Frank Herbert: differenze tra le versioni

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*Una volta mio padre mi disse che il rispetto per la verità è quasi il fondamento di ogni morale. "Niente esce dal niente" mi disse. Questo è senz'altro un pensiero profondo, quando si pensi fino a qual punto la "verità" può essere instabile. (da «Conversazioni con Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 195)
*Muad'Dib poteva veramente vedere il futuro, ma il suo potere aveva dei limiti. Pensate alla vista: voi avete gli occhi, ma non potete vedere senza la luce. Se vi trovate sul fondo di una valle, non potete vedere oltre i monti. Nello stesso modo Muad'Dib non poteva guardare sempre nel misterioso territorio dell'avvenire. Egli ci dice che una singola, oscura decisione profetica, forse la scelta di una parola invece di un'altra, potrebbe cambiare l'intero futuro. Ci dice anche: "La visione del tempo è immensa, ma, quando l'attraversate, il tempo diventa una porta molto stretta". Egli sempre fuggiva la tentazione di scegliere una via chiara e sicura, e ammoniva: "Questo sentiero conduce ineluttabilmente alla stagnazione". (dal «Risveglio di Arrakis», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 206)
*Che cosa [[disprezzo|disprezzi]]? È da questo che ti si conosce veramente. (dal «Manuale di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 217)
*All'età di 15 anni aveva già imparato il silenzio. (dalla «Storia di Muad'Dib per bambini», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 227)
*Siamo venuti da Caladan: un mondo paradisiaco per la nostra forma di vita. Non c'era alcun bisogno su Caladan, di costruire un paradiso fisico, o uno per la mente… lo vedevamo intorno a noi. E il prezzo che abbiamo pagato è il prezzo che gli uomini hanno sempre pagato nell'ottenere un paradiso in questa vita: diventammo rammolliti, perdemmo la nostra tempra. (da «Conversazioni con Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 240)
*Per molta gente è difficile capire la vita familiare dell'Harem Reale, ma io cercherò di darvene una visione condensata. Mio padre, ne sono convinta, aveva un solo, vero amico: il Conte Hasimir Fenring, l'eunuco genetico, uno dei più temibili guerrieri dell'impero. Il Conte, un uomo piccolo, brutto e vivace, presentò un giorno a mio padre una nuova schiava concubina, e io fui mandata da mia madre a spiare la cerimonia. Noi tutte spiavamo mio padre, per proteggerci. Certo, una schiava concubina concessa a mio padre in base all'accordo fra il Bene Gesserit e la Gilda non poteva generare un Successore Reale, ma i loro intrighi continuavano instancabili, ossessionanti e sempre uguali. Mia madre, le mie sorelle e io ci eravamo ormai abituate a evitare i più sottili strumenti di morte. Può sembrare orribile a dirsi, ma non sicura che mio padre fosse del tutto estraneo a questi tentativi di morte. Una Famiglia Reale è diversa dalle altre. Dunque, dicevo, c'era questa nuova schiava concubina, snella, graziosa, rossa di capelli come mio padre. Aveva i muscoli di una danzatrice, e certamente la neuroseduzione faceva parte del suo addestramento. Era in piedi, davanti a mio padre, nuda, e lui la guardò a lungo, prima di dichiarare: "È troppo bella. La riserveremo per un dono". Non avete idea della costernazione che questa sua decisione creò nell'Harem Reale. L'astuzia e l'autocontrollo non erano, forse, minacce mortali per noi tutte? (da «Nella mia casa paterna», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 245)
*Questo adattamento religioso dei Fremen e dunque l'origine di ciò che ora conosciamo come "I Pilastri dell'Universo", di cui i Quizara Tawfid sono i rappresentanti fra noi, con i segni, le prove e le profezie. Ci portano questa fusione mistica di Arrakis, la cui profonda bellezza noi ritroviamo nella commovente musica composta sulle antiche forme, ma contrassegnata da questo nuovo risveglio. Chi non ha ascoltato, senza commuoversi profondamente, l'"Inno al Vecchio"?<br/>Ho calpestato un deserto<br/>Abitato da miraggi ondeggianti.<br/>Vorace di gloria, avido di pericolo,<br/>Ho vagabondato sugli orizzonti di al-Kulab,<br/>Ho visto il tempo livellare le montagne<br/>Nella sua ricerca e nella sua fame di me.<br/>E ho visto i [[passero|passeri]] sfrecciare fulminei,<br/>Più arditi di un lupo da preda.<br/>Si sono dispersi nell'albero della mia giovinezza.<br/>Ho sentito lo stormo fra i miei rami<br/>E ho conosciuto i loro becchi e gli artigli! (dal «Risveglio di Arrakis», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 254)
*[[Profezia]] e preveggenza. Com'è possibile provarne la verità davanti a domande senza risposta? Considera: in quale misura "l'onda" (come Muad'Dib chiama la sua visione immagine) è vera profezia, e quanto invece il profeta contribuisce a plasmare il futuro perché si adatti alla profezia? Il profeta vede veramente l'avvenire, oppure una linea di frattura, una crepa, un difetto che lui potrebbe spezzare con le decisioni o le parole, come il tagliatore di diamanti spezza una gemma con un colpo di scalpello? (da «Riflessioni personali su Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 260)
*I Fremen erano i supremi maestri della qualità che gli antichi chiamavano "spannungsbogen": l'imposizione volontaria di un indugio fra il desiderio di una cosa e l'atto di procurarsela. (dalla «Saggezza di Muad'Dib», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 269)
*Mio padre, l'Imperatore Padiscià, aveva settantadue anni e tuttavia non ne dimostrava più di trentacinque, quando meditò la morte del Duca Leto e il ritorno degli Harkonnen su Arrakis. Raramente compariva in pubblico indossando qualcosa di diverso da un'uniforme dei Sardaukar e un elmetto da Burseg, nero, col leone imperiale ricamato in oro. L'uniforme ricordava a tutti la fonte prima del potere. Non era sempre così urtante: quando voleva, sapeva irradiare simpatia e sincerità. Ma, in questi ultimi tempi, a molti anni di distanza, mi sono chiesta se tutto, in lui, fosse realmente ciò che sembrava. Oggi, sono convinta, che fosse un uomo il quale lottava, costantemente, contro le sbarre di una gabbia invisibile. Non dimenticate che era Imperatore, capo di una dinastia le cui origini si perdevano nel tempo. Ma noi gli negammo un figlio legittimo. Non è questa la più terribile sconfitta che possa subire un capo? Mia madre obbedì alle sue Sorelle Superiori, laddove Lady Jessica aveva disobbedito. Chi si mostrò più forte? La storia ci ha già risposto. (da «Nella mia casa paterna», della Principessa Irulan: Ed. Nord, p. 277)