Pietro Anastasi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Pietro Anastasi==
{{Intestazione2|''Addio Massimino, il ruspante''|di Maurizio Crosetti, ''la Repubblica'', 5 marzo 1996}}
*{{NDR|Riferito alle sue origini}} La mia era una famiglia di operai. Con me, eravamo in nove e vivevamo in una piccola casa. Per questo, appena andai alla Juve, con i primi soldi comprai un appartamento ai miei genitori.<ref name="Prestigiacomo" >Citato in Dario Prestigiacomo, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/25/pietro-anastasi-io-il-ragazzo-di-catania.html Pietro Anastasi: "Io, il ragazzo di Catania che conquistò il Nord"]'', ''la Repubblica'', 25 settembre 2011.</ref>
 
*{{NDR|Riferito adalla scomparsa di [[Angelo Massimino]]}} Se n'è andato uno vero, uno che ha pagato, uno con la passione dentro. Altro che i dirigenti attuali, gente di plastica.<ref>Citato in [[Maurizio Crosetti]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/05/addio-massimino-il-ruspante.html Addio Massimino il ruspante]'', ''la Repubblica'', 5 marzo 1996.</ref>
*{{NDR|Riferito alla sua infanzia}} Per tutti ero Pietro ''<nowiki>'</nowiki>u turcu'' perché d'estate diventavo nero come la pece.<ref name="Calzaretta" >Citato in Nicola Calzaretta, ''Guerin Sportivo'', maggio 2015.</ref>
 
{{Intestazione2|''Anastasi, che notte quella notte''|Intervista di Bruno Bernardi, ''La Stampa'', 12 giugno 2004, p. 72}}
*Il pallone è sempre stato in cima ai miei pensieri. Ero il più piccolo di quattro fratelli, c'era la scuola, mi piaceva il mare, ho fatto piccoli lavori come il garzone di macelleria o lo stagnino. Ma il sogno era diventare calciatore e indossare la maglia bianconera.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito al suo gol in Italia vs Jugoslavia, 10 giugno 1968, ripetizione della finale del campionato d'Europa}} De Sisti mi passò il pallone che compì uno strano rimbalzo: tirai senza sapere dove l'avrei indirizzato e ne venne fuori un gran gol.<ref>Citato in Bruno Bernardi, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,72/articleid,0195_01_2004_0161_0072_1363820/ Anastasi, che notte quella notte]'', ''La Stampa'', 12 giugno 2004, p. 72.</ref>
*Ogni tanto, durante le partite, qualcuno mi insultava a colpi di "terrone". Lo facevano più che altro per farmi innervosire. Io lo sapevo e tranquillamente gli rispondevo dicendogli: "Sarò pure terrone, ma guadagno più di te che sei un polentone".<ref name="Prestigiacomo" />
 
{{Intestazione2|''La grande storia della Juventus: 1966-1975 "Da Herrera a Parola"''|DVD-Video, Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 07 min 30 s.}}
*{{NDR|Riferito al suo modo di giocare}}
**Ho spesso giocato con il [numero, ndr] nove, ma il centravanti non l'ho mai fatto. Mi piaceva allargarmi, spaziare, servire i compagni.<ref name="Calzaretta" />
**Spesso capitava che anticipassi il pallone. Però rimaneva li, tra i miei piedi. Ed io, a quel punto, potevo fare la giocata desiderata.<ref name="Calzaretta" />
**Penso di essere stato un giocatore altruista, giocavo soprattutto per la squadra, [...] mai [...] per me stesso. [...] Giocavo come numero nove, però poi il numero nove lo facevo poche volte. Giocavo soprattutto sulle fasce laterali, a cercarmi gli spazi e mettere delle palle in mezzo<ref>Citato in Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), ''La grande storia della Juventus: 1966-1975 "Da Herrera a Parola"'', DVD-Video, RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 07 min 30 s.</ref>
**Le mie qualità migliori erano lo scatto, la velocità e l'altruismo. E seppur scendessi in campo, anche in Nazionale, con la maglia numero nove, spesso mi posizionavo sulla sinistra, per effettuare dei cross a favore del compagno di reparto. Insomma, ero un uomo d'area che sapeva anche manovrare.<ref name="Bedeschi" >Citato in Stefano Bedeschi, ''[http://www.tuttojuve.com/gli-eroi-bianconeri/gli-eroi-in-bianconero-pietro-anastasi-46006 Gli eroi in bianconero: Pietro ANASTASI]'', ''Tuttojuve.com'', 5 aprile 2011.</ref>
 
