Luigi Tenco: differenze tra le versioni

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*''Se lei sapesse cos'è la vita sociale | non mi starebbe a seccare | perché io la faccia passare. | Se lei sapesse essere un uomo civile | aspetterebbe il suo turno | come fa tutta l'altra gente. | Senta, ma lei non sa chi sono io: | sono il commendator tale, | parente del ministro tale. | Mi spiace, ma questo non m'importa niente, | lo dica pure al suo parente, | io non mi lascio influenzare.''. (da ''Vita sociale'',<ref name=vifs>Indicata da Tenco come quinta ballata, con il titolo originale ''Ballata della vita sociale o del progresso'' {{Cfr}} Enrico De Angelis, ''Luigi Tenco. Io sono uno. Canzoni e racconti'', p. 96</ref><ref name=varvits>Di questa canzone sono state rintracciate varie versioni precedenti. La più vicina al testo ufficiale, riscontrabile con lievi differenze sia su carta che su nastro registrato:''Se lei sapesse | cos'è la vita sociale | non mi starebbe a seccare | per far passare la sua pratica. | Se lei sapesse | essere un uomo civile | aspetterebbe il suo turno | come fa tutta l'altra gente. | Senta, | ma lei non sa chi sono io, | sono Pasquale Pasqualetti, | figlio del grande Pasqualetti... | Ehm ehm, mi spiace, | non so chi sia 'sto Pasqualetti, | continui pure ad aspettare | come fa tutta l'altra gente. | E poi impari | cos'è la vita sociale, | qui, Pasqualetti o Pasqualoni, | per noi tutta la gente è tutta uguale. | Impari un poco | a essere un uomo civile, | ad aspettare il proprio turno | e non a fare il prepotente. | Senta, se la mia pratica non passa, | se non son fuori per le dieci | io sono un uomo rovinato. | Uhm uhm, mi spiace | ma non ci posso fare niente, | prima di lei c'è altra gente | e ognuno ha qualche problema. | Cerchi di capire, | questa è la vita sociale; | se mi dovessi impietosire | tutti verrebbero a pregare. | In fondo poi un vero uomo civile | sa aspettare il proprio turno | malgrado tutti i suoi problemi. | Ma senta, un'ultima cosa vorrei dire... | anzi le scriverò due righe | su queste diecimila lire... | E va bene, passi pure avanti, | queste due righe mi han convinto, | in fondo ho troppo buon cuore''. Ecco un'altra parziale versione:''Lui mi rispose un poco imbarazzato: | "Eh, uhm, stando così le cose, | che ne diresti di darmi un colpetto al parafango? | a te non costa niente, | io invece potrei farmi sostituire | il (...) del fanale che non funziona". | "Ogni volta che c'è da stare in coda | bisognerebbe aspettare il proprio turno | senza cercare di prendere il posto | a chi sta avanti". | Io gli dissi:"Hai ragione | ma perché allora l'altro giorno | al posteggio dei taxi | sei passato davanti a tutti?" | Lui mi rispose un pochino imbarazzato: | "Eh, uhm, non ricordo com'è andata, | comunque è probabile che avessi | molta fretta... | si fa così per dire, | parlando di pura teoria | ma non pretenderai che io restassi lì ad aspettare". | Un mio amico commerciante | mi diceva l'altro giorno: | "Se vivessi in un Paese commercialmente sviluppato | non ci sarebbe tanta differenza | né gente che sospetta di ogni assegno | come se esistessero soltanto assegni | a vuoto". | Io gli dissi:"Son contento | che tu la pensi come me, | per l'appunto ho qui un assegno | e ho bisogno di cambiarlo". | Lui mi rispose un pochino imbarazzato: | "Eh, uhm, lo farei volentieri | ma purtroppo stasera qui con me | non ho contanti... | tu hai visto quel denaro | che mi sono messo in tasca poco fa... | bene, quello non è mio, è di mio zio"''. Il testo originale dattiloscritto, infine, è il più lontano da quello inciso:''C'è stato un tempo in cui andavo in giro, | tanto per fare il tipo interessante, | a dire che per me la società | è un peso che non voglio sopportare, | io che non so che farne del progresso, | che amo la vita primitiva. | Ma un mio amico dentista | dal quale ero andato | per farmi levare un dente | mi disse:"Se non ami il progresso | prova a toglierti 'sto dente | con un coltello". | C'è stato un tempo in cui andavo in giro | a fare il pensatore intellettuale, | dicevo che la vita sociale | ha giovato al progresso della scienza, | però per il progresso del pensiero | non è servita a niente. | Ma un mio amico editore | dal quale ero andato | per farmi pubblicare un libro | mi disse:"Se non ami il progresso | ogni copia del tuo libro | scrivila a mano". | Un tempo io dicevo alla mia donna | nei miei momenti più sentimentali: | "Un giorno ti porterò lontano | in un'isola dove non c'è nessuno, | dove potremo vivere isolati | senza sentir parlare di progresso". | Ma un mio amico capitano | dal quale noi andammo | per farci portar lontano | mi disse:"Tu che non ami il progresso | prova un poco a navigare | su un tronco d'albero"'' {{Cfr}} Enrico De Angelis, ''Luigi Tenco. Io sono uno. Canzoni e racconti'', p. 97-98</ref>, n°4)
 
*''La vuol capire? | questa è la vita sociale: | commendatori o cavalieri, | per noi la gente è tutta uguale. | Impari un poco a essere un uomo civile, | a essere un poco più gentile | con chi fa il proprio dovere. | Senta, la prego, mi faccia passare, | se in mezz'ora non ho fatto | io sono un uomo rovinato. | Spiacente, ma non ci posso fare niente, | prima di lei c'è altra gente | che ha diritto di passare.'' (da ''Vita sociale''<ref name=vifs/><refnameref name=varvits/>, n°4)
 
*''Ma senta, un'ultima cosa vorrei dire... | Ho giusto diecimila lire... | di cui non so proprio che fare. | Va bene... visto che lei insiste tanto | daremo ascolto al sentimento, | va bene, passi pure avanti. | Ma si ricordi, e almeno sia riconoscente, | che al posto mio tanta altra gente | ne avrebbe chiesto ventimila.'' (d ''Vita sociale''<ref name=vifs/><refnameref name=varvits/>, n°4)
 
===''Non incluse negli album''===