Anna Maria Ortese: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, uscita in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche d'infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. (da ''Il «mare» come spaesamento'', aprile 1994, introduzione a ''Il mare non bagna Napoli'', Adelphi, 1994<sup>10</sup>)
*Come un imbuto viscido il cortile, con la punta verso il cielo e i muri lebbrosi fitti di miserabili balconi; gli archi dei terranei, neri, coi lumi brillanti a cerchio intorno all'Addolorata; il selciato bianco di acqua saponata, le foglie di cavolo, i pezzi di carta, i rifiuti, e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione, che la guardavano amorosamente. Cominciarono a torcersi, a confondersi, a ingigantire. Le venivano tutti addosso, gridando, nei due cerchietti stregati degli occhiali. Fu Mariuccia per prima ad accorgersi che la bambina stava male, e a strapparle in fretta gli occhiali, perché Eugenia si era piegata in due e, lamentandosi, vomitava. (da ''Un paio di occhiali»; in ''Il mare non bagna Napoli'', Adelphi, 2014)
*Come tutte le mostruosità, [[Napoli]] non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. (da ''Il silenzio della ragione'', in ''Il mare non bagna Napoli'', Rizzoli, 1975, p. 155)