Dezső Kosztolányi: differenze tra le versioni

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Inserisco citazioni (Colazione autunnale senza tagli). Traggo i riferimenti alle raccolte dall'edizione Guanda.
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==Poesie==
*''Sono soltanto carne, sono soltanto ossa. | Macchina è la mia testa, e la mia mano. | Ma so quel che è passato. | Durante il mio cammino ho pianto, ho riso. | Io, uomo, proprio io. Me ne [[ricordo]].'' (''Sono soltanto carne'', ''I lamenti dell'uomo triste'' (1924), p. 67)
{{Int|''A nudo''|''Meztelenül'', 1928}}
*''Tu dammi | la forza di spogliarmi, di sentire | me stesso e il mondo, un questo breve tempo, | gran verità, tu amore, e tu, più vero ancora, | dolore. Da' le lacrime ai miei occhi | perché senza le lacrime non vedo, sono cieco.'' (da ''Metti insieme tutto'', ''A nudo'' (1928), p. 75)
*''Custodiscono tutto ciò che è vita, | anche se solamente li ha sfiorati, | come la vecchia scatola di latta | dove altri han conservato sigarette. | I [[povertà|poveri]] scrutano, | badano a tutto, | anche per te, essi vivono | – e non dimenticano.'' (da ''Poveri'', ''A nudo'' (1928), p. 77)
*''È morto oggi, | soltanto un'ora fa, | ed è per me così antico | come [[Alessandro Magno|Alessandro]] o Serse e i suoi soldati. | Silenzio nel suo orecchio, | sulla sua bocca polvere e silenzio. | Se di lui si rammentano in stanze antiche antichi amici, | col capo greve come il piombo, cerco | di richiamarne la memoria. | Ma estraneo più non lo capisco.'' (da ''È morto oggi''<ref>In Poeti ungheresi del '900, a cura di Umberto Albini, ERI, Torino, 1976, p. 21</ref>)
{{Int|''Rendiconto''|''Számadás'', 1935}}
*''O vecchio continente! | Carica d'anni, scabra, santa, eccelsa | maestra dello spirito, che filtri | profumi e sensi, dotta taumaturga, | antica [[Europa]] dalla fronte ampia!'' (da ''Europa'', p. 93)
*'' Non ho più niente. Eppure è prodigioso: | Mi sento ricco come un usuraio | cencioso, che sogghigna, se è deriso, | poiché ogni suo avere, i suoi tesori | li ha seppelliti; e adesso sono tutti | nella profonda terra sconfinata | che è un'antica, inviolabile miniera.'' (da ''Coloro che sono scomparsi'', p. 103)
*''M'occorre chi è forte, chi è fiero; | io amo chi sente la terra, | chi palpa deciso l'orrendo, nocchiuto | terrore di pietra della Medusa Realtà, | e dice: «questo c'è», «questo non c'è», | «questa è la verità», «questo è menzogna», | e infine getta il proprio corpo ai vermi. | Io voglio l'eroe che al sole battente | del mezzogiorno contempla lo spettro terribile; | rotola in piena luce la sua lacrima, | ed ha per corona | la disperazione cocente.'' (da ''[[Marco Aurelio]]'', p. 121)
*''Dono d'autunno, su coppe di vetro, | frutta ora colta. Uva smeraldo, scura, | greve, pere pesanti coi riflessi | del diaspro: gemme ricche, rutilanti. | Una goccia si stacca – un brillante – | da una turgida bacca, precipita. | Sfarzo sereno, indifferente, | perfezione che ruota su se stessa. | Sarebbe bello vivere. Ma gli alberi | mi fanno segno con braccia dorate.'' (''Colazione autunnale''<ref>In Poeti ungheresi del '900, a cura di Umberto Albini, ERI, Torino, 1976, p. 31</ref>)
 
==Note==