Marco Travaglio: differenze tra le versioni

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*{{NDR|In riferimento all'inchiesta "Mani Pulite" del pool di magistrati di Milano}} Gli Italiani, quando scoprirono di essere stati derubati e grassati per anni dai loro sedicenti rappresentanti, s'incazzarono. Finché durò il fruscio delle mazzette negli orecchi degli Italiani, fu facile per loro comprendere chi fossero le vittime della Grande Ruberia: erano loro. I partiti, per mantenere i loro apparati elefantiaci ed il tenore di vita principesco di molti loro boss, imponevano il pizzo su ogni loro appalto; gli imprenditori gonfiavano i prezzi dei lavori con continue varianti in corso d'opera, lo Stato si svenava con una spesa pubblica sempre più fuori controllo, ed ogni anno veniva da noi a bussare a quattrini con leggi finanziarie sempre più giugulatorie. Nel 1993 eravamo sull'orlo della bancarotta. Lo Stato italiano non aveva letteralmente più un soldo in cassa: mancava persino di che pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Una situazione pre-Argentina, che costrinse il governo Amato a varare la più spaventosa legge finanziaria della storia d'Europa. Era, quello, lo scontrino fiscale di Tangentopoli. E toccò ai cittadini pagare il conto. Che dovevano fare i derubati? Metter mano ai portafogli e ringraziare chi li aveva ridotti così? Il minimo che si dovesse fare era quel che fecero decine di veneziani, inseguendo De Michelis per le calli della Laguna al grido di «ladròn, ladròn». E quel che fecero migliaia di romani di destra e di sinistra, lanciando banconote false contro Craxi che usciva dalla sua suite all'Hotel Raphael, cantando beffardamente sull'aria Guantanamera: «Vuoi pure queste? Bettino, vuoi pure queste?». Fu una reazione normale, e non c'è proprio nulla di cui vergognarsi. Anche perché il Craxi in questione era stato appena salvato dalla Camera dei deputati, che aveva respinto gran parte delle richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per gravi episodi di corruzione, e tutte le richieste di arresto e perquisizione avanzate dal pool di Milano. Lo stesso Craxi, pochi mesi prima, si era presentato alla Camera con l'aria dell'accusatore per tenere un discorso ricattatorio puntando il dito sui colleghi e chiamandoli a correo dei propri reati.
*Il lancio delle banconote fu uno dei momenti più alti della nostra democrazia. I cittadini, correttamente e compiutamente informati come mai era accaduto in passato sul tradimento degli eletti ai danni degli elettori, reagivano con l'unica arma democratica a loro disposizione: l'indignazione e la protesta di piazza, per chiedere una politica più trasparente e più onesta e una legge finalmente uguale per tutti. Il discorso di Craxi alla Camera, il 3 luglio 1992, fu invece uno dei momenti più bassi della storia repubblicana: un ex presidente del Consiglio che aveva governato l'Italia personalmente per quattro anni e – in coalizione con i partiti alleati – per quindici, violando sottobanco le leggi che lui stesso, il suo partito ed i suoi alleati pretendevano di imporre agli altri, ma dal rispetto delle quali si sentiva – chissà perché – esentato, pretendeva di farla franca intonando il «così fan tutti», trafficando con dossier fasulli e «poker d'assi» pieni di due di picche per screditare i magistrati che l'avevano preso con le mani nel sacco. E presto sarebbe fuggito all'estero, latitante travestito da esule, per sottrarsi alla giustizia e alle leggi del suo Paese. Che dovevano fare gli italiani? Battergli le mani? Stendergli il tappeto rosso sotto i piedi? Ringraziarlo del gentile pensiero?
*Se le [[notizia|notizie]] fanno paura, le parole che le raccontano ne fanno ancor di più. In fondo è la parola che si conficca nella memoria e aiuta a ricordare questo o quel fatto, richiamandolo come il sibilo agli ultrasuoni che fa scattare il cane. Così – l'abbiamo visto per la guerra e per la pace – le parole diventano più importanti dei fatti. Perché, giocando con le parole, si possono manipolare i fatti, e, alla fine della catena, tutta la memoria collettiva.
*[[Giuliano Ferrara]], oltre a lavorare per la CIA, è stato ministro e portavoce del primo [[governo]] [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]], nonché direttore di due giornali della famiglia Berlusconi, ''Il Foglio'' e ''Panorama'': con quale credibilità può commentare o intervistare [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] e i suoi avversari?