Dacia Maraini: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sul romanzo ''La lunga vita di Marianna Ucrìa''}} Ho ripercorso questa storia ed è stato per me un bellissimo viaggio nel mondo siciliano del Settecento, uno dei periodi più sfavillanti, più ricchi, più intensi, più avanzati della Sicilia. D'altronde lo dimostra l'architettura perché le ville settecentesche che ci sono in Sicilia sono una delle cose più belle e preziose che fanno capire quanto la Sicilia abbia dato alla cultura europea in tutti i sensi.
*Io sono stata l'anno scorso nel Vietnam che è un Paese dove non c'è una grande emigrazione italiana. Per un mio libro tradotto, sono andata all'università e mi sono stupita al vedere una grande facoltà di italiano e allora ho chiesto come mai volessero imparare l'italiano, mi stupiva perché non ci sono discendenti da italiani. Una ragazza mi ha risposto: «Perché l'Italia è la prima potenza culturale del mondo». C'è nei Paesi stranieri, soprattutto orientali, questo grande interesse per il nostro Paese; dovremmo allora essere un po' più orgogliosi e difendere un po' di più la nostra lingua, imparando a parte le altre.
*Il linguaggio non è quello che sta nel vocabolario, ma muta, si trasforma in continuazione, a volte prende delle malattie come ad esempio l'uso che fanno i tecnocrati dell'inglese, un servilismo linguistico insopportabile. Acquisire una parola straniera è sempre stato fatto, è giusto che sia così ma dev'essere un lavoro, un'acquisizione sofferta, composta, un po' come la perla dentro una conchiglia. La perla si forma quando vien dentro alla conchiglia un granellino che non le appartiene e la conchiglia per riuscire ad accettare questo estraneo lo avvolge con la saliva, ne fa questa cosa meravigliosa e lucente che è la perla. Secondo me le parole straniere, e così è stato nel passato, entrano in questa conchiglia del linguaggio italiano e la parola viene assunta rendendola perla. Se in una conchiglia ci si butta dentro una valanga di sabbia, se entra più di un granello, non si fa più niente, la perla si perde, non c'è più la perla ma solo sabbia e basta.
*L'intellettuale ha un po' il compito di scendere nelle acque profonde dell'inconscio collettivo e di tirar fuori cose che ci sono là ma che non sono state visibili. Siccome l'inconscio si rinnova in continuazione e si deve confrontare con la realtà che cambia, ecco che lo scrittore in qualche modo fa da tramite tra l'inconscio collettivo e la consapevolezza. L'inconscio viene fuori, a volte, attraverso la visionarietà, non è un fatto puramente logico, razionale. Lo scrittore fa "vedere" e racconta tramite la narrazione qualcosa che prima non era visibile. C'era, perché lo scrittore non inventa nulla, però rende visibile una realtà nascosta, a volte; in questo senso ha una grande responsabilità.
*La Sicilia è particolarmente dotata di scrittori, ce ne sono di straordinari. Parliamo di autori dell'Ottocento però probabilmente le radici sono lontane, non a caso la Sicilia è stato il luogo dove è cresciuta e si è sviluppata parte della filosofia greca; non è un caso, la capacità di impostare le idee secondo logica, credo che venga dalla presenza della filosofia greca proprio qui, in questa Regione.
*La tecnologia, pur portando avanti favolosi strumenti, alla fine deve fare i conti col fatto che le parole sono quelle, il linguaggio è quello, la scrittura, alcune regole della grammatica si devono pur imparare anche se si scrive sul telefonino.
*Non è poi un caso che la letteratura italiana cominci qui in Sicilia, e la Sicilia mantiene una grandissima passione e un talento per la scrittura, perché tantissimi sono gli scrittori siciliani di grande valore entrati in pieno diritto nella letteratura italiana.
*{{NDR|Parlando di Bagheria}} Perché abbiamo rovinato un territorio meraviglioso che poteva solo come concertazione di ville e parchi diventare un polo turistico che avrebbe dato molta ricchezza?. Il turismo se guidato bene dà molta ricchezza. Lì probabilmente ci sono stati degli errori, pensando che la cosa più importante fosse costruire selvaggiamente senza regole e limite, sbagliando perché s'è distrutto quello che era la materia più preziosa del paese. Dopo gli anni Ottanta si è iniziato a capire che il rapporto col territorio, con l'architettura può essere guidato in modo diverso.
