Geno Pampaloni: differenze tra le versioni

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*Con sublime intuizione cristiana, fra Cristoforo ci insegna che il [[perdono]] ricevuto non cancella il peccato, ma diviene un obbligo in più con la nostra anima: il perdono è una grazia che, anch'essa, come la morte secondo Ungaretti, «si sconta vivendo».<ref>Da [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/CFI0415092/1975/n.6/3 ''L'intuizione del poeta''], ''Il Tempo'', 7 gennaio 1975.</ref>
*{{NDR|[[Aldo Palazzeschi]]}} [...] egli è ontologicamente un conservatore.<ref>Citato in Marino Biondi, ''Fedele alla critica: Geno Pampaloni e la letteratura contemporanea'', Polistampa, Firenze, 2000, p. 64.</ref>
*Forse non eravamo felici, ma stranamente consapevoli che saremmo stati felici nella memoria – ma molto più tardi – di quella stessa non felicità. (da ''I giorni in fuga'', Garzanti 1994)
*{{NDR|Su [[Mario Praz]]}} La consuetudine con l'arte è il suo mestiere; il mestiere dell'arte il suo modello di espressione.<ref>Da ''Quando l'erudizione è anche sensualità'', ''Prospettive libri'', gennaio 1981, p. 11.</ref>
*La forza di [[Ignazio Silone]], anche in un'opera come ''L'avventura di un povero cristiano'', consiste nel modo originale e quasi misterioso con cui, da un quadro stilistico tradizionale e persino arcaico, erompe un'attualità morale che non dà scampo. (Citato in ''Qualche giudizio critico'', Ignazio Silone, ''L'avventura di un povero cristiano'', Oscar Mondadori, Milano, 2006, p. XVIII)
*Forse non eravamo felici, ma stranamente consapevoli che saremmo stati felici nella memoria – ma molto più tardi – di quella stessa non felicità. (da ''I giorni in fuga'', Garzanti 1994)
*{{NDR|Su [[Marino Moretti]]}} [...] ostinato e solitario, mite e tetragono, incapace di mercanteggiare i soccorsi mondani delle ideologie e delle retoriche.<ref>Da ''Marino Moretti'', ''Corriere della Sera'', 2 aprile 1968.</ref>
*{{NDR|Sulla [[strage dell'Heysel]]}} [...] quella finale fu giocata per ragioni di ordine pubblico, per pura convenzione. Il gioco doveva continuare perché c'erano già dei morti sugli spalti e interromperlo avrebbe significato una tragedia ben più grande. Ma la partita doveva essere invalidata e ripetuta. Accettare quella coppa è stata una grave mancanza di stile da parte di Agnelli, della squadra e dei suoi dirigenti.<ref>Citato in ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/09/06/zeffirelli-in-tribunale.html Zeffirelli in tribunale]'', ''la Repubblica'', 6 settembre 1991.</ref>
 
{{intestazione|di qua o di là ''consiglio a Fini di leggere Primo Levi'', ''Corriere della sera'', 31 marzo 1994}}