**{{NDR|Riferito al suo modo di giocare}} Penso di essere stato un giocatore altruista, giocavo soprattutto per la squadra, [...] mai [...] per me stesso. [...] Giocavo come numero nove, però poi il numero nove lo facevo poche volte. Giocavo soprattutto sulle fasce laterali, a cercarmi gli spazi e mettere delle palle in mezzo<ref>Citato in Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), ''La grande storia della Juventus: 1966-1975 "Da Herrera a Parola"'', DVD-Video, RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 07 min 30 s.</ref>
*{{NDR|Riferito al trasferimento al Varese}} Il Direttore Sportivo varesino Casati era al Cibali per assistere a Catania-Varese. Sarebbe dovuto ripartire con la squadra, ma lasciò il posto in aereo a una donna incinta. Il rinvio del volo di ritorno gli consentì di seguire il giorno dopo, sempre al Cibali, Massiminiana-Paternò. Anche se finì 0-0, mi vide e prese nota. Ero felice perché andavo in B a diciotto anni, avrei avuto una bella vetrina e qualche soldo in più. Ma avevo paura, perché andavo lontano per un'avventura che avrebbe potuto finire subito.<ref name="Calzaretta" />
 
{{Intestazione2|''Gli eroi in bianconero: Pietro ANASTASI''|di Stefano Bedeschi, ''Tuttojuve.com'', 5 aprile 2011}}
*{{NDR|Riferito al trasferimento dalla Sicilia al Nord Italia}} All'inizio, ebbi qualche difficoltà. Ma poi grazie ai compagni di squadra mi riuscì ad adattare. Quello che mi colpì subito era la maggiore libertà dei giovani, soprattutto delle ragazze. Vedere tante donne uscire da sole la sera, per me che venivo dalla periferia catanese, era una novità.<ref name="Prestigiacomo" />
 
**{{NDR|Riferito al suo modo di giocare}} Le mie qualità migliori erano lo scatto, la velocità e l'altruismo. E seppur scendessi in campo, anche in Nazionale, con la maglia numero nove, spesso mi posizionavo sulla sinistra, per effettuare dei cross a favore del compagno di reparto. Insomma, ero un uomo d'area che sapeva anche manovrare.<ref name="Bedeschi" >Citato in Stefano Bedeschi, ''[http://www.tuttojuve.com/gli-eroi-bianconeri/gli-eroi-in-bianconero-pietro-anastasi-46006 Gli eroi in bianconero: Pietro ANASTASI]'', ''Tuttojuve.com'', 5 aprile 2011.</ref>
*{{NDR|Riferito all'impatto con la Juventus}} Il primo impatto con il mondo bianconero fu istruttivo. Era estate e andai in sede a incontrarmi per la prima volta con i nuovi dirigenti non pensando alla forma. Avevo una maglietta e un normale paio di pantaloni. Il presidente Catella mi disse: "La prossima volta si presenti in giacca e cravatta".<ref name="Prestigiacomo" />
 
*{{NDR|Riferito al suo legame con la Juventus}} Andai via [...] ma con la società sono sempre rimasto in ottimi rapporti. Alla Juventus è dove mi sono trovato meglio e rimarrò sempre un tifoso juventino.<ref name="Bedeschi" />
*{{NDR|Riferito all'esordio in maglia bianconera}} L'esordio fu eccezionale. A Bergamo, contro I'Atalanta, facciamo 3-3. Io segno una doppietta e uno dei due goal credo sia uno dei più belli realizzati con la Juve. Doppio pallonetto agli avversari e sinistro potente prima che la palla tocchi terra, tutto a grandissima velocità.<ref name="Prestigiacomo" />
 
