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*L'[[incarnazione]] è in certo modo l'eucarestia del Padre. (p. 112)
*La sublimità della missione di [[Maria]] consiste nell'essere missione nel Figlio. Ogni [[Missionario|missione]] cristiana si ritrova entro la missione del Signore, proviene da lui. (p. 113)
*Nel mistero del [[sabato santo]] s'incontrano i più disparati e opposti misteri e si intrecciano in un modo che non si intuisce mai definitivamente, formando un tessuto unitario che intende mostrarci quanto sia perfetta e totale la redenzione dell'umanità. È il mistero della morte come lo vive il Figlio unito con la divinità della Trinità. È il mistero della comunione del Figlio negli inferi, accompagnato dal Padre e dallo Spirito. È il mistero del peccato umano incorporato al suo aspetto eterno con il mondo dei morti. È il mistero del ritorno del Figlio al Padre secondo questo modo concreto e in nessun altro. È il modo con cui gli uomini assistono alla morte redentiva in una grazia che dona loro la fede, che attende il dono della resurrezione per partecipare alla sua piena vitalità. (p. 154)
*Se un sacrificio non costa niente, è un sacrificio senza Figlio e Spirito. La vittoria sul peccato è ciò che tiene occupati il Figlio e lo Spirito. Se l'uomo rinuncia al [[peccato]] solo perché non lo eccita più, non vi è nessuna rinuncia, che interessa Dio, difatti l'uomo potrebbe, se si presenta il caso, esser schiavo di nuovo del peccato, anzi in lui il buio deve esser superato da una luce maggiore: dall'amore del Figlio e dello Spirito. (p. 155)
*Il Figlio, che ha "confessato" sulla croce tutti i peccati del mondo al Padre, dal momento della croce possiede un nuovo mistero di fronte al mondo, che nel periodo tra la morte e la resurrezione rimane latente e che è condotto con sé come risultato già ottenuto nella passione nel cammino verso gl'inferi. Il Figlio ha portato perciò su di sé il peccato in due modi: lo ha portato al venerdì santo fino alla morte come colpa personale di ogni individuo, espiando lo portava con la sua persona divino-umana, in una azione che era la più soggettiva che il Figlio potesse effettuare per i peccatori. Allora ogni peccato appariva legato con il peccatore che lo aveva commesso, portava i tratti del soggetto colpevole. Al sabato santo invece nella visione dei peccati di tutto il mondo dal punto di vista degl'inferi il peccato si separa dal peccatore, fino al punto da diventare una mostruosità, senza forma che rivela lo spavento degl'inferi e suscita l'orrore dell'osservatore. È il peccato ultimo ed eterno senza via d'uscita, peccato diventato anonimo, nella cui realtà e apparenza non si possono più includere il singolo peccatore e la sua partecipazione. (p. 156)
*L'abbandono del Padre sulla croce, il perfetto isolamento dal Padre negl'inferi appartengono al nocciolo del mistero assunto da lui, della confessione, e del peccato del mondo. Il corpo resuscitato è sorto da quello crocifisso e sepolto, come il suo corpo terreno era sorto dalla decisione celeste dell'incarnazione. Il nuovo corpo, che il Padre gli ha donato, è il corpo del suo semplice ritorno al Padre. Riferendosi alla confessione si può affermare: il suo corpo terreno era il corpo della professione di fede, quel corpo che avrebbe dovuto portare la colpa personale di tutti gli uomini, anche la colpa originale e la colpa in se stessa. Il corpo risorto invece è il corpo dell'assoluzione che non deve portare più i peccati, perché sono già stati espiati e sulla croce è stato fatto abbastanza per tutto. Il primo corpo ha raccolto su di sé la perfetta confessione, il secondo invece si dona come semplice perdono. (p. 156)
*Lo [[Spirito Santo]] è la persona divina in cui Dio si rivela come colui che vuole liberamente e che rende capace l'uomo d'accorgersi della rivelazione e di corrispondere ad essa nella propria libertà. Crea la corrispondenza tra la libertà divina e quella creata, come libertà. (p. 196)
*L'[[inizio]] è la forma della vita cristiana. Essere cristiano è un'eterna promessa, che non è mai del tutto attuata sulla terra, è un tendere, cercare, lottare, bussare e anelare a qualcosa che si apre sempre senza essere mai del tutto aperto, che è perennemente in germe [...]. (p. 197)