Bernardo di Chiaravalle: differenze tra le versioni

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*Il ventre è considerato vile ... I monaci e gli eremiti, che il mondo disprezza, sono il ventre della chiesa. Essi ricevono Il cibo spirituale della dottrina. Sono sostegno della chiesa, e loro simbolo è Mosè che prega sul monte, Samuele che dorme nel tempio, Elia che dimora nel deserto. Essi somministrano i succhi spirituali ai superiori e agli inferiori. Ad essi conviene quanto è stato detto: "L'umanità vive grazie a pochi; se non ci fossero quelli, il mondo perirebbe o per un fulmine o per lo spalancarsi della terra". <ref>Citato in [[André Louf]], ''Tradizioni esicastiche d'oriente ed occidente'', in ''Atti del IX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa'', traduzione di Laura Marino, Qiqajon, 2001</ref>
*L'[[umiltà]] è la sola che beatifica ed eterna le virtù, che fa forza al regno dei cieli, che ha umiliato il Signore della Maestà fino alla morte, la morte della croce. L'umiltà fu la prima a invitare a discendere fra noi il Verbo di Dio, stabilito nell'alto dei cieli.<ref>Citato in [[Erich Auerbach]], ''Mimesis'', Giulio Einaudi Editore, Torino, 1956, p. 166.</ref>
*[[Maria]] è stata una rosa, bianca per la sua verginità, vermiglia per la carità.<ref>Citato in Alberto Cottino, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/gennaio/22/senso_dei_fiori_dall_Annunciazione_co_9_100122085.shtml Il senso dei fiori dall'Annunciazione ai versi di Prévert]'', ''Corriere della Sera'', 22 gennaio 2010.</ref>
:''Maria autem rosa fuit candida per virginitatem, rubicunda per charitatem.'' (da ''Item de Beata Maria Virgine sermo'', 695, 10: ''PL'' 184, 1020D)
*O buon Gesù, quando orando [''[[preghiera|pregando]]''] con li occhi chiusi, quasi mi volto a te, desiderosamente, tu mandi nel mio cuore una certa cosa e un certo contento che io medesimo non posso sapere quello che si sia. Io sento bene in me una saporosa dolcezza, la quale tutto mi contenta, e se io seguitassi insino alla sua perfezione in me, io non cercherei mai più altro. (da ''De contemplando Deo'', IX, 20)<ref>Citato in [[Bonaventura da Bagnoregio]], ''Della consolazione divina'', ''La Letteratura Religiosa'', p. 58, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1965.</ref>