{{Intestazione2|''Io, il ragazzo di Catania che conquistò il Nord''|Intervista di Dario Prestigiacomo, ''la Repubblica'', 25 settembre 2011.}}
*{{NDR|Riferito al rapporto con i tifosi}}
**Io fui uno dei primi giocatori meridionali ad avere successo nel grande calcio. Il rapporto con la gente all'epoca era diretto, non c'erano le guardie del corpo a proteggere i calciatori. Quindi sentivo di essere diventato un modello, anche un motivo di speranza per tanti ragazzi che come me inseguivano i loro sogni partendo per il Nord.<ref name="Prestigiacomo" />
**Per i tanti lavoratori che venivano dal Sud e che si facevano il mazzo in fabbrica sono diventato un simbolo, anzi ero uno di loro, quello che aveva avuto la buona sorte di giocare a pallone. Ricordo che mi fermavano fuori dello stadio e mi dicevano di farmi valere anche per loro. Mi rendeva orgoglioso.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito allealla suesua originiinfanzia}} La mia era una famiglia di operai. Con me, eravamo in nove e vivevamo in una piccola casa. Per questo, appena andai alla Juve, con i primi soldi comprai un appartamento ai miei genitori.<ref name="Prestigiacomo" >Citato in Dario Prestigiacomo, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/25/pietro-anastasi-io-il-ragazzo-di-catania.html Pietro Anastasi: "Io, il ragazzo di Catania che conquistò il Nord"]'', ''la Repubblica'', 25 settembre 2011.</ref>
*{{NDR|Riferito a Heriberto Herrera}} Un uomo molto rigido, maniacale. Incuteva timore, specie davanti alla bilancia. Dava multe a chi sgarrava con il peso. Ricordo che Haller e Piloni erano tra i più terrorizzati perché tendevano a ingrassare anche mangiando pochissimo. Durante uno dei primi allenamenti mi trattò malissimo davanti ai compagni. Stavamo facendo una seduta tattica, io non ero abituato a certi metodi. A un certo punto mi dice: "Basta, ''cono'' (stupido, ndr), vada fuori". Mi mandò via e fece entrare al mio posto Zigoni per farmi vedere come andava fatto il movimento. A me vennero le lacrime agli occhi dalla rabbia.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Rispondendo a "Mai avuto problemi con altri calciatori per il fatto che veniva dal Sud?"}} Ogni tanto, durante le partite, qualcuno mi insultava a colpi di "terrone". Lo facevano più che altro per farmi innervosire. Io lo sapevo e tranquillamente gli rispondevo dicendogli: "Sarò pure terrone, ma guadagno più di te che sei un polentone".<ref name="Prestigiacomo" />
*{{NDR|Riferito ad Armando Picchi}} Nell'anno a Varese, ero rimasto stupito dalla grinta, dalla lucidità di pensiero e dal grande carisma, oltre che dalle qualità umane. Trovarmelo come allenatore fu un piacere.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo ala trasferimento"Dalla dallazona Siciliaindustriale aldi Catania alle grandi industrie del Nord. ItaliaCome fu l'impatto?"}} All'inizio, ebbi qualche difficoltà. Ma poi grazie ai compagni di squadra mi riuscì ad adattare. Quello che mi colpì subito era la maggiore libertà dei giovani, soprattutto delle ragazze. Vedere tante donne uscire da sole la sera, per me che venivo dalla periferia catanese, era una novità.<ref name="Prestigiacomo" />
*{{NDR|Riferito a Italo Allodi}} ...un grande dirigente [...] Molto dimenticato, ma questo è il vecchio vizio del nostro mondo. Senza nulla togliere a [[Giampiero Boniperti|Boniperti]], Allodi ha avuto grandi meriti nella rinascita della Juve. Quando le cose non andavano bene o c'era da cementare il gruppo, lui organizzava delle cene, spesso con le famiglie. Una volta accadde dopo la papera di Carmignani contro il Cagliari (il numero uno bianconero si fece sfuggire di mano un pallone innocuo, ndr). Tutti a cena e lui che regala al portiere una pinza. Geniale.<ref name="Calzaretta" />
 
**{{NDR|Riferito al rapporto con i tifosi}} Io fui uno dei primi giocatori meridionali ad avere successo nel grande calcio. Il rapporto con la gente all'epoca era diretto, non c'erano le guardie del corpo a proteggere i calciatori. Quindi sentivo di essere diventato un modello, anche un motivo di speranza per tanti ragazzi che come me inseguivano i loro sogni partendo per il Nord.<ref name="Prestigiacomo" />
*{{NDR|Riferito all'epilogo del campionato di Serie A 1972-73}} Vincemmo lo scudetto all'ultima giornata. La scossa vera ce la diede il Verona che stava battendo il Milan capolista. Anche noi a Roma eravamo sotto di un goal. Nell'intervallo, dentro lo spogliatoio, ci guardammo negli occhi. Nessun discorso, solo la consapevolezza che ce la potevamo fare. Anzi, che dovevamo farcela. Andò così, 2-1 per noi e alla fine altro tricolore.<ref name="Calzaretta" />
 
