Margherita D'Amico: differenze tra le versioni

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*La maggior parte dei [[rodenticida|rodenticidi]] lascia all'animale il tempo di ritornare nella propria tana. Il suo lento disfarsi non avverrà dinnanzi a noi, piuttosto giù, nelle fogne. [...] Nessun taxi vi accoglierebbe a bordo con un ratto per condurvi a precipizio in una clinica, nel tentativo di persuadere il medico di turno a somministrargli cortisone e vitamina <small>K</small>, con cui a volte si salvano cani o gatti che abbiano ingerito quel veleno. [...] Capita ogni giorno a milioni di altri topi, proprio così. Potrebbe accadere anche a voi, allora, di scorgere la scia velenosamente ingannevole che separa quanto sulla terra si trova di sopra e quanto sta sotto.
*Difficilmente riconosciamo gli [[animale|animali]] come individui – una sterminata a varia moltitudine di individui – a meno che non si tratti del nostro gatto, cane, cavallo, criceto, con cui abbiamo instaurato una consuetudine, o di qualche soggetto che c'incanti in virtù di un'episodica conoscenza. L'idea che ''quel'' maiale sia più intraprendente di suo fratello, oppure il passero che vediamo scandagliare il terreno accanto alla panchina soffra in modo particolare il freddo, e la mucca con la macchia intorno all'occhio, sì, proprio lei, sia percorsa da brividi angosciati ogni volta che sente rumore di ferraglie, mentre il giovane tonno dal ventre argenteo che nuota in mezzo al branco fili spedito malgrado un piccolo difetto di orientamento. Non siamo abituati a questo genere di percezione, né ci conviene. Tendiamo invece a percepire gli animali come insieme; l'individuo risolto nella specie, o nella razza.
*La considerazione verso le altre specie è generalmente in deroga, o comunque [[specismo|del tutto subordinata]], a quella che riteniamo di dedicare in esclusiva alla nostra. L'[[antropocentrismo]] intende che l'uomo riferisca a sé ogni parametro di valutazione e giudizio, partendo dall'assunto di detenere maggior diritto alla vita di qualsiasi altro essere sul pianeta e conseguendone facoltà di spadroneggiare.
*Singoli soggetti, dotati ciascuno di sensibilità, personalità, sentimenti, intelligenza. Ma noi, nostro malgrado, agli ''altri animali'' seguitiamo a fare perpetuo riferimento psicologico e morale, senza ammettere che non potremmo immaginare il mondo e noi stessi, se un giorno scomparissero. Gli animali ci sono indispensabili, finanche per compiacerci e credere che la nostra diversità ci condurrà in luoghi privilegiati. Essi abitano il nostro linguaggio di ogni giorno, le metafore più ricorrenti, in un perenne confronto di comodo.
*Dagli animali siamo attratti, a volte impauriti; costruiamo con loro quotidiani rapporti basati sulle nostre incostanti fantasie.
*Certo, sarebbe impensabile lanciare sul mercato carne di donna in scatola reclamizzandola con una ragazza che canta, mentre per i [[bue|bovini]] che muggiscono felici avviene proprio così. [...] Per l'industria, la dissociazione praticata in questo campo è una manna miracolosa; l'[[pecora|agnellino]] ci intenerisce, ma cadavere nel piatto va bene lo stesso, se non in occasione della [[Pasqua]], quando l'idea dell'eccidio crea qualche turbamento.
*Quale sia il senso di mantenere al giorno d'oggi animali in gabbia sfugge alla mente razionale. A beneficio di chi? Per proporre quale spettacolo? È così miserevole l'idea che nazioni civili [...] si nascondano dietro la parola ''didattico'' per non compiere lo sforzo di un serio e possibile cambiamento. Dinnanzi ad animali che, invece di popolare le riserve protette delle proprie regioni d'origine, sono privati di tutto, reclusi in spazi angusti dove non possono che incarnare il proprio fantasma, un bambino non si giova di alcun insegnamento. Senza nemmeno intuirne l'indole, le attitudini, la bellezza, il pargolo rincaserà vuoto di idee [...].
*Una storia significativa è quella del terrificante zoo di Roma, ipocritamente ribattezzato ''[[Bioparco (Roma)|Bioparco]]''. Un deprimente ''parco della vita'' che solo nel primo decennio del suo nuovo corso, inauguratosi nel 1998, vide buttare nell'inceneritore più di mille dei suoi ospiti.
*Concepito secondo i più sorpassati dettami, da sempre lo [[zoo di Napoli]] offriva a tutti i suoi occupanti spazi angusti e straordinariamente inadatti. Le tigri avevano sempre passeggiato su un pavimento lastricato di ceramiche di Vietri e nemmeno sotto i piedi degli scimpanzé c'era la minima traccia di terra. Lo stesso valeva per i leoni, mentre la coppia di ghepardi si sbrigò a morire. [...] Durante i disordini del 2003, in cui vennero a mancare anche gli approvvigionamenti di cibo, la cittadinanza tentò generosamente di sostituirsi a un regolare piano alimentare portando ogni giorno viveri da distribuire agli animali. Ma la gestione incongrua dell'emergenza servì a poco. Assurdo sperare di poter improvvisare il pasto di soggetti così diversi fra loro, quasi tutti in condizioni psico-fisiche molto amare e tanto distanti dal proprio ambiente naturale.