Incontro con Rilke: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*{{NDR|Carl Burckhardt a [[Rainer Maria Rilke|Rilke]]}} «[...] ma esiste anche una ingenuità del razionale, e questa ha trovato la sua espressione in tutte le grandi opere d'arte di [[Francia]], nell'arte gotica come nel superamento del barocco».<br/>Rilke riprese:<br />«È un pensiero che mi piace e vorrei approfondirlo; dev'essere esattamente quello che mi dà un senso di felicità quando vivo in questa metropoli; e forse vi è racchiuso uno dei più alti valori europei. Anche i Greci lo possedevano».<ref name=Abschied>Burckhardt incontrò Rilke proveniente dal sanatorio di Val-Mont nel 1925, anno dell'ultimo soggiorno del poeta a Parigi (non il 1924, data riferita dall'autore). Nell'opera è rievocata una mattina trascorsa in compagnia di Rilke. Momento culminante della rievocazione è il confronto, nella libreria di Monsieur Augustin, fra Rilke e Lucien Herr erudito di origine alsaziana e bibliotecario dell'École Normale. Lo scritto dello storico svizzero è la testimonianza, rivissuta nel ricordo, di giornata rimasta indimenticabile. {{cfr}} saggio introduttivo di Antonio Gnoli, pp. 10, 11-13, 15, 18.</ref> (p. 44)
*Vede, ogni cosa formata lo insegna: è in sé conchiusa, anzi conchiude e non si effonde. Capisce quel che voglio dire? Questo effondersi, che oggi l'arte va cercando... va cercando a torto, non esiste nella realtà: non c'è la natura del giglio, la natura della rosa; esiste la rosa ed esiste il giglio, dappertutto la barriera nella cosa finita, compiuta. [...] Soltanto l'uomo distrugge i limiti e cancella le forme irripetibili.<ref name=Abschied /> ('''[[Rainer Maria Rilke|Rilke]]''': p. 44)
*Vedete, nella vostra grande poesia si è sempre fatta valere, attraverso tutta la dovizia delle conoscenze sensibili, come indirizzo eterno, la volontà di avere un cuore puro. Questa è la sua peculiarità. C'è sempre un tratto etico in questo popolo che più di tutti gli altri subisce l'impressione delle cose visibili; di qui la continua meticolosa scelta fra i mezzi della bellezza, attraverso qualsiasi retorica, al di là di questa abbondanza acerba e succosa che è loro propria, come una meta costante davanti agli occhi, mai abbandonata, nemmeno da [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]. Ma nessuno lo rivela così palesemente come [[Jean Racine|Racine]].<ref name=Abschied /> ('''Rilke''': 49-50)