{{Intestazione2|''L'Inter-Juventus di Boninsegna e Anastasi''|Intervista di Stefano Bedeschi, ''Yahoo.com'', 27 marzo 2013}}
*{{NDR|Riferito alla sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni 1972-73, Ajax vs Juventus, 30 maggio 1973}} ...la cosa che ci fece più male fu vedere come loro trattarono la Coppa una volta saliti sul pullman. La buttarono lì, sui sedili, come fosse un trofeo qualsiasi.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito allo scambio di mercato con l'interista Roberto Boninsegna}} È stata una vicenda triste. Se siamo arrivati a quello scambio, però, è perché io avevo litigato con l'allora allenatore della Juventus, Carlo Parola. Ero praticamente fuori rosa, così Boniperti si mise all'opera per quella trattativa incredibile. Per me però è stata durissima. Venivo da otto anni di Juventus, andavo in una rivale come l'Inter. Non l'avreil’avrei mai voluto. Sono passati quasi quarant'anni, ma se si dice Anastasi si pensa alla Juventus. E se si dice Boninsegna si pensa all'Inter.<ref>Citato in Mattia Fontana, ''[https://it.sports.yahoo.com/notizie/serie-l-inter-juventus-boninsegna-anastasi-101033602.html L'Inter-Juventus di Boninsegna e Anastasi]'', ''Yahoo.com'', 27 marzo 2013.</ref>
*{{NDR|Riferito al rapporto con l'allenatore Carlo Parola}} Il primo scontro [...] ci fu nel dicembre 1974 in occasione della partita di Coppa UEFA in Olanda contro l'Ajax. Sono infortunato, lo certifica anche il nostro medico La Neve. Il tecnico mi dà del vigliacco, pensa che mi voglia risparmiare. Ma non è così. Morale della favola: sto fuori in campionato per tutto dicembre.<ref name="Calzaretta" />
 
{{Intestazione2|''Amarcord: Pietro Anastasi''|Intervista di Nicola Calzaretta, ''Guerin Sportivo'', maggio 2015.}}
*{{NDR|Riferito alla sua tripletta in Juventus vs Lazio, 27 aprile 1975}} ...quando mancano venti minuti alla fine, Parola mi dice di entrare al posto di [[Roberto Bettega|Bettega]]. In cinque minuti, dall'83' all'88', realizzo una tripletta. Nessun subentrante era mai riuscito nell'impresa prima [...] Il primo di destro in scivolata ad anticipare il difensore su cross basso dalla destra. Il secondo di sinistro al volo a mezza altezza su centro dalla sinistra. Il terzo dopo una traversa di Viola: sulla ribattuta colpisco il palo, la riprendo e segno. In quell'occasione, Felice Pulici fece come l'orso nei giochi della fiera: a ogni sparo, cambiava direzione, senza capirci più nulla.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito alla sua infanzia}} Per tutti ero Pietro ''<nowiki>'</nowiki>u turcu'' perché d'estate diventavo nero come la pece.<ref name="Calzaretta" >Citato in Nicola Calzaretta, ''Guerin Sportivo'', maggio 2015.</ref>
*{{NDR|Riferito alla rottura del rapporto con la Juventus}} Tutto inizia nell'intervallo di Lazio-Juventus del 7 marzo 1976. Era una giornata no per me, capitano partite dove non ti viene bene nulla. Chiesi di essere sostituito, pensavo che avrebbe fatto bene alla squadra. E così fu, al mio posto entrò Bobo Gori. Quel gesto fu mal interpretato da Parola, che mi mise in panchina per la successiva gara contro il Milan, dandomi gli ultimi venti minuti. La rottura vera si consumò la settimana dopo. Si gioca a Cesena e il mister mi rimette fuori. A quel punto chiedo spiegazioni, ero il capitano. Mi risponde male. Ed io lo mando a quel paese. La partita con il Cesena la vedo dalla tribuna. Quindi qualche giorno dopo sbotto e dico chiaro e tondo che con Parola non voglio più avere niente a che fare. Finisco "fuori rosa".<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito ai suoi interessi}} Il pallone è sempre stato in cima ai miei pensieri. Ero il più piccolo di quattro fratelli, c'era la scuola, mi piaceva il mare, ho fatto piccoli lavori come il garzone di macelleria o lo stagnino. Ma il sogno era diventare calciatore e indossare la maglia bianconera.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito al suo legame con la Juventus}} Andai via [...] ma con la società sono sempre rimasto in ottimi rapporti. Alla Juventus è dove mi sono trovato meglio e rimarrò sempre un tifoso juventino.<ref name="Bedeschi" />
 
