Elsa Morante: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Simone Weil]]}} ''Sorelluccia inviolata | ultima colomba dei diluvi stroncata | bellezza del [[Cantico dei Cantici]] camuffata in quei tuoi buffi occhiali da scolara miope.''<ref>Citato in Gabriella Fiori, ''Simone Weil. Biografia di un pensiero'', Garzanti, Milano, 2006, seconda di copertina. ISBN 88-11-68044-1</ref>
*Una delle possibili definizioni giuste di ''[[scrittore]]'', per me sarebbe addirittura la seguente: ''un uomo a cui sta a cuore tutto quanto accade, fuorché la letteratura''.<ref>Da ''Pro o contro la bomba atomica e altri scritti'', Adelphi, 1987.</ref>
 
==''Aracoeli''==
===[[Incipit]]===
Mia madre era andalusa. Per caso, i suoi genitori portavano, di nascita, l'uno e l'altra, il medesimo cognome MUÑOZ: così che lei, secondo l'uso spagnolo, portava il doppio cognome Muñoz Muñoz. Di suo nome di battesimo, si chiamava Aracoeli.
 
=== Citazioni ===
*E allora mi sono guardato negli [[occhio|occhi]]. Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l'ultimo Altro, anzi l'unico e vero Sestesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d'amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all'indecenza.
*È strano come l'[[Eternità|ETERNITÀ]] si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa.
 
==''L'isola di Arturo''==
===[[Incipit]]===
Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu ''lui'', mi sembra, il primo ada informarmene), che Arturo è una stella: la luce piùpiú rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale! E che inoltre questo nome fu portato pure da un re dell'antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.
 
===Citazioni===
*Una [[speranza]], a volte, indebolisce le coscienze, come un vizio. (IV, ''Reggia di Mida''; p. 269)
*VivereMa vivere senza nessun mestiere è la miglior cosa: magari accontentarsi di mangiare pane solo, purché non sia guadagnato. (l'Amalfitano: I, ''Un sogno dell'Amalfitano''; p. 65)
*Il [[lavoro]] non è per gli uomini, è per i ciucciarielli. Anche una [[fatica]], magari, può dar gusto qualche volta, purché non sia un lavoro. Una fatica oziosa può riuscire utile e simpatica, ma il lavoro, invece, è una cosa inutile, e mortifica la fantasia.
*E così in eterno ogni [[perla]] del mare ricopia la prima perla, e ogni rosa ricopia la prima rosa.
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===Citazioni sull'opera===
*''L'isola di Arturo'' ha ormai cinquantatré anni e nemmeno una ruga: il tempo, quello che invecchia i libri alla moda, sembra non aver sfiorato questo romanzo nutrito di fantasie, sogni e misteri tali da far pensare a un racconto avventuroso d'altra epoca. ([[Antonio Debenedetti]])
*La sola ragione che ho avuta (di cui fossi consapevole) nel mettermi a raccontare la vita di Arturo, è stata (non rida) il mio antico e inguaribile desiderio di essere un ragazzo. (Elsa Morante)<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 7 febbraio 2010.</ref>
 
{{NDR|Elsa Morante, ''L'isola di Arturo'', Einaudi, Torino, 1982}}
 
==''Aracoeli''==
===[[Incipit]]===
Mia madre era andalusa. Per caso, i suoi genitori portavano, di nascita, l'uno e l'altra, il medesimo cognome MUÑOZ: così che lei, secondo l'uso spagnolo, portava il doppio cognome Muñoz Muñoz. Di suo nome di battesimo, si chiamava Aracoeli.
 
=== Citazioni ===
*E allora mi sono guardato negli [[occhio|occhi]]. Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l'ultimo Altro, anzi l'unico e vero Sestesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d'amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all'indecenza.
*È strano come l'[[Eternità|ETERNITÀ]] si lasci captare piuttosto in un segmento effimero che in una continuità estesa.
 
{{NDR|Elsa Morante, ''Aracoeli'', Einaudi, Torino, 1982}}
 
==''La Storia''==
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==Bibliografia==
*Elsa Morante, ''La StoriaAracoeli'', introduzione di Cesare Garboli, Einaudi, Torino, 19741982. ISBN 8806136658
{{NDR|*Elsa Morante, ''L'isola di Arturo'', Einaudi, Torino, 1982}}2004. ISBN 8806138383
{{NDR|*Elsa Morante, ''AracoeliLa Storia'', Einaudi, Torino, 1982}}1974. ISBN 8806136658
 
==Voci correlate==