*Qualche anno dopo il mio ritorno in Sicilia, ho rivisto [[Bagheria]] e, devo dire, con molto dolore. Chi conosce Bagheria sa o può immaginare anche se non l'ha conosciuta prima del "sacco", della rapina del territorio, quanto fosse bella e integra questa piccola città nata come luogo di villeggiatura delle famiglie aristocratiche siciliane. I parchi sono andati selvaggiamente distrutti, si è costruito così da trasformare Bagheria oggi in un luogo di poca bellezza. Basta pensare alla villa Palagonia; Goethe era venuto fin dalla Germania per vederla, poi magari ha avuto qualche dubbio sulla presenza dei mostri ma comunque si conosceva in tutta Europa. La villa era contornata da un grande giardino, un parco enorme e sulla villa c'erano queste statue molto curiose chiamati "mostri", statue in pietra. Quando li vidi da piccola, arrivata a Bagheria, le statue si stagliavano contro il cielo, questa era la loro bellezza. Adesso dietro alle statue ci sono i gabinetti delle case popolari tirati su secondo criteri abusivi, dei mostri anche quelli, che nascondono la bellezza di quelle statue che rappresentano il Barocco siciliano nella sua grande originalità.
*Una cosa però mi indigna profondamente, soprattutto di Facebook, l'anonimato. Io mi ricordo che una volta, quando ancora non c'erano queste diavolerie arrivavano le lettere anonime. Le abbiamo ricevute anche io e i miei amici. La lettera anonima si stracciava. Non diventava uno strumento di comunicazione. Penso che questa immissione dell'anonimato nella comunicazione scritta è uno dei mali della comunicazione, perché dietro l'anonimato si scatena tutto ciò che c'è di peggio nell'essere umano senza un minimo di controllo. Non serve alla comunicazione l'insulto. Le idee bisogna discuterle, anche accanitamente ma discuterle. L'insulto è inutile perché nasconde i concetti. Uno può dire quello che vuole, io sono per la libertà di parola, ma bisogna metterci la faccia, perché altrimenti è facile, vile e vergognoso che tutto un sistema circolare mondiale sia basato sull'anonimato
*Quando si legge un libro lo si riscrive, si mette in moto l'immaginazione, lo strumento più potente del nostro corpo. L'immaginazione che altri chiamano "anima", ci fa capire il dolore altrui e da lì viene il sentimento politico, l'etica. L'etica nasce e cresce se c'è la capacità di immaginare il dolore altrui, le sofferenze altrui, la solidarietà, la democrazia. Senza immaginazione siamo chiusi in un egocentrismo che porta al nulla, che non ci insegna a vivere insieme.
*Viviamo in un Paese abbastanza curioso perché soffre di una specie di schizofrenia, perché ha teoricamente una grandissima ammirazione e considerazione per la scrittura però una pratica molto pigra nei riguardi della lettura.
*Secondo me non si può contrastare una novità tecnologica, perché c'è, fa parte della realtà, si tratta di guidarla. Non possiamo fermare i cambiamenti, fingere che non esistano, decidere di eliminarli è un errore. Dobbiamo imparare a guidarli.
*Una cosa però mi indigna profondamente, soprattutto di Facebook, l'anonimato. Io mi ricordo che una volta, quando ancora non c'erano queste diavolerie arrivavano le lettere anonime. Le abbiamo ricevute anche io e i miei amici. La lettera anonima si stracciava. Non diventava uno strumento di comunicazione. Penso che questa immissione dell'anonimato nella comunicazione scritta è uno dei mali della comunicazione, perché dietro l'anonimato si scatena tutto ciò che c'è di peggio nell'essere umano senza un minimo di controllo. Non serve alla comunicazione l'insulto. Le idee bisogna discuterle, anche accanitamente ma discuterle. L'insulto è inutile perché nasconde i concetti. Uno può dire quello che vuole, io sono per la libertà di parola, ma bisogna metterci la faccia, perché altrimenti è facile, vile e vergognoso che tutto un sistema circolare mondiale sia basato sull'anonimato
*Viviamo in un Paese abbastanza curioso perché soffre di una specie di schizofrenia, perché ha teoricamente una grandissima ammirazione e considerazione per la scrittura però una pratica molto pigra nei riguardi della lettura. Io credo che sia dovuto alla questione della lingua, perché noi abbiamo cominciato per primi in Europa, prima ancora di essere Paese unito ad avere una lingua italiana; però questo cammino verso il “volgare” che doveva essere di unificazione del nostro Paese è stato poi interrotto dalla Controriforma. [...] Con la Controriforma si è tornati, infatti, al latino considerata lingua colta, lingua delle istituzioni e delle accademie. Si è creata una specie di separazione tra la lingua colta, dotta, e quella comune, dialettale, regionale. [...] È importante conoscere le nostre radici e capire perché un Paese così avanzato ad un certo punto ha questa difficoltà con la lettura. Evidentemente ci portiamo ancora dietro, nonostante l'Unità d'Italia, nonostante la diffusione, a sentir i linguisti, della lingua italiana tramite la radio, vero strumento di propagazione negli anni 50, questa separazione che noi paghiamo in un certo senso, con questa forma di analfabetismo, o difficoltà del pubblico medio di accedere alla lingua scritta italiana.
 
{{Intestazione|''Italialibri'', 21 giugno 2000}}