Francesco II delle Due Sicilie: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Francesco II delle Due Sicilie==
*Ho fatto ogni sforzo per persuadere [[Maria Sofia di Baviera|S.M. la Regina]] a separarsi da me, ma sono stato vinto dalle tenere sue preghiere, dalle generose sue risoluzioni. Ella vuol dividere meco, sin alla fine, la mia fortuna, consacrandosi a dirigere negli ospedali la cura dei feriti e degli ammalati; da questa sera Gaeta conta una suora di carità in più. (citato<ref>Citato in P. G. Jaeger, ''Francesco II di Borbone, l'ultimo Re di Napoli'', Milano 1982, p. 204).</ref>
*I miei affetti sono qui. Io sono napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole d'addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il mio destino, prospero od avverso, serberò sempre per essi forti ed ammirevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia Corona non diventi fonte di turbolenze. Sia che per le sorti della presente guerra io ritorni in breve fra voi, o in ogni altro tempo in cui piacerà alla giustizia di Dio restituirmi al trono dei miei maggiori, fatto più splendido dalle libere istituzioni di cui l'ho irrevocabilmente circondato, quello che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici.<ref (Trattoname=campolieti>Citato dain "Giuseppe Campolieti, ''Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti'', Mondadori, Milano, 2005).</ref>
*Non sono i miei sudditi che mi hanno combattuto contro; non mi strappano il Regno le discordie intestine, ma mi vince l'ingiustificabile invasione d'un nemico straniero.<ref (Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano, 2005)name=campolieti/>
*Voi sognate l'Italia e Vittorio Emanuele, ma purtroppo sarete infelici. I napoletani non hanno voluto giudicarmi a ragion veduta; io però ho la coscienza di avere fatto sempre il mio dovere, ad essi rimarranno solo gli occhi per piangere.<ref (Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano, 2005)name=campolieti/>
*Popoli delle Due Sicilie…Sicilie [...] si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie…miserie [...] quando veggo i sudditi miei, che tanto amo, in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati…conquistati [...] calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore Napoletano batte indignato nel mio petto…petto [...] contro il trionfo della violenza e dell'astuzia. Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria…aria [...] i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. …ho [...]ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento…bombardamento [...] Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico…amico [...] non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra…guerra [...] Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l'Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste…esiste [...] Le prigioni sono piene di sospetti…sospetti [...] in vece di libertà lo stato di assedio regna nelle province…province [...] la legge marziale…marziale [...] la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s'inchinino alla bandiera di Sardegna…Sardegna [...] E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero…straniero [...] mi ritirerò con la coscienza sana…sana [...] farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.<ref (Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano, 2005)name=campolieti/>
*Signori! Negare a voi il diritto di gioire della presa di Gaeta sarebbe illogico. Ma festeggiarla sotto gli occhi di Francesco II nel dì in cui egli tornava più tradito che vinto, dall'ultima sconfitta; festeggiarla in Roma, dove il Re spodestato con la sua famiglia aveva trovato un ospitale asilo... è tal fatto, che congiunge crudeltà, codardia, inciviltà, dappocaggine, infamia. (Manifestodal manifesto stampato a Roma a firma di Francesco, il 14 Febbraiofebbraio 1861, contro "la baldoria e la gazzarra contro Francesco II, inscenata al suo arrivo al Quirinale" il giorno stesso del suo arrivo da Gaeta. Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano,<ref 2005name=campolieti/>)
*L'anno che finisce fu per me tristo e affliggente. Lo spasimo che soffre il mio desolato paese, la lontananza della mia diletta moglie, i tormenti di vario genere in famiglia, la condotta impassibile dei Governanti... tutto ciò fu cagione delle mie lugubrazioni e dei miei tormenti, fisici e morali. (Direttamente dal diario<ref di Francesco II. Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano, 2005name=campolieti/>)
*Albano per me era un'ancora di salvezza. Ora, se domandate donde vi scrivo, io vi risponderò dall'inferno perché l'aria che a Roma si respira è di fuoco! (Daldal diario di Francesco II, Agostoagosto 1861. Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano,<ref 2005name=campolieti/>)
*Vivo qui isolato ad Albano tranne quando per dovere mi reco alla rumorosa Città Eterna per ossequiare il Santo Padre e per attingere nuove sui destini barbari del mio paese natale, che vedo dibattersi, ammiserirsi e dissanguarsi tra il dimenare di partiti estremi. (Daldal diario di Francesco II, 1 Settembresettembre 1861. Tratto da "Re Franceschiello. L'ultimo sovrano delle Due Sicilie", di Giuseppe Campolieti, Mondadori, Milano,<ref 2005name=campolieti/>)
* Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altr'aria, non ho veduti altri paesi, non conosco altro suolo, che il suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni mie ambizioni.<ref>Dal proclama reale, Gaeta, 8 dicembre 1860; citato in (Lucio Severo, ''Di Gaeta e delle sue diverse vicissitudini fino all'ultimo assedio del 1860-61'', 1865, [https://books.google.it/books?id=y4kyAAAAIAAJ&pg=PA123 pp. 123-124)].</ref>
 
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