualcosa di gentile. Per gli altri – non si riusciva capire per quali misfatti si andava a finire tra di essi – dava soltanto (se la dava) la mano porgendola come senza intenzione, e il suo sguardo diventava rigido ed estraneo, per irraggiare con il prossimo studente di nuovo calore e bontà. (pp. 210-211)
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===Citazioni===
*[[Dio]] chiama nella Scrittura, Dio chiama nella predicazione, Dio chiama anche in ogni [[preghiera]]. Non c'è preghiera autentica, dove non risuona una chiamata. (pp. 7-8)
*Nel [[Getsemani|Giardino degli Ulivi]], il Figlio chiama i discepoli addormentati; sebbene questi non percepiscano la sua chiamata, li chiama in modo che sappiano, pur tuttavia in modo confuso, che essa continua a risuonare. Ora, il Figlio prega soltanto il Padre, ma egli si è fatto uomo per andare insieme a noi verso il Padre; ci fa partecipare sempre alla sua preghiera, ad ogni parola che pronuncia; noi siamo dei chiamati anche là dove egli stesso è solo con il Padre. Egli non ci depone mai come un fardello; non gli siamo mai di peso. E, nella sua parola al Padre, egli anticipa la risposta che noi gli daremo, la presuppone. Sul Monte degli Ulivi, egli non vuole presentarsi davanti al Padre come uno deluso. La sua preghiera è sempre un banchetto e noi siamo sempre degli invitati. (pp. 8-9)
*La chiamata è il fatto assoluto, l'obiettività incorruttibile; è la voce di Dio che si rivolge ad una persona determinata e, attraverso questa chiamata, egli, l'apostrofato, diventa ciò che è; entra nell'unica sola luce, che in verità lo illumina. Tutto ciò che è positivo, tutto ciò che è negativo in lui, si fa vedere. E la chiamata, nella sua perfezione e nella sua obiettività, comincia immediatamente ad agire. Ciò che è stato sognato, l'irreale, l'immaginario viene eliminato come un abito di cui non si ha più bisogno, che non va più bene. (pp. 17-18)
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===Citazioni===
*Se [[preghiera|preghiamo]] in autentico abbandono e nella verità, allora la nostra preghiera sarà già compiuta nell'istante in cui la rivolgiamo, diversamente forse da come ce l'aspettavamo, ma tuttavia realmente. E noi ci stupiamo dell'infinita possibilità di compimento che Dio ha, della varietà, della ricchezza. Mentre ci stupiamo, comprendiamo più profondamente, esperimentiamo diversamente, siamo trascinati fuori dal nostro spazio nello spazio di Dio che dona, siamo sollevati dalla nostra attesa all'attesa dell'eterna parola che parla. (p. 2)
*Quando [[Dio]] parla, la necessità della replica dell'uomo quasi scompare dall'orizzonte, perché Dio dice tutto così perfettamente, che la stessa cosa non potrebbe essere detta meglio in una più lunga spiegazione. Dio ha la completa conoscenza dell'uomo, perciò la sua parola incontra esattamente il suo bisogno ed è sempre già risposta alla sua domanda, pronunciata o tacita. (p. 5)
*Si considera l'[[Amen]] come una chiusa; ma esso dovrebbe essere soltanto una parola di passaggio all'atteggiamento di preghiera che deve continuare nel lavoro; in ogni altro compito. Dicendo «Così sia», pensiamo che ciò che era nella preghiera anche in futuro sarà così, e conserverà lo stesso valore. L'Amen in sé è parola di preghiera e l'orante deve metterci dentro tutta la sua forza, perché proprio questa parola sia viva e vera in tutto quello che fa. Questo è possibile se l'uomo prende in se stesso tutta la forza della parola e se ne lascia influenzare. (p. 6)
*Se io pregassi ora con ardore e facessi subito dopo di nuovo delle cose che non possono esistere davanti alla verità del Signore, allora danneggerei la verità del mio pregare: la frantumerei. Può sembrarmi temerario il pensiero che io posso nella verità aver parte alla verità di Cristo; ma questa temerarietà è esigita, perché Cristo possa assumermi. (p. 9)
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*Deve divenire evidente il modo in cui il [[Simbolo degli apostoli|credo apostolico]] apre le dodici porte, non perché ciascun articolo della professione vada attribuito a ciascun apostolo o perché rivesta per lui un particolare significato, ma perché lo spirito della grazia degli apostoli, che condividono tutti insieme le loro missioni in quanto provengono tutte dall'unica fonte del Signore, apre tutte le dodici porte della città, in cui non solo tutti i dodici articoli vengono proclamati da tutti gli apostoli insieme, ma da ciascuno di loro nella sua particolare maniera. (p. 96)
*Tuo Figlio, Padre, dopo essere morto in croce, ha accettato anche di essere [[discesa di Cristo agli inferi|inviato all'inferno]], nella landa più abbandonata e desolata in cui mai nessun vivente ha posto piede. Egli lo ha fatto per prendere parte più pienamente a tutti i tuoi misteri, per mostrarti che non è mai stanco del tuo servizio e non è mai sazio del suo amore per te. Con questo sovrappiù della discesa all'inferno è andato oltre il di più della croce. (pp. 97-98)
*''Venga il [[Regno dei Cieli|tuo regno]].'' Ti preghiamo, nel nome della tua santità rivelata, fa' che venga a noi il regno della tua luce, che risplenda nella nostra oscurità, che porti il giorno nelle nostre notti; fa' che la grazia del tuo regno si erga proprio là dove era ancora l'amarezza dei nostri peccati. (pp. 106-107)
*''[[Fiat voluntas tua|Sia fatta la tua volontà]], come in cielo così in terra.'' La tua volontà, Padre, con quella del Figlio e dello Spirito è unica, divina, santa, indivisibile. Fa' che si realizzi in noi, come si è realizzata nella luce del tuo cielo. (p. 107)
 
