Dezső Kosztolányi: differenze tra le versioni

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*''Tu dammi | la forza di spogliarmi, di sentire | me stesso e il mondo, un questo breve tempo, | gran verità, tu amore, e tu, più vero ancora, | dolore. Da' le lacrime ai miei occhi | perché senza le lacrime non vedo, sono cieco.'' (da ''Metti insieme tutto'', ''A nudo'' (1928), p. 75)
*''Custodiscono tutto ciò che è vita, | anche se solamente li ha sfiorati, | come la vecchia scatola di latta | dove altri han conservato sigarette. | I [[povertà|poveri]] scrutano, | badano a tutto, | anche per te, essi vivono | – e non dimenticano.'' (da ''Poveri'', ''A nudo'' (1928), p. 77)
{{Int|''Rendiconto''|''Számadás'', 1935}}
*''O vecchio continente! | Carica d'anni, scabra, santa, eccelsa | maestra dello spirito, che filtri | profumi e sensi, dotta taumaturga, | antica [[Europa]] dalla fronte ampia!'' (da ''Europa'', ''Rendiconto'' (1935), p. 93)
*'' Non ho più niente. Eppure è prodigioso: | Mi sento ricco come un usuraio | cencioso, che sogghigna, se è deriso, | poiché ogni suo avere, i suoi tesori | li ha seppelliti; e adesso sono tutti | nella profonda terra sconfinata | che è un'antica, inviolabile miniera.'' (da ''Coloro che sono scomparsi'', ''Rendiconto'' (1935), p. 103)
*''M'occorre chi è forte, chi è fiero; | io amo chi sente la terra, | chi palpa deciso l'orrendo, nocchiuto | terrore di pietra della Medusa Realtà, | e dice: «questo c'è», «questo non c'è», | «questa è la verità», «questo è menzogna», | e infine getta il proprio corpo ai vermi. | Io voglio l'eroe che al sole battente | del mezzogiorno contempla lo spettro terribile; | rotola in piena luce la sua lacrima, | ed ha per corona | la disperazione cocente.'' (da ''[[Marco Aurelio]]'', ''Rendiconto'' (1935), p. 121)
 
==Note==