Cesare Segre: differenze tra le versioni

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*In Italia, lo scrittore ambisce sempre a conquistarsi un posto nella grande letteratura. Anche i critici sembrano negare che si possa scrivere in modo piacevole e divertente senza quell'impegno di rivelazione e critica della realtà assunto dalla letteratura alta; e trascurano l'esistenza di un pubblico meno sofisticato criticamente ma curioso e amante della lettura. (da ''La letteratura italiana del Novecento'', Laterza, 1998²)
*Informato su testi ebraici più o meno esoterici, [[Franz Kafka|Kafka]], non avendo trovato risposta alle sue interrogazioni su Dio, usa le invenzioni e le metafore di quei testi per abbozzare una teologia negativa. Dio non appare più circonfuso di assurdo, ma s'identifica con l'assurdo stesso. In questo senso è non solo un padre terribile, ma una specie di terribile dittatore. Kafka però descrive l'assurdo in termini burocratici e giuridici. (dall'articolo ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/28/Franz_Kafka_Primo_Levi_Carlo_co_0_01032810667.shtml Franz Kafka, Primo Levi e Carlo Emilio Gadda: tre modi diversi di confrontarsi con il potere]'', ''Corriere della sera'', 28 marzo 2001)
*L'[[aforisma]] più riuscito è quello che fa pensare: talora, perché presenta alla nostra mente idee da cui essa per istinto rifuggiva, più spesso, per la concettosità che ci fa sorridere di piacere. (da ''Pensieri, motti e frasi argute. Ma l'Italia non ama gli aforismi'', ''Corriere della sera'', 8 maggio 1995, p. 29)
*{{NDR|Gli studenti}} Sanno poche parole, non sono capaci di costruire frasi complesse e fanno er­rori di ortografia gravissimi, insomma non sanno usare la lingua: riassumere, raccontare, riferire. Questo significa che non hanno il dominio della realtà, perché la lingua è il modo che abbiamo per metterci in contatto con il mondo: e se non sei capace di esprimerti non sei capace di giudicare. Per di più la civiltà dell'immagine in genere usa la [[Linguaggio|lingua]] per formulare slogan e non ragionamen­ti. (da ''Corriere della sera'', 18 dicembre 2009)