Roberto Vecchioni: differenze tra le versioni

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*Credete che sia qua soltanto per sviolinare? No, assolutamente. Arrivo dall'aeroporto, entro in città e praticamente ci sono 400 persone su 200 senza casco e in tutti i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica. Questo significa che tu non hai capito cos'è il senso dell'esistenza con gli altri. Non lo sai, non lo conosci. È inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non basta, sei un'isola di merda. Non amo la [[Sicilia]] che rovina la sua intelligenza e la sua cultura, che quando vado a vedere [[Selinunte]], [[Segesta]] non c'è nessuno. Non amo questa Sicilia che si butta via.<ref name=sici>Dall'incontro ''Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli''; citato in Salvo Intravaia, ''[http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/12/03/news/vecchioni_al_dibattito_a_ingegneria_sicilia_isola_di_merda_-128742146/ Vecchioni: Sicilia "isola di merda". Il sindaco di Palermo: "Ha ragione"]'', ''Repubblica.it'', 3 dicembre 2015.</ref>
*Dovrei dire che siete la culla della Magna Grecia? Ma la storia antica, la poesia antica, la filosofia antica hanno insegnato a tutto il mondo cos'è l'originalità della vita, la bellezza, la verità, la non paura degli altri. In [[Sicilia]] questo non c'è. Io non amo la Sicilia che non si difende, che rovina le sue coste, che rovina la sua intelligenza la sua cultura. Non la amo per una ragione fondamentale: i siciliani sono la razza più intelligente al mondo ma si buttano via così. Non lo sopporto che la Sicilia non sia all'altezza di se stessa.<ref name=sici/>
*Il libraio leggeva le [[parole]] senza imporle all'ascolto, perché le parole non nascono, non nascevano in quell'autore, per favorire, acchiappare, assecondare, manovrare a piacimento le emozioni del pubblico, stipandole nella gabbia di un unico sentire. Il libraio restituiva le parole a se stesse. (da ''Il libraio di Selinunte'')
*L'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] è spiritualità, è un modo di vivere, di essere. Un'avventura storica straordinaria: sconfitte, vittorie di Pirro, casualità, è sempre un sabato del villaggio. L'interista è programmato geneticamente alla sconfitta, noi la vittoria non sappiamo come gestirla. (da ''[http://www.corrieredellosport.it/il_personaggio/2009/08/11-77417/Vecchioni%3A+%C2%ABInter,+un+amore+nato+per+ripicca%C2%BB Vecchioni: «Inter, un amore nato per ripicca»]'', ''Corriere dello Sport'', 11 agosto 2009)
*Molti son nati poveri, molti son belli, forti, leali; pochi (eppur ci sono) sanno farsi il campo da soli e poi segnare, ma soltanto lui, [[Adriano Leite Ribeiro|Adriano]], è una forza della natura, "quella" forza della natura. (dalla prefazione a Luigi Ferro, Giampiero Rossi, ''Le memorie di Adriano (quello vero)'', Melampo)
*{{NDR|Su [[Fabrizio De André]]}} Questo è il punto: lui era l'unico poeta della canzone d'autore. Gli altri, me compreso, con l'eccezione forse di [[Francesco Guccini|Guccini]], sono bravi, non poeti. E i suoi testi sono gli unici che reggono anche senza musica. [...] Non è assolutamente per tutti. Il suo era un elitarismo culturale. Aveva il fisico e la testa del poeta. Non aveva bisogno di mettersi in una torre d'avorio: in quella torre ci era nato. (da ''[http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/15/Vecchioni_Andre_Pirandello_della_canzone_co_0_990115598.shtml Vecchioni: "De André, il Pirandello della canzone"]'', ''Corriere della sera'', 15 gennaio 1999)
*Il libraio leggeva le [[parole]] senza imporle all'ascolto, perché le parole non nascono, non nascevano in quell'autore, per favorire, acchiappare, assecondare, manovrare a piacimento le emozioni del pubblico, stipandole nella gabbia di un unico sentire. Il libraio restituiva le parole a se stesse. (da ''Il libraio di Selinunte'')
 
{{Intestazione|''ItaliaLibri'', Milano, 30 ottobre 2000}}
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===Opere===