**{{NDR|Rispondendo a "Talvolta la critica ha sottolineato certe presunte lacune tecniche"}} Spesso capitava che anticipassi il pallone. Però rimaneva li, tra i miei piedi. Ed io, a quel punto, potevo fare la giocata desiderata.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito allo scambio di mercato con l'interista Roberto Boninsegna}} Ero praticamente fuori rosa, così Boniperti si mise all'opera per quella trattativa incredibile. Per me però è stata durissima. Venivo da otto anni di Juventus, andavo in una rivale come l'Inter. Non l'avrei mai voluto. Sono passati quasi quarant'anni, ma se si dice Anastasi si pensa alla Juventus. E se si dice Boninsegna si pensa all'Inter.<ref>Citato in Mattia Fontana, ''[https://it.sports.yahoo.com/notizie/serie-l-inter-juventus-boninsegna-anastasi-101033602.html L'Inter-Juventus di Boninsegna e Anastasi]'', ''Yahoo.com'', 27 marzo 2013.</ref>
 
**{{NDR|Alla domanda "Da un punto di vista tattico, invece, si è sempre considerato un centravanti?"}} Ho spesso giocato con il [numero, ndr] nove, ma il centravanti non l'ho mai fatto. Mi piaceva allargarmi, spaziare, servire i compagni.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito alla sua militanza nell'Inter}} Due campionati così così, ma [...] conquistammo la Coppa Italia. C'è gente che è stata molti anni più di me in nerazzurro senza vincere nulla.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoAlla aldomanda trasferimento"E alil Varese com'è che la scova in Sicilia?"}} Per caso. Il Direttore Sportivo varesino Casati era al Cibali per assistere a Catania-Varese. Sarebbe dovuto ripartire con la squadra, ma lasciò il posto in aereo a una donna incinta. Il rinvio del volo di ritorno gli consentì di seguire il giorno dopo, sempre al Cibali, Massiminiana-Paternò. Anche se finì 0-0, mi vide e prese nota. Ero felice perché andavo in B a diciotto anni, avrei avuto una bella vetrina e qualche soldo in più. Ma avevo paura, perché andavo lontano per un'avventura che avrebbe potuto finire subito.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito al suo 100° gol in Serie A, Juventus vs Ascoli, 30 dicembre 1979}} Giochiamo a Torino contro la Juventus. Prima della partita mi viene a salutare l'avvocato [[Gianni Agnelli|Agnelli]], un grandissimo onore per me. Io sono alla caccia del mio centesimo goal in Serie A. Sembra una maledizione, me ne hanno già annullati un paio nelle giornate precedenti. Dopo otto minuti batto [[Dino Zoff|Zoff]] con un colpo di testa e tutto il Comunale mi applaude. Come se non fossi mai andato via.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito all'impatto con la Juventus}} Il primo impatto con il mondo bianconero fu istruttivo. Era estate e andai in sede a incontrarmi per la prima volta con i nuovi dirigenti non pensando alla forma. Avevo una maglietta e un normale paio di pantaloni. Il presidente Catella mi disse: "La prossima volta si presenti in giacca e cravatta".<ref name="Prestigiacomo" />
*{{NDR|Riferito al debutto in Nazionale A, Italia vs Jugoslavia, 8 giugno 1968, finale del campionato d'Europa}} Eravamo nello spogliatoio, mi chiama [[Ferruccio Valcareggi|Valcareggi]] e mi fa: "Picciotto, tocca a te!" E non aggiunge altro.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito all'esordio in maglia bianconera}} L'esordio fu eccezionale. A Bergamo, contro I'Atalanta, facciamo 3-3. Io segno una doppietta e uno dei due goal credo sia uno dei più belli realizzati con la Juve. Doppio pallonetto agli avversari e sinistro potente prima che la palla tocchi terra, tutto a grandissima velocità.<ref name="Prestigiacomo" />
*{{NDR|Riferito al suo gol in Italia vs Jugoslavia, 10 giugno 1968, ripetizione della finale del campionato d'Europa}} De Sisti mi passò il pallone che compì uno strano rimbalzo: tirai senza sapere dove l'avrei indirizzato e ne venne fuori un gran gol.<ref>Citato in Bruno Bernardi, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,72/articleid,0195_01_2004_0161_0072_1363820/ Anastasi, che notte quella notte]'', ''La Stampa'', 12 giugno 2004, p. 72.</ref>
 
