Quinquennio d'oro: differenze tra le versioni

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*La Juve non perde perché non si disperde. ([[Bruno Roghi]])
*La Juventus gioca bene, vince sempre e non è né lombarda, ne emiliana, né veneta, né toscana: appartiene a una regione che ha innervato l'esercito e la burocrazia nazionali: di quella regione il capoluogo è stato anche capitale d'Italia [...] Nessuna città periferica aveva contratto odii nei suoi confronti, all'epoca dei Comuni. Essa batteva ormai le decadenti squadre del Quadrilatero [piemontese] e offriva agli altri italiani la soddisfazione di umiliare le città che nel Medio Evo avevano spadroneggiato: i romagnoli andavono in visibilio quando Bologna veniva mortificata dalla Juventus così come i lombardi di parte ghibellina come pavesi e comaschi quando le milanesi venivano battuti in breccia, e ancora i lombardi che avevano squadre proprie come bergamaschi, bresciani e cremonesi, e le vedevano puntualmente vendicate dalla Juventus. ([[Gianni Brera]])
*{{NDR|Nel 1935}} La Juventus, società dai dirigenti sagaci, dall’ambientedall'ambiente organizzato, dai giuocatori di classe, ha vinto con una squadra che è al suo tramonto, forse il suo più bel campionato. Bello perché è l’intelligenzal'intelligenza che lo illumina. La calma, l’accortezzal'accortezza, il freddo calcolo, la precisione sfoderate dal più che trentatreenne Rosetta a Firenze sono l’indicel'indice della forza della squadra, la base prima dei suoi successi. È difficile, terribilmente difficile vincere un campionato in Italia. Di questa competizione noi siamo riusciti a fare una fornace ardente. Una fornace che è una meravigliosa fucina di energie fisiche e morali, ma in cui il cammino da battere non si riesce a discernerlo se non si posseggono qualità di eccezione. Una compagine mediocre, il campionato italiano non lo vincerà mai. Queste doti di eccezione, gli uomini che compongono la vecchia squadra della Juventus le possedevano, le han possedute finora nella misura necessaria. Passeran degli anni prima che questi uomini, che tante soddisfazioni han contribuito a dare all’Italiaall'Italia calcistica, vengano dimenticati. ([[Vittorio Pozzo]])
*Nessuna società è tanto aderente alla sua squadra come la Juventus: probità, tenacia, scaltrezza, soprattutto serietà. Una società e non un luogo di ritrovo: ognuno per il suo conto, tutti per la 'Juventus'. I giocatori arrivarono alla 'Juventus' col bagaglio dei loro difetti e delle loro virtù: dopo due mesi sono livellati. La 'Juventus' che non fabbrica in serie gli atleti ne fa dei giocatori di serie. ([[Renato Casalbore]])
*Sempre uguali i dirigenti, sempre fedeli i soci, sempre uniti i giocatori, mai troppo lodati mai troppo rimproverati. In quest'ambiente vi è una cosa: l'educazione, non solo sportiva, ma anche sociale. (dal ''Guerin Sportivo'', 1935)<ref>Citato in Nicola Calzaretta, ''I colori della vittoria'', ''Goalbook Edizioni'', Pisa, 2014, p. 23. ISBN 13 978-8-89081-159-3</ref>