Charlie Chaplin: differenze tra le versioni

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*Il [[genialità|genio]] e il [[crimine|criminale]] hanno molto in comune, essendo ambedue sfegatati [[Individualismo|individualisti]]. (p. 345)
*Io non credo, né mi rifiuto di credere, in nulla. (p. 346)
*Non ci si avvicina alla verità attraverso la ragione, essa ci confina in una matrice geometrica di pensiero che esige logica e attendibilità; in sogno vediamo i morti e li accettiamo come vivi, sapendo al tempo stesso che sono morti. E benché questo stato di sogno sia privo di ragione, non ha forse una sua attendibilità? Vi sono cose che trascendono la ragione. Come possiamo comprendere la miliardesima parte di un secondo? Eppure esiste, se crediamo alla scienza matematica. [...] {{NDR|La [[fede]]}} È un'estensione dello spirito, un potere inverso oltre che infinito. Negare la fede è confutare se stessi e lo spirito che genera tutte le nostre forze creative. (p. 347)
*È paradossale che nell'elaborazione di una comica la tragedia stimoli il senso del [[ridicolo]]; perché il ridicolo, immagino, è un atteggiamento di sfida: dobbiamo ridere in faccia alla tragedia, alla sfortuna e alla nostra impotenza contro le forze della natura, se non vogliamo impazzire. (pp. 362-363)
*[[Cornelius Vanderbilt|Vanderbilt]] mi spedì una serie di fotografie formato cartolina che mostravano [[Adolf Hitler|Hitler]] durante un discorso. Il viso era oscenamente comico: una brutta copia del mio, con i suoi assurdi baffetti, le lunghe ciocche ribelli e una boccuccia disgustosamente sottile. Non riuscivo a prenderlo sul serio. Ogni cartolina ne illustrava una posa diversa: una con le mani simili ad artigli, mentre arringava la folla, un'altra con un braccio levato e l'altro lungo il corpo, come un giocatore di cricket che sta per lanciare la palla, e un'altra con le mani strette davanti a sé come se stesse sollevando un manubrio immaginario. Il saluto con la mano rovesciata all'indietro sulla spalla e col palmo rivolto all'insù mi faceva venir voglia di metterci sopra un vassoio di piatti sporchi. «Questo è matto!» pensai. Ma quando [[Albert Einstein|Einstein]] e [[Thomas Mann]] furono costretti a lasciare la Germania, il viso di Hitler non era più comico ma sinistro. (pp. 381-382)
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*La [[Elsa Einstein|signora Einstein]] parlava un ottimo inglese, assai migliore di quello del marito. Era una donna quadrata, provvista di una straordinaria vitalità; francamente si divertiva ad essere la moglie di un grand'uomo e non faceva nessun tentativo per nasconderlo; il suo entusiasmo la rendeva simpatica a tutti. (p. 382)
*{{NDR|La signora Einstein}} mi raccontò la storia del mattino in cui suo marito aveva concepito la [[teoria della relatività]]. Disse che il dottore era sceso in vestaglia, come sempre, ma aveva appena toccato la colazione. «Capii subito che qualcosa bolliva in pentola e gli chiesi quale problema fosse a tormentarlo. "Cara" disse lui "ho un'idea formidabile." E dopo aver bevuto il caffè andò al piano e si mise a suonare. Di tanto in tanto s'interrompeva, prendeva qualche appunto e ripeteva: "È un'idea formidabile, un'idea fantastica!"<br />"Allora, per amor del cielo, dimmi di che si tratta" dissi io. "Non tenermi così in sospeso."<br />"È difficile" disse lui. "La devo ancora sviluppare."»<br />Mi disse che continuò a suonare il piano e a prendere appunti per circa mezz'ora, poi salì nel suo studio, informandola che non voleva essere disturbato, e vi rimase due settimane. «Tutti i giorni gli mandavo su i pasti» disse «e la sera faceva una passeggiatina igienica e poi tornava al suo lavoro.»<br />«Finalmente» disse «uscì dallo studio: era pallidissimo. "Ecco qua" disse stancamente, posando sul tavolo due fogli di carta. E quella era la teoria della relatività.» (p. 383)
*{{NDR|L'appartamento berlinese dei coniugi Einstein}} Sembrava uno di quegli alloggi che si possono trovare nel Bronx, con una sola stanza adibita a soggiorno-sala da pranzo, e con il pavimento coperto da vecchi tappeti logori. Il mobile più prezioso era il pianoforte nero sul quale egli prese quegli storici appunti preliminari sulla quarta dimensione. Mi sono chiesto spesso che fine abbia fatto. Può darsi che sia allo Smithsonian Institute o al Metropolitan Museum; ma può anche darsi che i nazisti se ne siano serviti per accendere il fuoco. (p. 384)
*Il suo film {{NDR|di [[Sergej Michajlovič Ėjzenštejn|Ėjzenštejn]]}} ''[[Ivan il Terribile (film)|Ivan il Terribile]]'', che vidi dopo la seconda guerra mondiale, fu certo il migliore di tutti i film storici. Egli trattò la storia poeticamente, il che è un ottimo sistema per fare della [[storia]]. Quando penso alla distorsione che subiscono anche i fatti più recenti, la storia come tale desta solo il mio scetticismo, laddove un'interpretazione poetica consegue l'effetto generale del periodo. Alla fin fine c'è più autenticità storica nelle opere d'arte che nei libri di storia. (pp. 386-387)
*{{NDR|Dopo il successo delle prime [[cinema sonoro|pellicole sonore]]}} Era il tramonto del cinema muto. Fu un peccato, perché cominciava a perfezionarsi proprio allora. (p. 389)