*{{NDR|Riferito aal rapporto con l'allenatore Heriberto Herrera}} Un uomo molto rigido, maniacale. Incuteva timore, specie davanti alla bilancia. Dava multe a chi sgarrava con il peso. Ricordo che Haller e Piloni erano tra i più terrorizzati perché tendevano a ingrassare anche mangiando pochissimo. Durante uno dei primi allenamenti mi trattò malissimo davanti ai compagni. Stavamo facendo una seduta tattica, io non ero abituato a certi metodi. A un certo punto mi dice: "Basta, ''cono'' (stupido, ndr), vada fuori". Mi mandò via e fece entrare al mio posto Zigoni per farmi vedere come andava fatto il movimento. A me vennero le lacrime agli occhi dalla rabbia.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito alla rinuncia al campionato del mondo 1970}} È ancora oggi uno dei miei più grandi rimpianti. E tutto per una sciocchezza. Stavo scherzando con il nostro massaggiatore [...]. A un certo punto lui, spazientito e dopo avermi detto già diverse volte di smetterla, mi dà un colpo con il dorso della mano e mi colpisce ai testicoli. Dolore immediato, ma la cosa finisce lì. Durante la notte, ero in camera con [[Giuseppe Furino|Furino]], non ce la faccio più dal dolore, mentre il testicolo colpito si è gonfiato paurosamente. Il Dottor Fini mi dà un calmante, ma dobbiamo andare di corsa in ospedale. La situazione è grave, posso correre il rischio di un'amputazione se non mi operano all'istante per assorbire il versamento interno. Eravamo alla vigilia della partenza per il Messico. Non ce la potevo fare. Ma lì la combinarono grossa, chiamando al mio posto due attaccanti, Boninsegna e Prati e mandando via Lodetti che ancora mi maledice.<ref name="Calzaretta" />
 
**{{NDR|Rispondendo a "E poi c'è la questione meridionale"}} Per i tanti lavoratori che venivano dal Sud e che si facevano il mazzo in fabbrica sono diventato un simbolo, anzi ero uno di loro, quello che aveva avuto la buona sorte di giocare a pallone. Ricordo che mi fermavano fuori dello stadio e mi dicevano di farmi valere anche per loro. Mi rendeva orgoglioso.<ref name="Calzaretta" />
*{{NDR|Riferito ad [[Angelo Massimino]]}} Se n'è andato uno vero, uno che ha pagato, uno con la passione dentro. Altro che i dirigenti attuali, gente di plastica.<ref>Citato in [[Maurizio Crosetti]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/05/addio-massimino-il-ruspante.html Addio Massimino il ruspante]'', ''la Repubblica'', 5 marzo 1996.</ref>
 
