Gianni Mura: differenze tra le versioni

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*Chissà com'è venuto in mente ad [[Adriano Galliani]] di imbastire quella sceneggiata sul campo, che ha richiamato alla memoria quella dell'emiro kuwaitiano ai mondiali dell'82. Peccato che Galliani non sia un emiro, ma un industriale brianzolo, nonché l'amministratore delegato del Milan e il vicepresidente della Lega. La responsabilità del ritiro della squadra è tutta sua. Non erano d'accordo né Sacchi né i giocatori né Ramaccioni, che di regolamenti capisce e temeva sanzioni disciplinari che sicuramente arriveranno. [...] Il guaio di certe farse è che non fanno ridere. E i primi a giudicare sono stati molti tifosi del Milan. Che vergogna, hanno detto. D'accordo, inutile aggiungere altro.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/22/bisogna-saper-perdere.html?ref=search Bisogna saper perdere]'', 22 marzo 1991.</ref>
*La Repubblica prima e il Giornale poi hanno aperto sulle pagine sportive un inizio di discussione sugli Europei. È difficile pretendere dall'Uefa una fermezza che non hanno organismi più rappresentantivi. Ma è impossibile far finta di nulla. Per i massacratori, avere la Jugoslavia in campo in Svezia non è un traguardo sportivo, è anche un segnale di accettazione politica. Come non è un fatto sportivo che il ct Osim e la sua famiglia siano minacciati di morte, che i giocatori croati e sloveni che si rifiutano di giocare in una nazionale che non rappresenta più quasi nessuno, e tanto meno una nazione, siano ugualmente minacciati. Contro la Jugoslavia dovrebbero rifiutarsi di giocare le squadra del suo girone. Ma non succederà. Però potrebbero giocare col lutto al braccio, come [[Marco Pannella|Pannella]]. O ritardare l'inizio della partita. O pretendere un minuto di silenzio. Non ci sono molti giorni per preparare qualcosa ma qualcosa va fatto (ho più speranze nel pubblico che nelle squadre).<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/24/almeno-il-lutto-al-braccio.html?ref=search Almeno il lutto al braccio]'', 24 maggio 1992.</ref>
*Grazie alla Danimarca, di cuore e di testa. Perché molti dei giocatori li hanno richiamati dalle vacanze, dove facevano vita allegra e, si spera, sesso. Perché hanno corso anche nei supplementari, con uno zoppo in attacco. Perché era l'unica nazionale senza "italiani" (di Larsen ci siamo ricordati solo dopo) e non se ne poteva più di questo metter le mani sulle partite degli altri, come se Olanda-Germania fosse Milan-Juventus. Perché siamo stati costretti a tifare per i danesi. Perché i tifosi danesi non fischiano gli inni degli altri, non accoltellano gli altri, non conoscono il tifo contro, in cui noi siamo specializzati. Perché non dev'essere facile giocare a pallone sapendo di avere una figlia all' ospedale con la leucemia, ed è tutto più difficile quando la storia finisce sui giornali (grazie Vilfort per la dignità).<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/27/quanti-grazie-per-una-sorpresa.html?ref=search Quanti grazie per una sorpresa]'', 27 giugno 1992.</ref>
*La vittoria del Marsiglia si chiama difesa e fuorigioco: strano che il Milan sia caduto tante volte in un trappolone che ha brevettato e perfezionato a Milanello. [...] Al Marsiglia è bastato ostruire i corridoi laterali, senza nemmeno l'ansia di contrattaccare, e mettere in mezzo la Maginot nera (Angloma, Boli, Desailly). Il centrocampo? Da saltare. L'attacco? S'arrangiassero. È stata una lezione di praticità, non di grande strategia, e la considerazione aumenta il rammarico.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/28/illusioni-da-grande-slam.html?ref=search Illusioni da grande slam]'', 28 maggio 1993.</ref>
*{{NDR|Su [[Beppe Grillo]]}} Quando dice che i giornali sbagliano a titolare "Montagna assassina" invece di "Alpinista pirla", gli rispondo che le montagne (i fiumi, i vulcani, i mari) non hanno parenti né avvocati e dunque non hanno mai querelato nessuno. Che i giornali sbaglino è vero. Avrebbero dovuto occuparsi, molto prima di lui, delle linee calde, della carriera di [[Biagio Agnes]], dell'acqua minerale che costa più del petrolio, dei medicinali pericolosi. Penso che Grillo non faccia satira, ma buon giornalismo (di costume e malcostume).<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/05/pagliacci-avvoltoi.html?ref=search Pagliacci e avvoltoi]'', 5 dicembre 1993.</ref>
