Vespasiano da Bisticci: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Vespasiano da Bisticci==
*{{NDR|[[Janus Pannonius]]}} Era di maraviglioso ingegno, e attissimo alla prosa e al verso, ma al verso aveva grandissima facilità. Era fama della sua virtù non solo in quello Istudio {{NDR|di [[Guarino Veronese]]}}, ma per tutta l'Italia non si diceva altro che di questo giovane. Sogliono i più di questi oltramontani avere poco ingegno; costui superava non solo gli oltramontani, ma non era Italiano che s'accostasse al suo ingegno. Non era la sua complessione se non in spirito, in tutto alieno dalla materia. A vederlo pareva le delizie del mondo, tanta grazia aveva con ognuno, e pe' sua modi e pe' sua costumi! Ogni dì cresceva più la sua riputazione.<ref>Dalle ''Vite {{sic|degli}} uomini illustri'', citato in [[Paolo Ruzicska]], ''Storia della letteratura ungherese'', Nuova Accademia Editrice, Milano, 1963, capitolo XXII, p. 217; (parzialmente) in ''La gioventù di [[Ludovico Ariosto]] e la poesia latina in Ferrara''; in [[Giosuè Carducci]] ''La {{sic|coltura}} estense e la gioventù dell'Ariosto'', Edizione Nazionale delle opere di Giosuè Carducci, volume tredicesimo, Nicola Zanichelli Editore, p. 174 e (parzialmente) in Janus Pannonius, ''Epigrammi lascivi'', traduzione di Gianni Toti, Fahrenheit 451, 1997, p. 12. ISBN 88-86095-03-1</ref>
*{{NDR|[[Janus Pannonius]]}} [[Cosimo de' Medici|Cosimo]] mi disse avere assai caro d'avergli parlato perché gli pareva così savio giovane e prudente, quanto ognuno oltramontano gli avesse parlato ne' sua dì, e nel quale conosceva molte degne condizioni; e che per cosa veruna non avrebbe voluto non averlo a conoscere. E di poi mi disse che io gli offerissi ogni cosa che si potesse fare per lui, ch'egli la farebbe di buonissima voglia; istava stupefatto delle degne condizioni di questo giovane.<ref>Da ''La gioventù di [[Ludovico Ariosto]] e la poesia latina in Ferrara''; in [[Giosuè Carducci]] ''La {{sic|coltura}} estense e la gioventù dell'Ariosto'', Edizione Nazionale delle opere di Giosuè Carducci, volume tredicesimo, Nicola Zanichelli Editore, pp. 176-177.</ref>
*{{NDR|[[Janus Pannonius tornato in Ungheria dopo gli anni di soggiorno in Italia si confida con Vespasiano da Bisticci]]}} *Giunto di là, e veduto i costumi di quelle genti, gli parvero molto strani, rispetto a quegli d'Italia, dov'egli s'era allevato. Benché gli fusse fatto tanto onore e dal re e dall'arcivescovo e da tutti quegli signori quanto fu possibile, e non vi poteva istare in maggiore riputazione che vi stava, non vi si poteva pegio contentare che faceva, secondo che io intesi da lui; e massime avendo l'animo e l'ingegno pellegrino quanto dire si potesse.<ref>Citato in [[Paolo Ruzicska]], ''Storia della letteratura ungherese'', Nuova Accademia Editrice, Milano, 1963, capitolo XXII, p. 218. </ref>
 
==Note==
<references />
 
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