*{{NDR|Riferito adal rapporto con l'allenatore Armando Picchi}} Nell'anno a Varese, ero rimasto stupito dalla grinta, dalla lucidità di pensiero e dal grande carisma, oltre che dalle qualità umane. Trovarmelo come allenatore fu un piacere.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo a Italo"Un Allodi}}po' ...undimenticato grande[Italo dirigenteAllodi, [...ndr], vero?"}} Molto dimenticato, ma questo è il vecchio vizio del nostro mondo. Senza nulla togliere a [[Giampiero Boniperti|Boniperti]], Allodi ha avuto grandi meriti nella rinascita della Juve. Quando le cose non andavano bene o c'era da cementare il gruppo, lui organizzava delle cene, spesso con le famiglie. Una volta accadde dopo la papera di Carmignani contro il Cagliari (il numero uno bianconero si fece sfuggire di mano un pallone innocuo, ndr). Tutti a cena e lui che regala al portiere una pinza. Geniale.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Rispondendo a "Le strategie di Allodi hanno funzionato, nel 1972 la Juve vince il campionato"}} Il mio primo scudetto, quello a cui sono più legato. Anche perché dopo la malattia che colpi Bettega e che lo tenne fuori per metà stagione, io mi sentii molto più responsabilizzato.
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo alla "L'epilogoanno deldopo, campionato di Serie Astagione 1972-73, fate il bis"}} Vincemmo lo scudetto all'ultima giornata. La scossa vera ce la diede il Verona che stava battendo il Milan capolista. Anche noi a Roma eravamo sotto di un goal. Nell'intervallo, dentro lo spogliatoio, ci guardammo negli occhi. Nessun discorso, solo la consapevolezza che ce la potevamo fare. Anzi, che dovevamo farcela. Andò così, 2-1 per noi e alla fine altro tricolore.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo allaa sconfitta"Il nella1973 è anche l'anno della finale didella Coppa dei Campioni 1972-73,persa Ajaxdalla vssua Juventus, 30contro maggio 1973l'Ajax"}} Un gran peccato. Loro erano sicuramente più forti. Noi andammo in ritiro per troppo tempo. [...] Ma la cosa che ci fece più male fu vedere come loro trattarono la Coppa una volta saliti sul pullman. La buttarono lì, sui sedili, come fosse un trofeo qualsiasi.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito al rapporto con l'allenatore Carlo Parola}} Il primo scontro [...] ci fu nel dicembre 1974 in occasione della partita di Coppa UEFA in Olanda contro l'Ajax. Sono infortunato, lo certifica anche il nostro medico La Neve. Il tecnico mi dà del vigliacco, pensa che mi voglia risparmiare. Ma non è così. Morale della favola: sto fuori in campionato per tutto dicembre.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito alla sua tripletta in Juventus vs Lazio, 27 aprile 1975}} ...quando mancano venti minuti alla fine, Parola mi dice di entrare al posto di [[Roberto Bettega|Bettega]]. In cinque minuti, dall'83' all'88', realizzo una tripletta. Nessun subentrante era mai riuscito nell'impresa prima [...] Il primo [gol, ndr] di destro in scivolata ad anticipare il difensore su cross basso dalla destra. Il secondo di sinistro al volo a mezza altezza su centro dalla sinistra. Il terzo dopo una traversa di Viola: sulla ribattuta colpisco il palo, la riprendo e segno. In quell'occasione, Felice Pulici fece come l'orso nei giochi della fiera: a ogni sparo, cambiava direzione, senza capirci più nulla.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito alla rottura del rapporto con la Juventus}} Tutto inizia nell'intervallo di Lazio-Juventus del 7 marzo 1976. Era una giornata no per me, capitano partite dove non ti viene bene nulla. Chiesi di essere sostituito, pensavo che avrebbe fatto bene alla squadra. E così fu, al mio posto entrò Bobo Gori. Quel gesto fu mal interpretato da Parola, che mi mise in panchina per la successiva gara contro il Milan, dandomi gli ultimi venti minuti. La rottura vera si consumò la settimana dopo. Si gioca a Cesena e il mister mi rimette fuori. A quel punto chiedo spiegazioni, ero il capitano. Mi risponde male. Ed io lo mando a quel paese. La partita con il Cesena la vedo dalla tribuna. Quindi qualche giorno dopo sbotto e dico chiaro e tondo che con Parola non voglio più avere niente a che fare. Finisco "fuori rosa".<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito alla sua militanza nell'Inter}} Due campionati così così, ma [...] conquistammo la Coppa Italia. C'è gente che è stata molti anni più di me in nerazzurro senza vincere nulla.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo ala suo"Infine 100°c'è goll'Ascoli ine Seriesoprattutto A,una Juventus vs Ascoli,data: 30 dicembre 1979"}} E chi se la scorda? Giochiamo a Torino contro la Juventus. Prima della partita mi viene a salutare l'avvocato [[Gianni Agnelli|Agnelli]], un grandissimo onore per me. Io sono alla caccia del mio centesimo goal in Serie A. Sembra una maledizione, me ne hanno già annullati un paio nelle giornate precedenti. Dopo otto minuti batto [[Dino Zoff|Zoff]] con un colpo di testa e tutto il Comunale mi applaude. Come se non fossi mai andato via.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito al debutto in Nazionale A, Italia vs Jugoslavia, 8 giugno 1968, finale del campionato d'Europa}} Eravamo nello spogliatoio, mi chiama [[Ferruccio Valcareggi|Valcareggi]] e mi fa: "Picciotto, tocca a te!" E non aggiunge altro.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|RiferitoRispondendo allaa rinuncia"Chiudiamo la parentesi azzurra con il suo forfait al campionatoMondiale deldi mondoMessico 1970"}} È ancora oggi uno dei miei più grandi rimpianti. E tutto per una sciocchezza. Stavo scherzando con il nostro massaggiatore [...]. A un certo punto lui, spazientito e dopo avermi detto già diverse volte di smetterla, mi dà un colpo con il dorso della mano e mi colpisce ai testicoli. Dolore immediato, ma la cosa finisce lì. Durante la notte, ero in camera con [[Giuseppe Furino|Furino]], non ce la faccio più dal dolore, mentre il testicolo colpito si è gonfiato paurosamente. Il Dottor Fini mi dà un calmante, ma dobbiamo andare di corsa in ospedale. La situazione è grave, posso correre il rischio di un'amputazione se non mi operano all'istante per assorbire il versamento interno. Eravamo alla vigilia della partenza per il Messico. Non ce la potevo fare. Ma lì la combinarono grossa, chiamando al mio posto due attaccanti, Boninsegna e Prati e mandando via Lodetti che ancora mi maledice.<ref name="Calzaretta" />
 
