Papa Benedetto XVI: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m +wikilink
Riga 302:
*L'[[amore]] non è mai «concluso» e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso.
*L'amore per il [[prossimo]] è una strada per incontrare anche Dio e [...] il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio.
*L'uomo diventa veramente se stesso, quando [[anima e corpo|corpo]] e [[anima]] si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora [[spirito]] e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.
*La [[carità]] non è per la [[Chiesa]] una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza.
*La vera novità del [[Nuovo Testamento]] non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo che dà carne e sangue ai concetti – un realismo inaudito.
Riga 385:
*In una parola: la vera "morale" del Cristianesimo è l'amore. E questo, ovviamente, si oppone all'egoismo – è un esodo da se stessi, ma è proprio in questo modo che l'uomo trova se stesso. Nei confronti dell'allettante splendore dell'uomo di Nietzsche, questa via, a prima vista, sembra misera, addirittura improponibile. Ma è il vero "sentiero di alta montagna" della vita; solo sulla via dell'amore, i cui percorsi sono descritti nel Discorso della montagna, si dischiude la ricchezza della vita, la grandezza della vocazione dell'uomo. (p. 125)
*L'[[amore]] è il fuoco che purifica e unisce ragione, volontà, sentimento, che unifica l'uomo in se stesso in virtù dell'azione unificantedi Dio, cosicché egli diviene servitore dell'unificazione di coloro che sono divisi: così l'uomo fa il suo ingresso nella dimora di Dio e può vederlo. Ed è questo appunto che significa essere beato. (p. 121)
*L'organo con cui si può vedere Dio è il cuore: la mera ragione non basta; perché l'uomo possa arrivare a percepire Dio, le forze della sua esistenza devono agire insieme. La volontà deve essere pura e già prima dev'esserlo il fondo affettivo dell'anima, che indirizza la ragione e la volontà. "Cuore" indica appunto questo gioco d'insieme delle forze percettive dell'uomo, in cui è in gioco anche il giusto intreccio di [[anima e corpo|corpo e anima]], che appartiene alla totalità della creatura chiamata "uomo". La fondamentale disposizione affettiva dell'uomo dipende proprio anche da questa unità di anima e corpo e dal presupposto che egli accetti insieme il suo essere corpo e il suo essere spirito; che sottometta il corpo alla disciplina dello spirito, senza però isolare la ragione o la volontà ma, accettando se stesso da Dio, riconosca e viva anche la corporaità dell'esistenza come ricchezza per lo spirito. Il cuore – la totalità dell'uomo deve essere pura, intimamente aperta e libera perché l'uomo possa vedere Dio. (p. 118)
*Nella misura in cui il metodo [[storia|storico]] rimane fedele a se stesso, non deve soltanto cercare la parola come qualcosa che appartiene al passato, ma deve anche lasciarla nel passato.
*Si può dire: mentre l'asse della predicazione pre-pasquale di Gesù è l'annuncio del [[Regno dei Cieli|Regno di Dio]], il centro della predicazione apostolica post-pasquale è la [[cristologia]].