Pietro Anastasi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Riferito alla sua infanzia}} Per tutti ero Pietro ''<nowiki>'</nowiki>u turcu'' perché d'estate diventavo nero come la pece.<ref name="Calzaretta" >Citato in Nicola Calzaretta, ''Guerin Sportivo'', maggio 2015.</ref>
 
*Il pallone è sempre stato in cima ai miei pensieri. Ero il più piccolo di quattro fratelli, c’erac'era la scuola, mi piaceva il mare, ho fatto piccoli lavori come il garzone di macelleria o lo stagnino. Ma il sogno era diventare calciatore e indossare la maglia bianconera.<ref name="Calzaretta" />
 
*Ogni tanto, durante le partite, qualcuno mi insultava a colpi di "terrone". Lo facevano più che altro per farmi innervosire. Io lo sapevo e tranquillamente gli rispondevo dicendogli: "Sarò pure terrone, ma guadagno più di te che sei un polentone".<ref name="Prestigiacomo" />
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**Le mie qualità migliori erano lo scatto, la velocità e l'altruismo. E seppur scendessi in campo, anche in Nazionale, con la maglia numero nove, spesso mi posizionavo sulla sinistra, per effettuare dei cross a favore del compagno di reparto. Insomma, ero un uomo d'area che sapeva anche manovrare.<ref name="Bedeschi" >Citato in Stefano Bedeschi, ''[http://www.tuttojuve.com/gli-eroi-bianconeri/gli-eroi-in-bianconero-pietro-anastasi-46006 Gli eroi in bianconero: Pietro ANASTASI]'', ''Tuttojuve.com'', 5 aprile 2011.</ref>
 
*{{NDR|Riferito al trasferimento al Varese}} Il Direttore Sportivo varesino Casati era al Cibali per assistere a Catania-Varese. Sarebbe dovuto ripartire con la squadra, ma lasciò il posto in aereo a una donna incinta. Il rinvio del volo di ritorno gli consentì di seguire il giorno dopo, sempre al Cibali, Massiminiana-Paternò. Anche se finì 0-0, mi vide e prese nota. Ero felice perché andavo in B a diciotto anni, avrei avuto una bella vetrina e qualche soldo in più. Ma avevo paura, perché andavo lontano per un’avventuraun'avventura che avrebbe potuto finire subito.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito al trasferimento dalla Sicilia al Nord Italia}} All'inizio, ebbi qualche difficoltà. Ma poi grazie ai compagni di squadra mi riuscì ad adattare. Quello che mi colpì subito era la maggiore libertà dei giovani, soprattutto delle ragazze. Vedere tante donne uscire da sole la sera, per me che venivo dalla periferia catanese, era una novità.<ref name="Prestigiacomo" />
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*{{NDR|Riferito al suo legame con la Juventus}} Andai via [...] ma con la società sono sempre rimasto in ottimi rapporti. Alla Juventus è dove mi sono trovato meglio e rimarrò sempre un tifoso juventino.<ref name="Bedeschi" />
 
*{{NDR|Riferito allo scambio di mercato con l'interista Roberto Boninsegna}} Ero praticamente fuori rosa, così Boniperti si mise all'opera per quella trattativa incredibile. Per me però è stata durissima. Venivo da otto anni di Juventus, andavo in una rivale come l'Inter. Non l’avreil'avrei mai voluto. Sono passati quasi quarant'anni, ma se si dice Anastasi si pensa alla Juventus. E se si dice Boninsegna si pensa all'Inter.<ref>Citato in Mattia Fontana, ''[https://it.sports.yahoo.com/notizie/serie-l-inter-juventus-boninsegna-anastasi-101033602.html L'Inter-Juventus di Boninsegna e Anastasi]'', ''Yahoo.com'', 27 marzo 2013.</ref>
 
*{{NDR|Riferito alla sua militanza nell'Inter}} Due campionati così così, ma [...] conquistammo la Coppa Italia. C'è gente che è stata molti anni più di me in nerazzurro senza vincere nulla.<ref name="Calzaretta" />
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*{{NDR|Riferito al suo gol in Italia vs Jugoslavia, 10 giugno 1968, ripetizione della finale del campionato d'Europa}} De Sisti mi passò il pallone che compì uno strano rimbalzo: tirai senza sapere dove l'avrei indirizzato e ne venne fuori un gran gol.<ref>Citato in Bruno Bernardi, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,72/articleid,0195_01_2004_0161_0072_1363820/ Anastasi, che notte quella notte]'', ''La Stampa'', 12 giugno 2004, p. 72.</ref>
 
