Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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*Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso. Non dovete pensare che io non compatisca all'infelicità umana. Ma non potendovi riparare con nessuna forza, nessuna arte, nessuna industria, nessun patto; stimo assai più degno dell'uomo, e di una disperazione magnanima, il ridere dei mali comuni; che il mettermene a sospirare, lagrimare e stridere insieme cogli altri [...]. [...] io desidero quanto voi, e quanto qualunque altro, il bene della mia specie in universale; ma non lo spero in nessun modo. (''Dialogo di Timandro e di Eleandro'')
*La [[filosofia]] non è altro che la scienza della viltà d'animo e di corpo, del badare a se stesso, procacciare i propri comodi in qualunque maniera, non curarsi degli altri, e burlarsi della virtù e di altre tali larve e immaginazione degli uomini. La natura è gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio; ma la ragione è pigra come una tartaruga, e codarda come una lepre. (''Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati'')
*Niuna[...] niuna verità nuova [...] fu mai potuta [...] introdurre e stabilire nel mondo subitamente; ma solo in corso di tempo, mediante la consuetudine e l’esempiol'esempio: assuefacendosi gli uomini al credere come ad ogni altra cosa; anzi credendo generalmente per assuefazione, non per certezza di prove concepita nell'animo. (''Il Parini, ovvero della gloria'', [[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo ottavo|cap. VIII]])
 
====''Detti memorabili di Filippo Ottonieri''====
*Dimandato a che nascano gli uomini, rispose per ischerzo: a conoscere quanto sia più spediente il non esser nato. (cap. II)
*Una grandissima parte delle azioni e dei portamenti degli uomini che si attribuiscono a qualche pessima qualità morale, non sieno veramente altro che inconsiderati. (cap. III)
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*Le più delle cose delle quali si ride ordinariamente, sono tutt'altro che ridicole in effetto; e di moltissime si ride per questa cagione stessa, che elle non sono degne di riso o in parte alcuna o tanto che basti. (cap. V)
*È grande stoltezza confessare che il nostro corpo è soggetto alle cose che non sono in facoltà nostra, e contuttociò negare che l'animo, il quale dipende dal corpo quasi in tutto, soggiaccia necessariamente a cosa alcuna fuori che a noi medesimi. E conchiudeva, che l'uomo tutto intero, e sempre, e irrepugnabilmente, è in potestà della fortuna. (cap. II)
===Il Parini, ovvero della gloria===
*Niuna verità nuova [...] fu mai potuta [...] introdurre e stabilire nel mondo subitamente; ma solo in corso di tempo, mediante la consuetudine e l’esempio: assuefacendosi gli uomini al credere come ad ogni altra cosa; anzi credendo generalmente per assuefazione, non per certezza di prove concepita nell'animo.
 
===Citazioni sull'opera===
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==''Pensieri''==
===[[Incipit]]===
*{{NDR|[[Incipit]]}} Io ho lungamente ricusato di ritener vere le cose che dirò qui sotto.
Io ho lungamente ricusato di creder vere le cose che dirò qui sotto, perché, oltre che la natura mia era troppo rimota da esse, e che l'animo tende sempre a giudicare gli altri da se medesimo, la mia inclinazione non è stata mai d'odiare gli uomini, ma di amarli. In ultimo l'esperienza quasi violentemente me le ha persuase: e sono certo che quei lettori che si troveranno aver praticato cogli uomini molto e in diversi modi, confesseranno che quello ch'io sono per dire è vero tutti gli altri lo terranno per esagerato, finché l'esperienza, se mai avranno occasione di veramente fare esperienza della società umana, non lo ponga loro dinanzi agli occhi.
*Dico che il mondo é una lega di birbanti contro gli uomini dabbene, di vili contro i generosi. (I)
 
*Rari sono i birbanti poveri. (I)
===Citazioni===
*Dico che il mondo éè una lega di birbanti contro gli uomini dabbene, di vili contro i generosi. (I)
*Rari sono i birbanti poveri [...]. (I)
*Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. (I)
*La [[morte]] non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desiderii. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza. (VI)
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*Quello che non può in niun modo la riflessione, può e fa l'irriflesione. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3520|3520]], 25 settembre 1823; 1898, Vol. VI, p. 2)
*Una [[Lingua (idioma)|lingua]] strettamente universale, qualunque ella mai si fosse, dovrebbe certamente essere di necessit e per sua natura, la più schiava, povera, timida, monotona, uniforme, arida e brutta lingua, la più incapace di qualsivoglia genere di bellezza, la più impropria all'immaginazione, e la meno da lei dipendente, anzi la più da lei per ogni verso disgiunta, la più esangue ed inanimata e morta, che mai si possa concepire; uno scheletro un'ombra di lingua piuttosto che lingua veramente [...]. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3253|3253]], 23 agosto 1823; 1898, Vol. V, p. 275)
*Chiunque nel [[pericolo]] in cui non v’èv'è nulla a fare, comparisce diverso da quel ch’eich'ei suole, qualunque ei soglia essere, e qual ch’eich'ei divenga, e quanta che sia questa diversità, non è coraggioso, o in quel caso non ha vero [[coraggio]]. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3531|3531]], 26-7 settembre 1823; 1898, Vol. VI, p. 9)
*[...] il [[piacere]] è sempre o passato o futuro, non mai presente [...].<ref>Anche in ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'', in ''Operette morali'': "Il piacere è sempre o passato o futuro, e non mai presente".</ref> ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3550|3550]], 29 settembre 1823, Festa di San Michele Arcangelo; 1898, Vol. VI, p. 21)
*Il [[fuoco]] è una di quelle materie, di quegli agenti terribili, come l’l'[[elettricità]], che la natura sembra avere studiosamente seppellito e appartato, e rimosso dalla vista e da’da' sensi e dalla vita degli animali, e dalla superficie del globo, dove essa vita e la vegetazione e la vita totale della natura ha principalmente luogo, per non manifestarlo o lasciarlo manifestare che nelle convulsioni degli elementi e ne’ne' fenomeni accidentali e particolari, com’ècom'è quello de’de' vulcani, che sono fuor dell’ordinedell'ordine generale e della regola ordinaria della natura. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3645|3645]], 11 ottobre 1823; 1898, Vol. VI)
*La [[noia]] è il desiderio della felicità, lasciato, per così dir, puro. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3715|3715]], 17 ottobre 1823; 1898, Vol. VI, p. 127)
*L'[[esistenza]] può essere maggiore senza che lo sia la vita. ([[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3927|3927]], 27 novembre 1823; 1898, Vol. VI, p. 301)