Sigmund Freud: differenze tra le versioni

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*Prima di lasciare Parigi discussi col maestro il progetto di un lavoro inteso a stabilire un confronto fra la paralisi isterica e quelle organiche. Il mio intento era di dimostrare che nell'isteria la paralisi e le anestesie si ripartiscono nelle singole parti del [[corpo]] in base alla rappresentazione comune che gli uomini hanno del proprio corpo e non in base alla rappresentazione anatomica. (p. 81)
*Prima di tornare a Vienna mi trattenni qualche settimana a Berlino, al fine di acquisire alcune nozioni generali sulle malattie dell'[[infanzia]]. Kassowitz, che a Vienna dirigeva un pubblico ospedale per le malattie infantili, mi aveva promesso che avrebbe allestito un reparto per le malattie nervose dei bambini e me l'avrebbe affidato... Al mio ritorno da Parigi e da Berlino avevo l'obbligo di riferire alla "Società di medicina" su quello che avevo visto e appreso nella clinica di Charcot; purtroppo però le mie comunicazioni furono male accolte. (p. 82 e s.)
*Se dal trattamento dei malati di nervi si volevano trarre i mezzi per vivere, bisognava pur fare qualcosa per alleviare la loro [[sofferenza]]. Nel mio arsenale non avevo che due armi, l'elettroterapia e l'[[ipnosi]] [...] il che tuttavia non riuscì a impedire ai professori di [[psichiatria]] di considerare ancora per molto tempo l'ipnosi come una specie di imbroglio e di guardare con disprezzo gli ipnotizzatori dall'alto in basso. Per parte mia avevo visto che a Parigi l'ipnosi veniva normalmente e liberamente impiegata per provocare nel malato determinai sintomi e farli poi scomparire. In seguito venimmo a sapere che a Nancy era nata una scuola nella quale, per fini terapeutici, si faceva ampio uso della suggestione (con o senza ipnosi) e che i risultati erano notevoli [...]. Solo in seguito avrei scoperto le carenze di questo procedimento [...]. Allo scopo di perfezionare la mia [[tecnica]] ipnotica, mi recai nel 1889 a Nancy, dove trascorsi varie settimane [...]. Ne riportai indelebili impressioni che mi fecero ritenere probabile l'esistenza di processi psichici possenti, che restano tuttavia celati alla [[coscienza]] degli uomini. (p. 84 e s.)
*Per completare la mia esposizione precedente devo aggiunger che fin dall'inizio ho esercitato l'[[ipnosi]] per uno scopo che nulla aveva a che fare con la suggestione ipnotica. Mi sono avvalso dell'ipnosi per interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi, genesi sulla quale nello stato di veglia egli non era spesso in grado di dire alcunché, o comunque troppo poco. Questo procedimento non solo si rivelò più efficace del mero comando o divieto, ma aveva inoltre il vantaggio di offrire soddisfazione alla brama di sapere del medico, che dopo tutto aveva il diritto di apprendere qualcosa circa l'origine di quel fenomeno che cercava di eliminare mediante il monotono procedimento della suggestione. A quest'altro modo di usare l'ipnosi ero giunto per la via seguente. Quando ancora lavoravo nel laboratorio di Brücke avevo conosciuto il dottor Josef Breuer, uno dei medici di famiglia più stimati di Vienna ... Già prima del mio viaggio a Parigi, Breuer mi aveva parlato di un caso d'isteria da lui sottoposto, dal 1880 al 1882, a un trattamento particolare, per mezzo del quale era riuscito a penetrare profondamente nella motivazione e nel significato dei sintomi isterici ... Quando era ricorsa alle cure di Breuer la paziente offriva un quadro sintomatico complesso e variopinto: paralisi con contratture, inibizioni e stati di confusione psichica. Un'osservazione casuale permise al medico di scoprire che la malata poteva essere liberata da tali turbamenti della sua [[coscienza]] se e quando veniva indotta a dare espressione verbale alle fantasie affettive che in quel momento la dominavano. Breuer trasse da questa scoperta un metodo terapeutico. Ripetutamente, dopo aver sottoposto la paziente a ipnosi profonda, la invitò a raccontare ciò da cui l'animo suo si sentiva oppresso. Dominati