Anna Maria Ortese: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Anna Maria Ortese==
*Chi [[tortura]] gli [[animali]] paga già nella sua miseria. Sono contro la debolezza umana e a favore della [[forza]] che le povere bestie ci dimostrano tutti i giorni perdonandoci. (citato su ''Panorama'', 7 luglio 2002)
*Come un imbuto viscido il cortile, con la punta verso il cielo e i muri lebbrosi fitti di miserabili balconi; gli archi dei terranei, neri, coi lumi brillanti a cerchio intorno all'Addolorata; il selciato bianco di acqua saponata, le foglie di cavolo, i pezzi di carta, i rifiuti, e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione, che la guardavano amorosamente. Cominciarono a torcersi, a confondersi, a ingigantire. Le venivano tutti addosso, gridando, nei due cerchietti stregati degli occhiali. Fu Mariuccia per prima ad accorgersi che la bambina stava male, e a strapparle in fretta gli occhiali, perché Eugenia si era piegata in due e, lamentandosi, vomitava. (da ''Un paio di occhiali»; in ''Il mare non bagna Napoli'')
*Come tutte le mostruosità, [[Napoli]] non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. (da ''Il silenzio della ragione'', in ''Il mare non bagna Napoli'', Rizzoli, 1975, p. 155)
*[[Scrivere]] è cercare la calma, e qualche volta trovarla. È tornare a casa. Lo stesso che leggere. Chi scrive e legge realmente, cioè solo per sé, rientra a casa; sta bene. Chi non scrive o non legge mai, o solo su comando – per ragioni pratiche – è sempre fuori casa, anche se ne ha molte. È un povero, e rende la vita più povera. (da un'intervista del 1977, ora in ''Corpo Celeste'', Adelphi, 1997)
*Rievocare i paesaggi del passato non si può, diremmo che Dio non vuole; vi è in essi alcunché dell'eden consentito all'uomo una volta sola... egli non può rientrarvi. (da ''Il cardillo addolorato'')
*Si scrive perché si cerca compagnia, poi si pubblica perché gli editori danno un po' di [[denaro]].
*{{NDR|A proposito di Napoli}} Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, [...] tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, [...] tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva [...] una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si espremisero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione... (da ''L'Infanta sepolta'', Adelphi Edizioni, Milano, 1994, p. 17)
*Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, uscita in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche d'infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. (da ''Il «mare» come spaesamento'', aprile 1994, introduzione a ''Il mare non bagna Napoli'', Adelphi, 1994<sup>10</sup>)
*{{NDR|A proposito di [[Erich Priebke]]}} Poso lo sguardo sul carcere dove è chiuso in attesa di un nuovo processo [...]. Non si può non ammirare la dignità con cui accetta, dopo oltre mezzo secolo dal reato di cui è accusato, tutto il rituale solenne della giustizia. [...] Era la guerra. E la guerra non ha nulla di morale. Perché odiare? [...] Lasciate cadere i bastoni. E i lupi feriti di tutto il mondo, rispettateli. (citato su ''Il Giornale'', 12 gennaio 1997<ref>Citato in Giulia Borgese, [https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1997/gennaio/13/Cara_Ortese_Priebke_non_povero_co_0_9701133484.shtml ''Cara Ortese, Priebke non è un povero lupo ferito''], ''Corriere della Sera'', 13 gennaio 1997, p. 27.</ref>)
 
==''Il mare non bagna Napoli''==
===Citazioni===
*Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, uscita in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche d'infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. (da ''Il «mare» come spaesamento'', aprile 1994, introduzione a ''Il mare non bagna Napoli'', Adelphi, 1994<sup>10</sup>)
*Come un imbuto viscido il cortile, con la punta verso il cielo e i muri lebbrosi fitti di miserabili balconi; gli archi dei terranei, neri, coi lumi brillanti a cerchio intorno all'Addolorata; il selciato bianco di acqua saponata, le foglie di cavolo, i pezzi di carta, i rifiuti, e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione, che la guardavano amorosamente. Cominciarono a torcersi, a confondersi, a ingigantire. Le venivano tutti addosso, gridando, nei due cerchietti stregati degli occhiali. Fu Mariuccia per prima ad accorgersi che la bambina stava male, e a strapparle in fretta gli occhiali, perché Eugenia si era piegata in due e, lamentandosi, vomitava. (da ''Un paio di occhiali»; in ''Il mare non bagna Napoli'')
*Come tutte le mostruosità, [[Napoli]] non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. (da ''Il silenzio della ragione'', in ''Il mare non bagna Napoli'', Rizzoli, 1975, p. 155)
 
==''Dibattito: Che cos'è la libertà di pensiero''==