Porfirio: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Pitagora]]}} tanto aborriva da uccisioni e uccisori, che non solo si asteneva dal mangiare esseri viventi, ma neppure si accostava a macellai e cacciatori.<ref>Citato in Cardini 1958, p. 47.</ref>
 
==''PerìDe apokhês empsykhonabstinentia''==
*[...] il regime [[vegetarianismo|vegetariano]] contribuisce alla salute e nello stesso tempo ad acquisire una resistenza commisurata agli sforzi che l'esercizio della filosofia richiede. (I<!--, 2-->; 2015, p. 301)
*[...] gli [[animale|animali]] sembrano possedere una sensibilità ben superiore alla nostra. (III; 1994, pp. 373-374)
*Dopo il parto ogni animale netta il suo piccolo come se stesso. L'osservazione dimostra che gli animali sono sempre in ordine e si presentano a colui che li nutre con manifestazioni di gioia, sapendo riconoscere il proprio padrone e denunciare l'uomo malevolo. E chi non sa quale rispetto della giustizia verso gli altri si ritrovi fra gli animali che vivono in società, tra le formiche, le api e i loro simili? (III; 1994, p. 376)
*E la natura che li ha creati {{NDR|gli animali}} li ha resi bisognosi degli uomini, e gli uomini bisognosi degli animali, inscrivendo nella loro natura il dovere di giustizia verso gli uomini, e negli uomini il dovere di giustizia verso di loro. E se ve ne sono che attaccano l'uomo, di questo non c'è da stupirsi; perché è vero, come dice [[Aristotele]], che se il cibo fosse offerto agli animali a profusione, essi non sarebbero feroci né tra loro né verso di noi, i loro odi e le loro amicizie derivano solo dalla necessità di assicurarsi il nutrimento, ancorché limitato allo stretto necessario, e lo spazio vitale. (III<!--, 12-->; 1994, p. 377)
*Ma un solo vizio è loro {{NDR|agli animali}} sconosciuto, la malevolenza per colui che si manifesta loro amico: essi rispondono sempre con una amicizia assoluta. E tanto grande è la loro fiducia nell'uomo benevolente, che lo seguono dovunque li conduca, fosse anche al sacrificio o a un pericolo manifesto; e benché non li si nutra per loro ma per sé, essi provano amicizia per il padrone. (III; 1994, p. 377)
*Del resto l'[[vegetarianismo|astinenza dalla carne]] degli animali non ci impedisce di vivere né di vivere bene. (III; 1994, p. 378)
*[...] condurre animali al macello, e, inebriato di massacro, farli cuocere, non per nutrirsene e saziarsene, ma allo scopo di trovarvi piacere e di soddisfare la propria ghiottoneria, non c'è nome per designare questo misfatto, questo crimine. (III; 1994, p. 379)
*A tutte le scuse di coloro che ammettono di fatto che si mangi carne per piacere ed intemperanza, e adducono invece sfacciatamente come pretesto di fare ciò per una necessità che attribuiscono, più di quanto convenga, alla nostra natura, mi sembra, Castrico, di essermi opposto a sufficienza con i libri precedenti. (III; 1994, p. 379)
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==Bibliografia==
*Porfirio, ''De abstinentia'', in Aristotele, frammenti stoici, Plutarco, Porfirio, ''L'anima degli animali'', a cura di Pietro Li Causi e Roberto Pomelli, Einaudi, Torino, 2015. ISBN 978-88-06-21101-1
*Porfirio, ''Perì apokhês empsykhon'' (''De abstinentia''); citato in Gino Ditadi (a cura di), ''I filosofi e gli animali'', vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994. ISBN 88-85944-12-4
*‎Maria Timpanaro Cardini (a cura di), ''Pitagorici: testimonianze e frammenti'', La Nuova Italia, Firenze, 1958.