Daisetsu Teitarō Suzuki: differenze tra le versioni

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*Non si può realmente separare l'azione dall'agente, la forza dalla massa, la vita dalle sue manifestazioni. [...] Se trasferiamo queste separazioni dal pensiero alla realtà faremo sorgere una quantità di difficoltà d'ordine non solo intellettuale ma anche morale e spirituale, per via delle quali in seguito avremo da soffrire angosce d'ogni genere. È ciò che il Buddha riconobbe, chiamando ignoranza (''avidyā'') l'atteggiamento corrispondente. Di ciò, la dottrina mahāyānica della ''çūnyatā'' (del «vuoto») fu la naturale conclusione.
*Il [[Nirvana|nirvāṇa]] non è lo svanire in uno stato di assoluta non-esistenza – cosa impossibile finché dobbiamo fare i conti con i fatti reali della vita – preso nel suo significato ultimo, il nirvāṇa è invece una affermazione, una affermazione di là da qualsiasi specie di antitesi. Questa comprensione metafisica del problema fondamentale del buddhismo forma la caratteristica della filosofia mahāyānica.
*Se l'ignoranza penetrò nella nostra vita «col muoversi di un solo pensiero», è il destarsi di un altro pensiero che deve arrestare l'ignoranza e produrre l'illuminazione. E qui non si tratta di un pensiero tale da essere oggetto della coscienza logica o del ragionamento empirico, perché nell'illuminazione il pensatore, il pensare e l'oggetto del pensiero si fondono in un unico [[Samādhi|atto]], che è la visione della vera essenza dell'Io. Non essendo possibile nessuna ulteriore spiegazione del Dharma, non resta che appellarsi alla «via negativa».
 
==Bibliografia==