in tal modo gli accessi di ottenebramento depressivo, fece uso di questo stesso procedimento per eliminare le inibizioni e i disturbi somatici. Durante lo stato di veglia la giovinetta, al pari di qualsiasi altro malato, non sapeva dir nulla sull'origine dei suoi sintomi né ravvisava alcun legame fra questi ultimi e le impressioni della sua vita ... Quando dunque la malata rammentava allucinatoriamente in ipnosi una di queste situazioni e portava finalmente a compimento l'atto psichico a suo tempo represso, dando libero sfogo ai propri [[affetto|affetti]], ecco che il sintomo scompariva per sempre. (p. 87 e s.)
*Breuer qualificò il nostro procedimento come catartico e ne dichiarò l'intento terapeutico: bisognava che l'ammontare affettivo utilizzato per la formazione del sintomo – che avendo preso un falso binario era rimasto in esso per così dire incapsulato – fosse preservato e ritornasse alla sua via normale, che poteva condurlo a una scarica adeguata (abreazione). (p. 90)
*Ho descritto così frequentemente e con tale dovizia di particolari la fase successiva dello sviluppo, e cioè il passaggio dalla catarsi alla [[psicoanalisi]] vera e propria, che mi sembra difficile poter dire qui qualcosa di nuovo. (p. 90)
*Il mio lavoro con pazienti affetti da malattie nervose in genere ebbe un esito ulteriore: il mutamento della tecnica catartica. Abbandonai l'ipnosi e cercai di sostituirla con un altro metodo nell'intento di andar oltre il trattamento riservato alle forme morbose di tipo isterico; tra l'altro, man mano che la mia esperienza si arricchiva ogni giorno di nuovi elementi, sorsero in me gravi dubbi relativi all'impiego dell'ipnosi nella stessa [[catarsi]]. Il primo riguardava il fatto che perfino i risultati più brillanti svanivano improvvisamente nel nulla allorché il rapporto personale del medico col malato veniva in qualche modo turbato [...]. L'[[ipnosi]], tuttavia, aveva reso al trattamento catartico servizi notevolissimi, ampliando il campo della [[coscienza]] dei pazienti e mettendo a loro disposizione conoscenze di cui nella vita vigile non disponevano. Sostituire l'ipnosi, sotto questo profilo, non era certo cosa facile. In questo frangente imbarazzante mi venne in aiuto un ricordo, il ricordo di un esperimento cui avevo assistito sovente durante il mio soggiorno presso Bernheim ... Presi la risoluzione di fare altrettanto. Anche i miei pazienti non potevano non "sapere" tutte le cose che normalmente erano rese loro accessibili solo mediante l'ipnosi, e le mie assicurazioni e insistenze, con magari in più la pressione delle mani, dovevano pure avere il potere di spingere nella loro coscienza gli eventi e i nessi dimenticati ... Abbandonai dunque l'ipnosi, di cui mantenni solo la posizione del paziente, posto a giacere supino su un divano, mentre io stavo seduto dietro di lui, in modo da vederlo senza esser visto. Le mie speranze si realizzarono, mi liberai dell'ipnosi; tuttavia tale mutamento tecnico implicò un mutamento del lavoro catartico nel suo insieme. L'ipnosi aveva nascosto un giuoco di [[forza|forze]] che ora veniva messo allo scoperto, e la cui conoscenza dava alla nostra teoria un fondamento sicuro. (p. 94 e ss.)
 
{{NDR|Sigmund Freud, ''Autobiografia'', traduzione di Renata Colorni in Opere vol. 10, Boringhieri, Torino 1978 }}
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===''Ipnosi'' (1891)===
Sarebbe uno sbaglio considerare facile l'applicazione dell'[[ipnosi]] a fini terapeutici; al contrario, la ''tecnica'' dell'ipnotizzare non presenta difficoltà minori di qualsiasi altro procedimento medico. Il medico che intenda praticare l'ipnosi deve imparare il metodo da una persona esperta di questa tecnica, ed anche allora solo con molta pratica personale potrà ottenere risultati positivi che non si limitino a pochi casi sporadici. Divenuto un ipnotizzatore esperto, egli si disporrà al suo compito con l'atteggiamento serio e deciso di chi è cosciente di fare qualcosa di utile, anzi, in alcuni casi, di necessario.
 
===''Isteria'' (1888)===