*Ha vinto il Brasile. Ha vinto ai rigori. Grazie lo stesso. L' Italia perde con dignità una finale brutta e noiosa, condizionata dalla voglia di non prendere gol (subito d'accordo anche il grande Brasile, sia chiaro) e da un caldo spaventoso. Mi piacerebbe invitare i signori del calcio a ragionare sul bene che può fare al calcio una finale così, ma è inutile: ragionano col conto in banca, non con la testa. E così la partita del secolo si riduce a una serie di vorrei ma non posso, di slanci frenati, di errori dovuti all'annebbiamento da fatica.<ref name="Brasile">Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/18/sconfitti-testa-alta.html?ref=search Sconfitti a testa alta]'', 18 luglio 1994.</ref>
*Brucia perdere così, ma il Brasile nell'arco del Mondiale ha sicuramente giocato e divertito più dell'Italia. Ieri ha fatto qualcosa in più, non molto, ma è stato più pericoloso sotto porta. Giusto così, tutto sommato. Sacchi non si porterà addosso l'etichetta di fortunello (vincendo ai rigori, non gliela toglieva nessuno) e la soddisfazione di avere comunque mostrato una squadra vera ce l'ha. Non era la squadra che ci aspettavamo, né quella che si aspettava lui: di grandissimo gioco, solo mezz'ora con la Bulgaria (tritata poi dalla Svezia). Non era la squadra che domina, che impone il suo gioco, ma sa adattarsi, sa lottare, sa sgobbare con una umiltà e una intensità (uso due sostantivi cari a Sacchi) che raramente hanno diritto di cittadinanza nelle grandi squadre. Grazie lo stesso, e poi non è un male che abbia vinto il Brasile, paralizzato a lungo dalla paura di vincere, dopo ventiquattro anni di digiuno. E adesso chi darà più dell'asino al povero Parreira?<ref name="Brasile"></ref>
*Fa un certo effetto vedere Carlos Dunga, pettinato da marine, alzare la quarta Coppa del Mondo per il Brasile, Dunga ritenuto inutile dal Pescara, Dunga che passa la coppa ad altri scartati dal nostro campionato, come Branco e Mazinho, forse anche Aldair e Taffarel. Tutta gente che nell'82 non sarebbe stata nemmeno convocata, nell'82, quando Baresi e Massaro non fecero che panchina. È un Mondiale senza nuovi grandi personaggi, senza goleador irresistibili, senza registi di talento continui, senza portieri che fanno miracoli. Bisogna dirlo. Bisogna aggiungere che è stato un Mondiale con tanto pubblico e nessuna violenza, piuttosto corretto anche sul campo, correttissima nella sua bruttezza tesa questa finale.<ref name="Brasile"></ref>
*Non è vero che i rigori sono una lotteria, richiedono anche abilità e lucidità. I nostri rigoristi erano più cotti dei brasiliani, tutto qui. Appena ho visto Baresi avviarsi a calciare il primo rigore, ho detto a Bocca "tira alto", ma subito Pagliuca ha rimesso le cose a posto. Qui hanno sbagliato Massaro e Baggio, quattro anni fa con l'Argentina Donadoni e Serena. Il Brasile era l'unica americana contro sette europee e ha ribadito che da questa parte del mare le europee non vincono mai. L'Italia esce l'ultimo giorno come il primo, sconfitta. Con l'Eire a testa bassa, stavolta a testa alta. La differenza è questa, e non è poi da buttar via. In mezzo c'è tanta fatica, tanta sofferenza, tante contrarietà e l'ostinazione di prolungare un sogno il più a lungo possibile, è arrivato fino a undici metri dalla felicità. Grazie lo stesso.<ref name="Brasile"></ref>
*Per un mendicante di bel calcio come mi definisco (la definizione è ripresa da Eduardo Galeano), uno come [[Ariel Ortega|Ortega]] è un infiltrato, forse un raccomandato (in effetti, gioca sempre), è una barzelletta che non fa ridere, fa più danni della grandine ed è scelta da condannare quella di avergli dato la maglia numero 10 dell'Argentina. (13 giugno 2002)
*E scrivevi come vivevi, da persona piena di umori e di amori, con una cultura larga e profonda che andava dalla pesca degli storioni all'uso del verso alessandrino. E le invenzioni, [[Gianni Brera|Giovanni]], i neologismi. Ne hai inventate di parole.<ref name=bre>Da ''[http://www.repubblica.it/rubriche/punto-e-svirgola/2012/12/17/news/quel_giorno_da_malta-48978813/ "Ciao Gianni, sei morto con i tuoi amici"]'', ''la Repubblica'', 20 dicembre 2012.</ref>