Gianni Mura: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Arrigo Sacchi]]}} Era e resta un uomo che brucia di idee e fervore. Alle solite, Sacchi ha predicato umiltà dal suo pulpito mistico.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/09/07/gigante-milan-alla-ribalta.html Gigante Milan alla ribalta]'', 7 settembre 1988.</ref>
*A [[Gaetano Scirea|Scirea]], studente a Coverciano, un collega aveva chiesto qualche mese fa un' occhiata sul futuro. Mi basta continuare a essere quello che sono e chiedo solo un po' di salute. Tutto questo non ha più senso, solo il dolore ha un senso. Tutti noi, che abbiamo frequentato Scirea per lavoro, l'abbiamo amato e rispettato, il contrario era impensabile. Domani ci sarà, sui campi, un minuto di silenzio per ricordarlo. Un minuto è poco, ma vorrei che fosse davvero di silenzio. Senza [[applausi]], senza cori: a lui non sarebbe piaciuto, Gaetano non era di quelli che battono le mani ai morti. Avrebbe abbassato la testa, come si usa nei paesi, ancora, e avrebbe pianto. E solo questo per lui possiamo fare, ed è poco, nulla per la sua vita così bella e chiara, per la sua morte così brutta e assurda. (5 settembre 1989, p. 37)
*Chissà com'è venuto in mente ad [[Adriano Galliani]] di imbastire quella sceneggiata sul campo, che ha richiamato alla memoria quella dell'emiro kuwaitiano ai mondiali dell'82. Peccato che Galliani non sia un emiro, ma un industriale brianzolo, nonché l'amministratore delegato del Milan e il vicepresidente della Lega. La responsabilità del ritiro della squadra è tutta sua. Non erano d'accordo né Sacchi né i giocatori né Ramaccioni, che di regolamenti capisce e temeva sanzioni disciplinari che sicuramente arriveranno. [...] Il guaio di certe farse è che non fanno ridere. E i primi a giudicare sono stati molti tifosi del Milan. Che vergogna, hanno detto. D'accordo, inutile aggiungere altro.<ref>''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/22/bisogna-saper-perdere.html?ref=search Bisogna saper perdere]'', ''la Repubblica'', 22 marzo 1991.</ref>
*La Repubblica prima e il Giornale poi hanno aperto sulle pagine sportive un inizio di discussione sugli Europei. È difficile pretendere dall'Uefa una fermezza che non hanno organismi più rappresentantivi. Ma è impossibile far finta di nulla. Per i massacratori, avere la Jugoslavia in campo in Svezia non è un traguardo sportivo, è anche un segnale di accettazione politica. Come non è un fatto sportivo che il ct Osim e la sua famiglia siano minacciati di morte, che i giocatori croati e sloveni che si rifiutano di giocare in una nazionale che non rappresenta più quasi nessuno, e tanto meno una nazione, siano ugualmente minacciati. Contro la Jugoslavia dovrebbero rifiutarsi di giocare le squadra del suo girone. Ma non succederà. Però potrebbero giocare col lutto al braccio, come [[Marco Pannella|Pannella]]. O ritardare l'inizio della partita. O pretendere un minuto di silenzio. Non ci sono molti giorni per preparare qualcosa ma qualcosa va fatto (ho più speranze nel pubblico che nelle squadre).<ref>''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/05/24/almeno-il-lutto-al-braccio.html?ref=search Almeno il lutto al braccio]'', ''la Repubblica'', 24 maggio 1992.</ref>
*Grazie alla Danimarca, di cuore e di testa. Perché molti dei giocatori li hanno richiamati dalle vacanze, dove facevano vita allegra e, si spera, sesso. Perché hanno corso anche nei supplementari, con uno zoppo in attacco. Perché era l'unica nazionale senza "italiani" (di Larsen ci siamo ricordati solo dopo) e non se ne poteva più di questo metter le mani sulle partite degli altri, come se Olanda-Germania fosse Milan-Juventus. Perché siamo stati costretti a tifare per i danesi. Perché i tifosi danesi non fischiano gli inni degli altri, non accoltellano gli altri, non conoscono il tifo contro, in cui noi siamo specializzati. Perché non dev'essere facile giocare a pallone sapendo di avere una figlia all' ospedale con la leucemia, ed è tutto più difficile quando la storia finisce sui giornali (grazie Vilfort per la dignità).<ref>''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/27/quanti-grazie-per-una-sorpresa.html?ref=search Quanti grazie per una sorpresa]'', ''la Repubblica'', 27 giugno 1992.</ref>
*La vittoria del Marsiglia si chiama difesa e fuorigioco: strano che il Milan sia caduto tante volte in un trappolone che ha brevettato e perfezionato a Milanello. [...] Al Marsiglia è bastato ostruire i corridoi laterali, senza nemmeno l'ansia di contrattaccare, e mettere in mezzo la Maginot nera (Angloma, Boli, Desailly). Il centrocampo? Da saltare. L'attacco? S'arrangiassero. È stata una lezione di praticità, non di grande strategia, e la considerazione aumenta il rammarico.<ref>''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/28/illusioni-da-grande-slam.html?ref=search Illusioni da grande slam]'', ''la Repubblica'', 28 maggio 1993.</ref>
*{{NDR|Su [[Beppe Grillo]]}} Quando dice che i giornali sbagliano a titolare "Montagna assassina" invece di "Alpinista pirla", gli rispondo che le montagne (i fiumi, i vulcani, i mari) non hanno parenti né avvocati e dunque non hanno mai querelato nessuno. Che i giornali sbaglino è vero. Avrebbero dovuto occuparsi, molto prima di lui, delle linee calde, della carriera di [[Biagio Agnes]], dell'acqua minerale che costa più del petrolio, dei medicinali pericolosi. Penso che Grillo non faccia satira, ma buon giornalismo (di costume e malcostume).<ref>''[Pagliacci e avvoltoi]'', ''la Repubblica'', 5 dicembre 1993.</ref>
*Per un mendicante di bel calcio come mi definisco (la definizione è ripresa da Eduardo Galeano), uno come [[Ariel Ortega|Ortega]] è un infiltrato, forse un raccomandato (in effetti, gioca sempre), è una barzelletta che non fa ridere, fa più danni della grandine ed è scelta da condannare quella di avergli dato la maglia numero 10 dell'Argentina. (13 giugno 2002)
*E scrivevi come vivevi, da persona piena di umori e di amori, con una cultura larga e profonda che andava dalla pesca degli storioni all'uso del verso alessandrino. E le invenzioni, [[Gianni Brera|Giovanni]], i neologismi. Ne hai inventate di parole.<ref name=bre>Da ''[http://www.repubblica.it/rubriche/punto-e-svirgola/2012/12/17/news/quel_giorno_da_malta-48978813/ "Ciao Gianni, sei morto con i tuoi amici"]'', ''la Repubblica'', 20 dicembre 2012.</ref>