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*Inoltre, fin dal principio è chiaro che la relazione che la parabola rivela deve essere qualcosa di definitivo, che ambedue le cose, il granello che cresce e il cielo che si abbassa, sono fatte l'una per l'altra. [[Dio Padre]] dona il suo cielo agli uomini. In quanto Creatore non ha abbandonato gli uomini, ma ha mostrato loro la direzione verso la quale essi devono crescere perché egli possa definitivamente accoglierli. Se il granello di senapa è la [[fede]], allora sarà molto chiaro quale deve essere il ruolo della fede nell'uomo: crescere, come il granello dalla terra, dalla sostanza della [[grazia divina|grazia]] invisibile di Dio che egli accoglie in sé. (p. 44)
*Il [[lievito]] ha una forza misteriosa, la capacità di acidificare tutto, di non fermarsi mai, di cambiare tutto ciò a cui esso accede. Da esso la donna {{NDR|della [[parabola del lievito]]}} si attende proprio questa misteriosa efficacia. Se noi siamo l'impasto, allora il cielo è il lievito che non ci abbandona con la sua efficacia finché non siamo divenuti altro. Questa efficacia è determinata da Dio ed è quello che lui, nella sua Provvidenza, si aspetta per noi. L'essenziale è che la farina e il lievito si incontrino, l'efficacia può essere poi lasciata al lievito. Ma, come nella parabola del granello di senapa il seme deve essere posto nel campo, così qui il lievito deve essere impastato. Quello che nella parabola è il lavoro, la prestazione dell'uomo o della donna, fuor di metafora è ciò che fa l'uomo che si affida alla grazia che lo trasforma. (p. 45)
[[Dio]] che si dà da fare per l'incontro, l'uomo deve solo affidarsi alla sua mano, poi è Dio che si impegna per la sua opera, per realizzare le sue intenzioni con noi. (p. 45)
*Il credente fa di fronte a Dio la cosa più ragionevole quando si dona completamente all'incommensurabile. (p. 46)
*La fecondità del [[cielo e terra|cielo]] si manifesta come fecondità sulla [[cielo e terra|terra]] e la semina sulla terra manifesta il seminatore celeste. (pp. 53-54)
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:''Christian hope is a vessel in which faith lives; love carries it.'' (p. 17)
 
*Più [[Dio]] vi sembra misterioso, più è vicino a voi.
:''The more mysterious God is to you, the closer He is to you.'' (p. 19)
 
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*La carità è di conseguenza l'essenza comune delle persone, esse non ''hanno'' la carità, ''sono'' la carità, si immergono nell'unica, comune carità, comune come l'unità dell'essenza divina.<ref>Corrisponde a ''[[#Il Verbo si fa carne|Il Verbo si fa carne]]'', p. 23.</ref> (p. 94)
*L'amore non corrisposto, visto dal punto di vista semplicemente umano, porta alla morte ed è senza via d'uscita; ma nel cristianesimo può diventare anch'esso una figura della carità divina: in quanto nella carità della Croce tra Padre e Figlio, in cui la carità non era più sentita, non era più conosciuta, essa viene ripristinata dalla grazia sempre secondo l'immensità della carità divina. (p. 95)
*Le [[luce e oscurità|tenebre]] di [[Dio]] sono quella parte della [[luce e oscurità|luce]] che noi non comprendiamo.<ref>Corrisponde a ''Il Verbo si fa carne'', p. 45.</ref> (p. 98)
*Colui che è chiamato è dispensato fin da principio dalla preoccupazione di se stesso, non ha bisogno di calcolare, di temere, se riuscirà a scamparla, se le sue forze saranno sufficienti, se i nemici lo sopraffaranno: la protezione non manca. (p. 107)
*Se il Signore fosse solo adempimento delle antiche [[Profeta|profezie]], sarebbe termine e chiusura. Ma poiché egli stesso è adempimento profetico è sempre di nuovo inizio e novità. (p. 109)