Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*La mia storia di scrittore comincia forse il 13 maggio 1943, quando cessò l'ultima resistenza delle truppe italiane in Tunisia. Fu così che, insieme agli altri prigionieri, mi portarono in America, in un campo di concentramento dell'ovest. Ricordo che un grosso temporale estivo ci aveva accompagnati durante l'ultima parte del nostro viaggio. Camminammo nel fango per ore, in una lunga colonna verso le luci allineate del campo. Intorno a noi camminavano le sentinelle, e una di esse ogni tanto gridava qualcosa in cui si capiva il nome di Mussolini. Uno vicino a me, che conosceva l'inglese tradusse: Mussolini è caduto. Quando i doppi cancelli del P. W. Camp di Hereford si chiusero alle nostre spalle, noi sapevamo che si chiudeva anche un'epoca, che molte cose in cui avevamo più o meno creduto non esistevano più. Ciò era triste, sotto molti aspetti, se non altro perché era il segno più evidente della nostra sconfitta. Ma da allora, ciascuno di noi poteva affrontare da solo, con le proprie forze, la responsabilità di di esistere. (dall'intervista di [[Pasquale Festa Campanile]], ''Giuseppe Berto: convertito all'umorismo'', ''La Fiera Letteraria'', 20 gennaio 1952)
*Mi indigna il suo strapotere {{NDR|di [[Alberto Moravia]]}}, che io credo dannoso per l'Italia. (da [http://www.loccidentale.it/node/81663 ''Giuseppe Berto scoprì il male che impedisce all'uomo di essere felice''], ''l'Occidentale.it'', 15 novembre 2009)
*In me ci sono delle forti componenti romantiche: quando mi dicevano che sono un neorealista, io dicevo che sono un neoromantico. Il rapporto tra l'uomo e la donna di ''Anonimo Veneziano'' è ricavato dalle mie esperienze personali. Se poi io sono portato a vedere pateticamente le mie vicende, non è colpa mia ma della mia struttura caratteriale, che d'altra parte non vedo nessuna necessità di modificare. Non è certo un impulso intellettualistico di ritorno all'800 che mi muove, se mai la consapevolezza che l'autocompassione è un'efficace maniera di sbloccare sia pur temporaneamente la nevrosi. (da ''Cronologia di "Anonimo Veneziano"'', in G. Berto, ''Anonimo Veneziano'', BUR, Milano, 1984, pp. 16-17.)
*Sia chiaro ch'io sono per l'ordine, e che ciò è inutile. (Giuseppe Berto, dalla prefazione di ''La cosa buffa'')
 
==''Anonimo veneziano''==
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*Per fortuna la magistratura non è stata ancora intaccata da certe mode femministe. Un giudice di buonsenso, non contaminato dalla propaganda di sinistra, assegnerebbe il bambino a me. (p. 76)
*Ciò che stava suonando, non era solo dolore per la morte di un uomo, era disperata rassegnazione per la morte d'una città e forse di tutto ciò che è vissuto. In una desolazione tanto vasta e perfetta, non c'è posto per piccole storie personali. (p. 131)
 
===Citazioni sul libro===
*Posso dire che in vita mia non avevo mai lavorato tanto per scrivere tanto poco, né mi ero mai così abbandonato al tormentoso piacere di permettere ai pensieri di cercarsi a lungo le parole più appropriate, e nel cercarsele magari mutano e differentemente si presentano sicché ne vogliono altre, e così via. È un'operazione che, d’abitudine, l'industria culturale non chiede, e forse nemmeno gradisce. (Giuseppe Berto, dalla prefazione<ref>Citato in ''[http://www.osservatoreromano.va/it/news/la-sete-dellanonimo-veneziano La sete dell'Anonimo veneziano]'', ''OsservatoreRomano.va'', 30 aprile 2011.</ref>)
 
==''Il male oscuro''==
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===[[Incipit]]===
In quel tempo di mezzo inverno benché si recasse ogni pomeriggio di sole sulla terrazza del Caffè alle Zattere, vale a dire in un luogo per niente spiacevole e anzi rallegrato dalle scarse cose liete che si possono trovare in una città umida qual è Venezia durante la brutta stagione, Antonio aveva soprattutto voglia di morire.
 
===Citazioni===
*Se la [[vita]] fosse fatta soltanto di sogni e di fervori chiunque purché dotato d'un po' di fantasia potrebbe campare beato e contento... (p. 117)
 
===Citazioni sul libro===
*Posso dire che in vita mia non avevo mai lavorato tanto per scrivere tanto poco, né mi ero mai così abbandonato al tormentoso piacere di permettere ai pensieri di cercarsi a lungo le parole più appropriate. (Giuseppe Berto, dalla prefazione)
*Sia chiaro ch'io sono per l'ordine, e che ciò è inutile. (Giuseppe Berto, dalla prefazione)
 
==[[Incipit]] di ''Il cielo è rosso''==