===Attribuite===
*{{NDR|[[Gaffe famose|Famosa gaffe]]}} Attenti a non travasare quello che vi ho detto.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 36, ISBN 88-8598-826-2.</ref>
 
*{{NDR|[[Gaffe famose|Famosa gaffe]], a [[Parigi]] chiedendo un limone al cameriere}} Per favore vorrei del citroën.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 39, ISBN 88-8598-826-2.</ref>
 
==Citazioni su Pietro Anastasi==
*Di statura piccola, tocca la palla come [[Luigi Meroni|Meroni]], di destro e di sinistro, magari con minore fantasia del Beatle comasco, ma, spesso, con superiore altruismo; ritorna pure, ed inventa palle gol. ([[Cesare Lanza]])
 
*{{NDR|Riferito alla sua esperienza interista}} Il furbo [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] non si era sbagliato: Anastasi ha ormai finito la benzina. [...] [[Sandro Mazzola|Mazzola]] si danna l'anima pur di restituire fiducia al compagno che aveva atteso per otto lunghe stagioni: inutile, tutto inutile. Lentamente ma inesorabilmente, Pietruzzu si intristisce. ([[Leo Turrini]])
 
*{{NDR|Riferito all'addio alla Juventus}} Improvvisamente l'umiltà scomparve, lo sguardo di Pietruzzo si rabbuiò. Visse momenti tristi, molti lo capirono, altri lo consigliarono male. E venne il giorno del dissenso. Si sfogò [...], vide congiure di palazzo attorno alla sua figura di capitano senza macchia e senza paura. E, frattanto, non riusciva ad offrire alla squadra il rendimento delle stagioni passate. [...] Ci fu la separazione, irrimediabile e logica. ([[Angelo Caroli]])
 
*In terza media, la professoressa [...] ci diede un tema: "Parlate del vostro personaggio preferito del Novecento". I miei compagni scrissero di [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]] e di [[Papa Giovanni XXIII|Papa Giovanni]], io di Anastasi. La prof mi disse, con un sorriso lieve: "Ero indecisa se darti 4 o 9. La scelta mi sembrava decisamente fuori tema, ma lo hai scritto con così tanta passione che ti sei meritato il 9. Bravo, comunque". Proprio come il numero sulla maglia del mio beniamino! ([[Darwin Pastorin]])
 
*Paragonato ai centravanti tradizionali, è un misto di Gabetto e Lorenzi, ha più estro che tecnica, più possesso fisico dell'azione che senso tattico; caccia il goal come uno stallone la femmina. ([[Vladimiro Caminiti]])
 
*Pietro Anastasi finì per essere il simbolo vivente di un'intera classe sociale: quella di chi lasciava a malincuore il meridione per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del Nord. ([[Alessandro Baricco]])
 
*Un grande giocatore, per abilità, per destrezza, per generosità. ([[Candido Cannavò]])