Claudio Ranieri: differenze tra le versioni
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*Venire qui ad allenare l'Inter – la sua maglia importante, una società con una grande storia non solo nel panorama italiano, ma anche in quello mondiale – mi trasmette un grande senso di rispetto e responsabilità che mi convolge e mi rende orgoglioso.<ref>Citato in ''[http://www.fcinternews.it/?action=read&idnotizia=62343 Ranieri: "Allenare l'Inter mi rende orgoglioso"]'', ''Fcinternews.it'', 27 ottobre 2011.</ref>
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*Fare calcio in Italia è difficile forse perché siamo un pochino esasperati da tutto il contorno. Si parte sempre con: "Abbiamo un progetto, abbiamo un programma, facciamo questo, facciamo quell'altro", poi bastano tre partite per mandare all'aria tutti i progetti e tutti i programmi, tutte le convinzioni che quello fosse l'allenatore giusto, e questo è un po' il nostro male. Siamo molto tattici, siamo convinti tutti di capire di calcio, per cui bastano due o tre partite in cui non rendi come dovresti che salti. Alcune volte i dirigenti pur di vendere qualche abbonamento in più dicono che la loro squadra è pronta per vincere il campionato, o è pronta per entrare in Europa, per cui mettono una pressione addosso ai giocatori, all'allenatore, a tutto l'ambiente che non è positiva. Per cui alcune volte si sbaglia proprio per questo; noi non siamo per programmare, siamo nati per vincere, noi dobbiamo vincere e basta, il resto non conta. Questo non è bello, ma noi siamo figli di questo calcio; non siamo sportivi, ma siamo partecipativi e vogliamo vincere.
*L'etichetta "Ranieri fantastico a costruire le squadre con cui poi altri vincono" non mi fa male, anzi mi fa piacere, perché perlomeno riconoscono qualcosa ed è già tanto. Se io sbaglio i tempi è solo colpa mia, arrivo nei momenti magari più difficili, ma quando mi piace un progetto ci vado dentro; poi magari non riesco a vedere più in là, a dire "questo è un buon progetto, sta crescendo bene e posso arrivare in fondo".
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