Elio Vittorini: differenze tra le versioni

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*Poi il Gran Lombardo raccontò di sé, veniva da Messina dove si era fatto visitare da uno specialista per una sua speciale malattia dei reni, e tornava a casa, a Leonforte, era di Leonforte, su nel Val Demone tra Enna e Nicosia, era un padrone di terre con tre belle figlie femmine, così disse, tre belle figlie femmine, e aveva un cavallo sul quale andava per le sue terre, e allora credeva, tanto quel cavallo era alto e fiero, allora credeva di essere un re, ma non gli pareva che tutto fosse lì, credersi un re quando montava a cavallo, e avrebbe voluto acquistare un'altra cognizione, così disse, acquistare un'altra cognizione, e sentirsi diverso, con qualcosa di nuovo nell'anima, avrebbe dato tutto quello che possedeva, e il cavallo anche, le terre, pur di sentirsi più in pace con gli uomini come uno, così disse, come uno che non ha nulla da rimproverarsi. <br /> – Non perché io abbia qualcosa di particolare da rimproverarmi, disse. – Nient'affatto. E nemmeno parlo in senso di sacrestia... Ma non mi sembra di essere in pace con gli uomini. <br /> Avrebbe voluto avere una coscienza fresca, così disse, fresca, e che gli chiedesse di compiere altri doveri, non i soliti, altri, dei nuovi doveri, e più alti, verso gli uomini, perché a compiere i soliti non c'era soddisfazione e si restava come se non si fosse fatto nulla, scontenti di sé, delusi.
*Ci sono molti altri posti [[Lombardi di Sicilia|lombardi]], io dissi. C'è Sperlinga, c'è Troina... Tutti i posti del Val Demone sono posti lombardi. <ref>Da ''Conversazione in Sicilia'', Rizzoli, Milano, 1988, p. 210.</ref>
*Altri quindici anni erano passati dopo quelli, a mille chilometri di là, dalla Sicilia e dall'infanzia, e avevo quasi trent'anni, ed era come se non avessi avuto nulla, né i primi quindici, né i secondi [...] e cominciai a sentire in me un lamento come un piffero che suonasse lamentoso. [...] e un piffero suonava in me e smuoveva in me topi e topi che non erano precisamente ricordi. Non erano che topi, scuri, informi, trecentosessantacinque e trecentosessantacinque, topi scuri dei miei anni, ma solo dei miei anni in Sicilia, nelle montagne, e li sentivo smuoversi in me, topi e topi fino a quindici volte trecentosessantacinque, e il piffero suonava in me, e cosí mi venne una scura nostalgia come di riavere in me la mia infanzia.
 
==''Il garofano rosso''==