A. C. H. Smith: differenze tra le versioni

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*Cosa mai avrebbe potuto apprendere Jen sul proprio conto, avendo come paragone quelle creature così totalmente diverse, tanto più grandi di lui, e almeno cento volte più pesanti? Tutto quello che lui imparava – ed era molto – glielo insegnavano sotto forma di regole. Non potevano fare degli esempi, non solo a causa della loro differenza fisica, ma anche perché tutta la loro sapienza era fatta di concetti. Tutto quanto avveniva e veniva appreso era istantaneamente tradotto in idea dagli urRu, idea che andava ad unirsi alle altre accumulatesi lungo gli eoni come la polvere sui loro mantelli. Le spirali e le rune incise nell'epidermide delle loro teste erano incisioni di pensiero codificato che rappresentavano un'interpretazione simbolica di tutto il passato di ogni urRu, da cui, in qualunque momento, chi avesse saputo interpretare sistematicamente quei segni, sarebbe stato in grado di leggere il futuro. L'abituale tristezza delle loro espressioni, e la marcata lentezza delle loro voci basse e sonore erano la caratteristica delle loro nature cerebrali. Chiunque avesse incontrato un urRu, poteva sulle prime pensare che fossero oppressi da un senso collettivo di colpa tanta era la mancanza di spontaneità del loro modo di fare.
*– Maestro, cosa succede?</br>UrSu ansimò prima di rispondere.</br>– Nacqui... – disse, e il resto della frase si perse in un mormorìo indistinto.</br>Jen piegò la testa per indicare che non aveva capito. Il Maestro agitò debolmente una mano come a dirgli di aver pazienza, e finalmente riuscì a mormorare: – Nacqui sotto un cielo tempestoso.</br>Jen deglutì a vuoto, sforzandosi di mantenere la calma. – Per favore – disse. – Sono io, Jen.</br>Il vecchio saggio tornò a sollevare la mano, e mosse le labbra come per guidare le parole. – Un Cristallo cantava... – ansimò. – Un Cristallo cantava i tre divenuti uno. La colonna oscura, la colonna, la colonna rosea... e la luce...</br>Jen si avvicinò, chinandosi per parlargli.</br>– Ascolta – mormorò il Maestro. – Devi capire. Tu devi... Dopo novecentonovantanove triadi più una triade... La Grande Congiunzione, cantava il Cristallo... Io nacqui, ah... anche Skeksis...</br>Jen rimaneva lì immobile, timoroso all'idea che la sua vita dovesse cambiare, smarrito al pensiero delle responsabilità che, nel suo sconnesso mormorìo, il Maestro dava l'impressione di volergli imporre. Non aveva idea del significato di quei frammenti di cognizioni – se si trattava di cognizioni e non di parole prive di senso mormorate da un essere agonizzante – più di quanto non riuscisse a immaginare cosa avrebbe potuto fare per venire in aiuto al suo Maestro.</br>– Sei malato. Devi riposare – gli disse.</br>Se riusciva a calmarlo, sarebbe andato a chiamare UrIm il Guaritore, che, con la sua sensibilità all'aura, avrebbe imposto le mani e poi forse tutto sarebbe tornato come prima.</br>UrSu non l'aveva sentito. – Tre volte sei erano gli urSkeks – proseguì cantilenando, come se così gli riuscisse meglio di respirare. – Oscuro il Cristallo, oh... Tempestoso il cielo, grande dolore, gli Skeksis, essi... Male, oscurità, il loro governo...</br>Jen si sforzava di dare un senso a quelle parole sconnesse, perché il Maestro gli aveva detto che doveva capire, ma nello stesso tempo era disperato perché s'era reso conto che UrIm, che aveva visto sulla soglia della caverna, doveva aver già visitato il suo Maestro, e se si era allontanato significava che non c'era più niente da fare.</br>– Grande potere – continuò lentamente urSu dopo aver ripreso fiato. – Non ancora, non rinnovato, non Skeksis, non se i Ghelfling, tu, ah... – emise un gemito di dolore. – Tu lo renderai intero, tu devi, tu devi, tutto intero, Ghelfling. Di nuovo.
*Il passato tallonava sempre il presente per cercare di distruggerlo? UrSu gli aveva detto che una domanda bidimensionale come quella era priva di spiegazione e quindi di senso. – Forma un triangolo che congiunga passato, presente e futuro, e allora ciascuno dei due spiegherà il terzo.</br>– Tutto è energia – aveva detto in un'altra occasione urSu. – L'energia esiste solo quando si può creare un nesso, un collegamento. Unisci una cosa a un'altra e avrai l'energia che ti serve a vivere. Unisci uno a uno e ancora a uno e nulla sarà più come prima. Guarda la mia faccia, Jen. Quello che tu vedi adesso nacque quando tre diventarono uno. Guarda attentamente, adesso, con la massima concentrazione, e potrai vedere che tre diventeranno nuovamente uno.</br>– Cosa significa, Maestro? È difficile da capire. Non puoi dirlo in modo più semplice?</br>– È già semplice quanto può esserlo. Per questo ti è difficile capirlo.
 
==[[Incipit]] di ''Labyrinth''==