*{{NDR|Riferito alla rinuncia al campionato del mondo 1970}} È ancora oggi uno dei miei più grandi rimpianti. E tutto per una sciocchezza. Stavo scherzando con il nostro massaggiatore [...]. A un certo punto lui, spazientito e dopo avermi detto già diverse volte di smetterla, mi dà un colpo con il dorso della mano e mi colpisce ai testicoli. Dolore immediato, ma la cosa finisce lì. Durante la notte, ero in camera con [[Giuseppe Furino|Furino]], non ce la faccio più dal dolore, mentre il testicolo colpito si è gonfiato paurosamente. Il Dottor Fini mi dà un calmante, ma dobbiamo andare di corsa in ospedale. La situazione è grave, posso correre il rischio di un’amputazioneun'amputazione se non mi operano all'istante per assorbire il versamento interno. Eravamo alla vigilia della partenza per il Messico. Non ce la potevo fare. Ma lì la combinarono grossa, chiamando al mio posto due attaccanti, Boninsegna e Prati e mandando via Lodetti che ancora mi maledice.<ref name="Calzaretta" />
 
*{{NDR|Riferito ad [[Angelo Massimino]]}} Se n'è andato uno vero, uno che ha pagato, uno con la passione dentro. Altro che i dirigenti attuali, gente di plastica.<ref>Citato in [[Maurizio Crosetti]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/05/addio-massimino-il-ruspante.html Addio Massimino il ruspante]'', ''la Repubblica'', 5 marzo 1996.</ref>
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==Citazioni su Pietro Anastasi==
*Paragonato ai centravanti tradizionali, è un misto di Gabetto e Lorenzi, ha più estro che tecnica, più possesso fisico dell’azionedell'azione che senso tattico; caccia il goal come uno stallone la femmina. ([[Vladimiro Caminiti]]<ref name="Bedeschi" />)
 
*...diDi statura piccola, tocca la palla come [[Luigi Meroni|Meroni]], di destro e di sinistro, magari con minore fantasia del Beatle comasco, ma, spesso, con superiore altruismo; ritorna pure, ed inventa palle gol. ([[Cesare Lanza<ref>Citato in ''Autogol rocambolesco stronca il Catanzaro'', ''Corriere dello Sport'', 3 ottobre 1966, p. 9.</ref>]])
 
*{{NDR|Riferito all'addio alla Juventus}} ...improvvisamenteImprovvisamente l'umiltà scomparve, lo sguardo di Pietruzzo si rabbuiò. Visse momenti tristi, molti lo capirono, altri lo consigliarono male. E venne il giorno del dissenso. Si sfogò [...], vide congiure di palazzo attorno alla sua figura di capitano senza macchia e senza paura. E, frattanto, non riusciva ad offrire alla squadra il rendimento delle stagioni passate. [...] Ci fu la separazione, irrimediabile e logica... ([[Angelo Caroli<ref>Citato in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,15/articleid,1475_02_1977_0009_0015_20772002/ Anastasi, odio e amore]'', ''Stampa Sera'', 14 gennaio 1977, p. 15.</ref>])
 
* Un grande giocatore, per abilità, per destrezza, per generosità. ([[Candido Cannavò]]<ref>Citato in Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), ''La grande storia della Juventus: 1966-1975 "Da Herrera a Parola"'', DVD-Video, RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 06 min 30 s.</ref>)
 
*{{NDR|Riferito alla sua esperienza interista}} Il furbo [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] non si era sbagliato: Anastasi ha ormai finito la benzina. [...] [[Sandro Mazzola|Mazzola]] si danna l'anima pur di restituire fiducia al compagno che aveva atteso per otto lunghe stagioni: inutile, tutto inutile. Lentamente ma inesorabilmente, Pietruzzu si intristisce. ([[Leo Turrini<ref>Citato in ''Pazza Inter'', Milano, Mondadori, 2007, ISBN 978-88-04-56701-1.</ref>]])
 
*Pietro Anastasi finì per essere il simbolo vivente di un'intera classe sociale: quella di chi lasciava a malincuore il meridione per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del Nord. ([[Alessandro Baricco]])