Roberto Calasso: differenze tra le versioni

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*Né l'Egitto, né la Mesopotamia, né la Cina, né tanto meno la [[Grecia]] (con la sua provocatoria mancanza di testi liturgici) possono offrire qualcosa di neppur lontanamente paragonabile al ''[[Veda|corpus vedico]]'', per il rigore dell'impianto formale, l'esclusione di ogni quadro temporale – storico, annalistico –, l'invadenza della liturgia, infine per la raffinatezza, foltezza e capziosità dei collegamenti interni, fra le varie parti del ''Corpus''. (p. 29)
*Degli inni del ''[[Ṛgveda Saṃhitā|Ṛgveda]]'' si dice che furono ''visti'' dai ''ṛṣi''. Perciò i ''ṛṣi'' possono essere definiti «veggenti». Videro gli inni come si vede un albero o un fiume. (p. 131)
*Se da [[Brahmā|Brahma]] discende l'ordine e l'autorità sacerdotale, [[Shiva|Śiva]] è la perpetua certezza che a un certo punto quell'ordine verrà abbattuto, che non reggerà all'urto di una qualche forza che sussiste al di là del rito. (p. 136)
*Dal ''Ṛgveda'' alla ''[[Bhagavadgītā|Bhagavad Gītā]]'' si elabora un pensiero che non riconosce mai un soggetto singolo, ma presuppone al contrario un soggetto duale. Così è perché duale è la costituzione della [[mente]]: fatta di uno sguardo che percepisce (mangia) il [[mondo]] e di uno sguardo che contempla lo sguardo rivolto al mondo. La prima enunciazione di questo pensiero si ha con i due uccelli dell'inno 1, 164 del ''Ṛgveda'': «Due uccelli, una coppia di amici, sono aggrappati allo stesso albero. Uno di loro mangia la dolce bacca del ''pippala''; l'altro, senza mangiare, guarda». Non c'è rivelazione che vada oltre questa, nella sua elementarità. E il ''Ṛgveda'' la presenta con la limpidezza del suo linguaggio enigmatico. La costituzione duale della mente implica che in ciascuno di noi abitino e vivano perennemente i due uccelli: il Sé, ''[[ātman]]'', e l'Io, ''aham''. (p. 157)
*L'India comincia e finisce con qualcosa che solo all'inizio del Novecento – e per la via imprevista della [[logica]] – è diventato centrale anche in Occidente, quando vennero scoperti i paradossi della teoria degli insiemi. (p. 161)