Charlie Chaplin: differenze tra le versioni

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*{{NDR|L'appartamento berlinese dei coniugi Einstein}} Sembrava uno di quegli alloggi che si possono trovare nel Bronx, con una sola stanza adibita a soggiorno-sala da pranzo, e con il pavimento coperto da vecchi tappeti logori. Il mobile più prezioso era il pianoforte nero sul quale egli prese quegli storici appunti preliminari sulla quarta dimensione. Mi sono chiesto spesso che fine abbia fatto. Può darsi che sia allo Smithsonian Institute o al Metropolitan Museum; ma può anche darsi che i nazisti se ne siano serviti per accendere il fuoco. (p. 384)
*Il suo film {{NDR|di [[Sergej Michajlovič Ėjzenštejn|Ėjzenštejn]]}} ''[[Ivan il Terribile (film)|Ivan il Terribile]]'', che vidi dopo la seconda guerra mondiale, fu certo il migliore di tutti i film storici. Egli trattò la storia poeticamente, il che è un ottimo sistema per fare della [[storia]]. Quando penso alla distorsione che subiscono anche i fatti più recenti, la storia come tale desta solo il mio scetticismo, laddove un'interpretazione poetica consegue l'effetto generale del periodo. Alla fin fine c'è più autenticità storica nelle opere d'arte che nei libri di storia. (pp. 386-387)
*All'inizio nessuno sapeva dosare il [[cinema sonoro|sonoro]]: il cavaliere errante dentro la sua armatura sferragliava come un'acciaieria; una semplice cenetta in famiglia sembrava l'ora di punta in una trattoria e chi versava l'acqua in un bicchiere faceva un rumore da sfondare i timpani. Uscii dal teatro convinto che il sonoro avesse i giorni contati. (p. 388)
*{{NDR|Dopo il successo delle prime [[cinema sonoro|pellicole sonore]]}} Era il tramonto del cinema muto. Fu un peccato, perché cominciava a perfezionarsi proprio allora. (p. 389)
*{{NDR|Durante la prima di ''[[Luci della città]]''}} Accadde una cosa assolutamente incredibile. A un tratto, nel bel mezzo di una risata, il film fu interrotto. Si accesero le luci in sala e da un altoparlante una voce annunciò: «Prima di riprendere la proiezione di questo bellissimo film, permetteteci di rubarvi cinque minuti per segnalarvi i pregi di questo nuovo, elegante teatro». Non credevo ai miei orecchi. Ero furioso. Balzai dalla poltrona e di corsa mi lanciai su per la corsia. «Dov'è quell'idiota, quel figlio di puttana del direttore? Ma io lo ammazzo!»<br />Il pubblico era con me e cominciò a pestare i piedi e a battere le mani mentre l'imbecille continuava a magnificare i pregi del teatro. S'interruppe, tuttavia, quando il pubblico cominciò a fischiare. Occorse un'intera bobina perché le risate riprendessero come prima. (p. 395)